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'''7.'''


'''RIGENERAZIONE, CONVERSIONE E FEDE'''
{{Custodisci}}


''Letture bibliche: Efesini 2:1-10''
= 7. CRISTO, SPERANZA DELLA GLORIA =


Dio inviò Suo Figlio nel mondo per realizzare la nostra redenzione attraverso la Sua morte sulla croce del Calvario e la Sua susseguente risurrezione dai morti. Non furono semplici eventi storici che noi ora ricordiamo e continuiamo a celebrare. Essi costituiscono l'opera salvifica di Cristo, il risultato della quale lo Spirito Santo continua ad applicare alla vita di creature umane fino alla fine dei tempi.
'''Leggere''': {{Passo biblico|Filippesi 2:5-11}}


Questo capitolo tratta dell'applicazione della salvezza che Cristo ha conseguito, alla nostra vita, qui ed ora. Il carceriere di Filippi aveva posto una domanda molto rilevante: ''"''Signori, cosa devo fare per essere salvato?" (At. 16:30). Ad essa, Paolo e Sila rispondono: ''"''Credi nel Signore Gesù Cristo, e sarai salvato tu e la casa tua"''(At. 16:31).
Ci siamo così lasciati alle spalle l'ora più oscura della storia umana. Ci volgeremo ora a considerare ciò che Dio ha compiuto per salvare l'uomo dal peccato, dalla morte e dall'inferno, perché Egli non l'ha abbandonato alla condanna che pur meritava. Nel luogo stesso in cui Egli aveva pronunciato la Sua sentenza, infatti, Iddio ha pure proclamato quella che doveva divenire la buona notizia -l'Evangelo- per Adamo, per Eva, e per la loro discendenza.


Prima di esaminare la natura della fede e il fattore, pure requisito, del ravvedimento (la conversione è costituita da fede + ravvedimento), consideriamo ciò che deve precedere queste due, cioè la rigenerazione (o nuova nascita).
Nel capitolo precedente abbiamo visto come Dio aveva annunciato la Sua intenzione di capovolgere la vittoria di Satana mediante "la discendenza della donna" la quale, attraverso una sorta di ferita avrebbe vinto il serpente e la discendenza d'esso. Da questa prima promessa di redenzione apprendiamo che è Dio Colui che dà inizio al piano di salvezza.L'uomo infatti, a causa del suo peccato, non è in grado di avvicinarsi a Dio a meno che Dio stesso non intervenga in suo favore e trasformi il suo cuore tanto da volere avvicinarsi a Dio.


'''La rigenerazione - la nuova nascita'''
Al fine di salvare l'uomo dai suoi peccati e di onorare la sua divina giustizia, Dio nell'eternità stabilisce un piano (il consiglio di pace), ristabilisce il Suo rapporto con l'uomo (il patto della grazia), quindi promette e manda sulla terra un Salvatore, il Suo unigenito Figliolo, Gesù Cristo, per compiere questa redenzione.


Quando abbiamo studiato la caduta di Adamo ed Eva, pure abbiamo visto come essi cercassero di nascondersi da Dio, più cercare Lui. I discendenti di Adamo hanno continuato costantemente ad agire in questo stesso modo, perché ogni creatura umana è peccatrice per natura, non incline a cercare Dio, o a fare del bene in ogni modo (Ge, 8:21). Tutte le creature umane nascono nel peccato e sono del tutto incapaci a cambiare sé stesse e venire a Dio (Sl. 51:5; Ro. 3:10-18; 8:7).
== Il consiglio di pace ==


Felicemente ciò che provvede l'Evangelo non è solo il fatto storico della morte e della risurrezione di Cristo, ma pure il dono dello Spirito Santo, il quale applica agli eletti la redenzione compiuta da Cristo. Senza questo ministero della seconda Persona della Trinità, nessuno andrebbe mai alla ricerca di Dio. Paolo afferma chiaramente che tutte le creature umane, per natura, sono morte nei loro falli e nei loro peccati. Il solo modo per il quale chi è spiritualmente morto possa essere fatto risorgere a vita, è attraverso la nuova nascita (rigenerazione). Questo è esattamente ciò che Gesù disse a Nicodemo: ''"''In verità, in verità ti dico che se uno non è nato di nuovo, non può vedere il regno di Dio"''(Gv. 3:3). E' solo quando lo Spirito Santo di Dio impartisce vita spirituale ai peccatori, dando loro un nuovo cuore, che essi possono rispondere favorevolmente all'Evangelo, ravvedersi dei loro peccati, e credere in Cristo.
L'inizio del piano redentivo di Dio inizia nell'eternità in ciò che è stato chiamato "il consiglio di pace", o "patto di redenzione". Dio ha determinato dall'eternità di salvare parte della razza umana attraverso l'opera di Cristo. Paolo afferma: "...siccome in lui ci ha eletti, prima della fondazione del mondo, affinché fossimo santi ed irreprensibili dinanzi a lui nell'amore" (Efesini 1:4).


Dio descrisse profeticamente la Sua opera di rigenerazione in questi termini: "Vi darò un cuore nuovo e metterò dentro di voi uno spirito nuovo; toglierò dalla vostra carne il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne"''(Ez. 36:26). Con analogia simbolica particolarmente significativa oggi, la rigenerazione è come un trapianto di cuore: un cuore morto, senza vita, viene rimosso, ed al suo posto si pone un cuore di carne vivente. Spiritualmente questo può essere compiuto solo dall'opera dello Spirito Santo, perché da soli questo non lo possiamo fare.
Quest'affermazione mostra come Dio abbia scelto alcuni in vista della salvezza (gli eletti), e i salvati debbano essere santi ed irreprensibili. Non li ha scelti perché già erano santi ed irreprensibili, ma affinché lo diventassero.


Fintanto che il nostro cuore è morto, esso non avrà desiderio alcuno per Dio o per la salvezza. L'affermazione che Gesù fa con Nicodemo: "Devi nascere di nuovo" (Gv. 3:7), non è un invito o un comando, ma semplicemente un'affermazione di fatto. La Bibbia non ci insegna a sforzarci e a cercare di generare in noi una nuova nascita - essa è opera di Dio, e può essere compiuta da Dio soltanto. La nostra responsabilità è quella di rispondere al comando dell'Evangelo a ravvederci ed a credere nel Signore Gesù Cristo come nostro Signore e Salvatore.
L'affermazione che troviamo subito dopo continua a descriverci l'azione di Dio nell'eternità: "...avendoci predestinati ad essere adottati, per mezzo di Gesù Cristo, come suoi figlioli, secondo il beneplacito della sua volontà" (Efesini 1:5).


Come gà abbiamo studiato, Dio ha determinato, con la Sua grazia, di salvare dai loro peccati un certo numero di creature umane e le ha elette (scelte) affinché fossero salvate in Cristo (cfr. Ef. 1:4-6). Al fine di realizzare questo progetto Egli mandò Suo Figlio a morire per loro, poi Lui e il Figlio, inviarono lo Spirito Santo per applicare loro quella redenzione.
Questo ci dice come Egli non era affatto tenuto a salvare alcuno della razza umana, ma che era solo il suo beneplacito a renderlo possibile. Al fine d'essere giusto, tutto ciò che Dio era tenuto a fare era di abbandonarci ai nostri peccati. Il fatto però che Egli abbia scelto di salvarne alcuni può essere spiegato solo nei termini di pura grazia.


Dio realizza questo chiamando i peccatori a Sé stesso. La chiamata esteriore ci viene rivolta tutti attraverso la predicazione o la lettura della Parola di Dio, poi lo Spirito Santo ci chiama interiormente portandoci alla persuasione di essere peccatori e d'aver bisogno di un Salvatore. Quando leggiamo ed udiamo la Parola di Dio, apprendiamo su Gesù e della Sua opera, e lo Spirito Santo ci mette in grado di ricevere quella verità. Finalmente lo Spirito ci mette in grado di abbracciare Cristo come ci viene offerto dall'Evangelo. Questa "abilitazione" è possibile attraverso il nuovo cuore che Egli ci dona. Ecco perché Paolo insegna che noi siamo salvati per grazia per mezzo della fede, e che questa non è opera nostra (Ef. 2:8). Dall'inizio alla fine, la salvezza è un dono di Dio.
Avendo decretato di salvarne alcuni, Dio provvede loro tutto ciò che è necessario per realizzare questo fine. Nel piano della salvezza, infatti, troviamo coinvolte tutte e tre le persone della Trinità: questo è il motivo per cui si parla di "consiglio" di pace, e da questo procede il patto della grazia. [In Zaccaria 6:13 troviamo appunto descritto un 'consiglio di pace' fra l'Eterno e Colui che ha nome 'il Germoglio']. Il Padre sceglie alcuni per essere santi ed irreprensibili, poi manda il Suo unigenito Figliolo per conseguire la loro redenzione (Efesini 1:6-8).


'''Il ravvedimento'''
Il Figlio consegue la nostra redenzione versando il Suo sangue, perdonando i nostri peccati e ristabilendoci in un giusto rapporto con Dio (Efesini 1:7-12). In un'altra lettera Paolo afferma che il Figlio non cercava il proprio interesse, ma quello degli eletti "annichilì sé stesso prendendo forma di servo e divenendo simile agli uomini; ed essendo trovato nell'esteriore come un uomo, abbassò sé stesso facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce" (Filippesi 2:7,8). Egli così consegue vittoria sul peccato, sulla morte, e sulla tomba risorgendo dai morti,


Il termine ''conversione'' significa cambiamento di rotta. Essa si compone di due elementi: il ravvedimento e la fede. Il ravvedimento è il nostro deliberato voltare le spalle al peccato, mentre la fede è l'attivo nostro andare incontro a Cristo. Essa è stata descritta come l'odio che sorge in noi verso il peccato e l'abbandono del peccato, proprio perché questo dispiace a Dio. Il ravvedimento autentico implica il riconoscimento appropriato della natura del peccato. Biblicamente il peccato è trasgressione della legge di Dio (1 Gv. 3:4). Il peccato non è semplicemente un errore, o un errore di giudizio, ma un deliberato atto di ribellione contro Dio, qualcosa che Gli è profondamente offensivo.
Lo Spirito Santo viene inviato sia dal Padre che dal Figlio per assegnare agli eletti l'opera che Cristo ha compiuto sulla croce. Egli lo compie chiamandoli in modo efficace, suggellandoli (segnandoli come a Lui appartenenti per l'eternità) e garantendo loro la loro eterna eredità (vedi Efesini 1:13,14).


Paolo parla del peccato come ''contristare lo Spirito Santo'' (Ef. 4:30). Quando ci rendiamo conto di come il peccato causi profonda tristezza e cordoglio in Dio, noi dovremmo odiare il peccato ed abbandonarlo. Paolo esultò in ciò che produce vero ravvedimento: "La tristezza secondo Dio infatti produce ravvedimento a salvezza, che non ha rimpianto; ma la tristezza del mondo produce la morte"''(2 Co. 7:10). Qui vediamo come la tristezza in sé stessa non sia sufficiente, perché essa deve essere una "tristezza secondo Dio" e che produce ravvedimento, cioè l'odio e la rinuncia al peccato.
Tutte queste operazioni del Dio trino sono intese a lode della Sua gloria (Efesini 1:6,12,14).


Notiamo inoltre come la tristezza secondo Dio conduca alla salvezza, il che mostra come la salvezza implichi necessariamente in ravvedimento. Esso include il riconoscimento e la conoscenza del peccato (cfr. Ro. 3:20), il senso di un profondo dispiacimento per aver peccato (2 Co. 7:9,10), un atto determinato in cui ci si propone e determina di cercarne perdono e purificazione (At. 2:38).
== Il patto di grazia ==


Il rapporto fra ravvedimento e fede è stato descritto come le due facce di una moneta. Non possiamo avere una moneta con una faccia sola, con solo una parte. Il vero ravvedimento include la fede in Cristo, e la vera fede salvifica includerà un ravvedimento secondo Dio.
Il patto di grazia è l'espressione dell'eterno consiglio di pace nella storia umana ed è stato per la prima volta annunziato subito dopo il Diluvio (vedi Genesi 3:15). Da quel momento l'intero messaggio della Bibbia viene incentrato sul Signore Gesù Cristo il quale è mediatore di quel patto. Il patto di grazia può essere definito come la promessa che Dio fa di concedere salvezza agli eletti in Cristo, da cui la loro risposta deve essere quella della fede e dell'obbedienza.


'''La fede salvifica'''
Molte profezie dell'Antico Testamento predicono l'ingresso nella storia umana del mediatore del patto. Il Nuovo Testamento registra l'adempimento di molte di queste profezie messianiche negli eventi che caratterizzano la prima venuta di Cristo. In questo capitolo desideriamo considerare solo alcuni brani che spiegano la persona e l'opera di Cristo, il mediatore del patto di grazia.


La fede salvifica include diversi elementi. In primo luogo, la persona deve avere conoscenza intellettuale di certi fatti su Cristo e sulla Sua opera di salvezza (cfr. Ro. 10:17). Essa deve conoscere e comprendere i dati biblici su che cosa Cristo ha fatto per lei: per questo che la proclamazione dei fatti sulla persona e sull'opera di Cristo è così vitale per la predicazione evangelistica. Avere solo questa conoscenza, però, da sé stessa non è fede salvifica.
Lo studio della persona di Cristo ci porterà ad esaminare chi lui era ed è attualmente. Naturalmente l'opera di Cristo riguarda ciò che Egli ha compiuto per la nostra salvezza.


In secondo luogo, la fede salvifica deve includere il riconoscimento che i fatti che l'Evangelo descrive sono pertinenti alla vita stessa della persona in questione. Un peccatore potrebbe anche riconoscere che ciò che la Bibbia insegna sul peccato e su Cristo, è vero, ma ancora non avere fede salvifica. Egli potrebbe avere piena conoscenza di ciò che rivelano le Scritture, e riconoscere che è verità, senza avere per questo mai esercitato fede salvifica. Magari le dottrine della fede cristiana per alcuni sono così familiari, che li prendono per scontate, senza aversi mai dato pena di farle davvero proprie mediante una genuina fede in Cristo come proprio Salvatore.
== La Persona di Cristo ==


La fede salvifica va ben oltre la conoscenza intellettuale dei fatti e l'assenso alla loro validità - essa implica fiducia personale e impegno. Quando noi esaminiamo i testi biblici che fanno appello alla fede salvifica, vediamo come essi usino l'espressione "credere in", "aver fede in", "confidarsi in" Cristo come Signore e Salvatore. Questo significa che una persona non deve solo sapere chi sia Gesù e che cosa Egli abbia fatto - non solo assenso al fatto che Egli è il solo Salvatore possibile dei peccatori - ma devono pure riporre totale fiducia in Lui come proprio personale Salvatore e Signore.
La prima cosa che troviamo a proposito della Persona di Cristo è l'identificazione che di lui viene fatta con l'unigenito Figliolo di Dio (Giovanni 3:16). Questo dato di fondo lo caratterizza come della stessa natura del Padre che Lo ha mandato, Lui, il Figlio unico di Dio. Notiamo inoltre come Egli già fosse Figlio di Dio prima ancora di venire nel mondo. Il prologo dell'Evangelo secondo Giovanni rivela Gesù come l'eterna Parola, identica a Dio, che diventa carne ed prende dimora fra noi (1:1,2,14). Questo è il Figliolo eterno che il Padre ha inviato nel mondo.


Questo potrebbe sembrare un concetto mistico che solo chi abbia dei particolari sentimenti religiosi ed emotivi possano avere; ma il fatto è che noi tutti viviamo con questi ''tipo'' di fede nella nostra vita. Beviamo il nostro latte, confidando che per noi sia buono, e non velenoso; noi guidiamo la nostra auto sul fianco di profonde scarpate, confidando che la strada regga e non frani facendoci piombare nel precipizio; sediamo su una sedia confidando che sia abbastanza resistente per sostenerci; saliamo su un aeroplano, confidando che sia in grado di volare e che il pilota sia in grado di guidarlo come si deve. Tutti questi fatti sono fede - fiducia.
Gesù stesso afferma la sua divinità più volte in molte occasioni. Una volta dice: "Io e il Padre siamo uno" (Giovanni 10:30). Quando i Giudei del Suo tempo lo accusano di rivendicare per Sé stesso la deità, Egli non lo nega. Un'altra volta Egli afferma: "Prima che Abramo fosse nato, io sono" (Giovanni 8:58). Qui Egli assume per sé stesso lo stesso nome che Dio ha rivelato essere proprio a Mosè nel roveto ardente (Esodo 3:14). Egli poi accetta l'adorazione che Gli rende Tommaso, adorazione e culto che può essere reso solo a Dio: "Signor mio e Dio mio!" (Giovanni 20:28).


In tutti gli esempi che abbiamo fatto prima noi crediamo sulla base di qualunque conoscenza che possiamo aver ricevuto, e noi ci impegniamo nei diversi modi che abbiamo descritto. E' possibile, però, esserci sbagliati su questi fatti. Il latte potrebbe essere avvelenato, la strada potrebbe franare perché non costruita bene, la sedia potrebbe rompersi sotto il nostro peso, l'aereoplano potrebbe cadere. In questi casi la nostra fede non sarebbe stata ben riposta.
E' l'apostolo Paolo che fa una delle affermazioni più chiare che troviamo nella Scrittura sulla divinità di Cristo. Egli usa il linguaggio della filosofia greca descrivendolo come Colui che era "in forma di Dio" (Filippesi 2:6).


Quando però giungiamo all'oggetto della fede salvifica nell'Evangelo, però, la nostra fede si comproverà sempre ben fondata, perché qui riponiamo la nostra fede nel Signore Gesù Cristo come nostro personale Salvatore. Egli ha già dimostrato la verità delle Sue affermazioni - che Egli è il Dio-uomo e che Egli ha deposto la Sua vita per i nostri peccati - dalla Sua risurrezione dai morti (Ro. 1:1-4).
Nel pensiero greco tutto poteva essere descritto nei termini di forma e di sostanza. La forma di qualcosa è l'essenza di quella cosa. La sostanza è il materiale di cui essa è fatta. Per esempio, la forma di una sedia è tutto ciò che la rende "sedia". E' la "sedietà" della sedia. La sedia potrà essere fatta di pino, di quercia, d'alluminio oppure di plastica, ma tutte queste continueranno ad essere sedie non importa il materiale di cui sono fatte. La forma, d'altro canto, è l'essenza stessa di quella cosa. Così quando Paolo afferma che Gesù Cristo era "in forma di Dio", egli dichiara che Gesù era sostanzialmente Dio. La TILC traduce "il fatto di essere uguale a Dio", la CEI: "pur essendo di natura divina".


Potreste però dire: Come puoi essere sicuro che Egli davvero risorse dai morti? La risurrezione è un fatto storico attestato nel Nuovo Testamento da molti testimoni attendibili. Non c'è nessun modo soddisfacente per rendere contro della tomba vuota se non ciò che gli angeli avevano annunciato: ''"''Egli non è qui, ma è risuscitato; ricordatevi come vi parlò, mentre era ancora in Galilea"''(Lu. 24:6). Ogni altro tentativo per giustificare il fatto della tomba vuota differentemente dalla risurrezione si è comprovato futile. Gesù Cristo ha dimostrato che Egli è indubbiamente il Figlio di Dio e che Egli ha riportato vittoria sul peccato, sulla morte, sulla tomba, e sull'inferno (1 Co. 15:57). Le creature umane non hanno scusa alcuna per non accoglierlo come Signore e Salvatore.
Dobbiamo affermare in modo altrettanto fermo che Gesù Cristo era uomo. E' nato da una madre umana ed è vissuto sulla terra come un'autentico essere umano. Era l'unica persona ad avere due nature distinte: Dio e uomo. Nella Bibbia non troviamo mai che la prima natura si rivolga alla seconda, perché Egli è una persona sola. Ecco dunque un altro mistero che accettiamo per fede -Gesù è veramente Dio e veramente uomo, ma sempre una persona sola.


Abbiamo bisogno di vedere Gesù come il Salvatore pienamente sufficiente dal peccato, di smetterla nel confidare in altri mezzi di salvezza diversi da Lui e di affidarci totalmente a Lui come il nostro Signore e Salvatore. Dobbiamo accettare la Sua morte in nostro favore e confidare nel valore del sangue che Egli per noi ha versato come prezzo da Lui pagato per liberarci dalla condanna meritata dai nostri peccati (Ro. 3:25).
Gesù Cristo è, ovviamente, la seconda Persona della Santa Trinità e, come tale, non può perdere o accantonare la Sua deità. La deità è per definizione infinita, eterna, ed immutabile. Paolo definisce il suo "svuotarsi" con la frase "prese la forma di servo"; non aveva cessato di essere Dio, ma aveva velato, coperto quella deità con la natura umana.


Sebbene noi si debba continuare a sottolineare l'importanza che la fede ha per la nostra salvezza, dobbiamo guardarci contro certi errori. Il primo errore è ritenere che sia ''la fede'' a salvarci. E' ''Gesù Cristo'' che ci salva: Egli solo ci ha salvati dai nostri peccati. Noi riceviamo questa salvezza che così è stata compiuta, per fede. La base della nostra salvezza è Gesù Cristo, la fede è semplicemente lo strumento mediante il quale noi riceviamo la salvezza che Cristo ci ha guadagnato.
Nella sua natura divina Gesù aveva tutti gli attributi della deità: era onnisciente, onnipresente ed onnipotente. Nella sua natura umana Egli era limitato geograficamente ad un luogo e doveva crescere in conoscenza esattamente come noi (Luca 2:52). Era privo di peccato, però, e non soggetto agli errori che noi peccatori facciamo. Le sue due nature non erano mescolate, perché erano distinte. Egli poteva parlare ed agire da entrambe le nature. Dato che Dio non può morire, era la sua natura umana ad essere soggetta alla sofferenza ed alla morte. Avendo detto questo, però, dobbiamo rammentare che era la seconda Persona della Trinità la quale, avendo assunta la natura umana, poteva ora, in quella natura, morire.


Quando comprendiamo il ruolo appropriato della fede come strumento e non come base o causa della nostra salvezza, dobbiamo inoltre guardarci da l pensare che ''noi'' si abbia meritato o guadagnato la salvezza per fede. Cristo solo ha guadagnato la nostra salvezza sia per la Sua opera di ubbidienza che per aver pagato, tramite la Sua morte, per la nostra disubbidienza. Paolo parla chiaramente ed esplicitamente su questo tema, quando dice che è solo per grazia che noi siamo stati salvati per fede (Ef. 2:8). Per definizione, grazia è il favore immeritato di Dio, e così, qualsiasi cosa ci sia concesso per grazia non potrebbe essere stato da noi guadagnato, ma solo dato, nonostante noi in alcun modo ce lo meritassimo.
Forse possiamo meglio illustrare le implicazioni di queste due nature rendendoci conto che, anche quand'era bambino che doveva essere tenuto nelle braccia di Sua madre, Egli continuava ad essere Colui che sostiene tutte le cose con la parola della Sua potenza (Ebrei 1:3). Come questo possa essere nel contempo vero va oltre la nostra capacità di comprendere, ma questo mistero fa si che noi uniamo la nostra voce a quella di Tommaso per lodarlo ed adorarlo come nostro Signore e nostro Dio.


Inoltre Paolo indica che la nostra salvezza è ''attraverso'' la fede, la quale non è qualcosa che noi stessi produciamo, ma che è dono di Dio. Questo significa che, qualsiasi merito potremmo associare all'atto di ubbidienza per fede, questo in sé non merita affatto la salvezza, dato che la fede stessa ci è stata data come dono (cfr. Fl. 1:29). Noi comprendiamo come il dono della fede ci proviene insieme a quello di un nuovo cuore con la rigenerazione.
== L'opera di Cristo ==


Avendo notato come la Bibbia insegni che la fede è un dono di Dio, noi non dobbiamo cadere nell'errore di pensare di dover noi essere semplicemente passivi per quanto riguarda la salvezza. La Parola di Dio ci chiama a ravvederci ed a credere. ecco un altro mistero: sia il ravvedimento che la fede sono doni di Dio, eppure sono al tempo stesso atti della creatura umana. Non siamo in grado di comprendere appieno come questi due concetti possano andare assieme.
Il termine greco "Cristo" è una traduzione del termine ebraico "Messia" che significa "l'Unto". Quest'uso ci dà un'importante indicazione sull'opera da Lui compiuta. Egli era stato mandato sulla terra per adempiere tre compiti -quello di profeta, di sacerdote e di re.


La risurrezione di Lazzaro dai morti è un'illustrazione appropriata di come questi due concetti stiano pure assieme. Lazzaro di fatto era morto (era ormai nella tomba da tre giorni), così non avrebbe potuto risorgere dai morti con le sue proprie forze. Gesù chiamò Lazzaro affinché uscisse dalla tomba, e gli fu dato, in quel momento stesso la vita che gli avrebbe permesso di mettere le gambe in movimento e venir fuori della tomba.
Nell'Antico Testamento i sacerdoti ed i re venivano consacrati tramite un'unzione rituale. Abbiamo già visto nei capitoli precedenti che Adamo, come era stato originalmente creato, doveva adempiere proprio a queste tre funzioni. Nel peccare, però, egli aveva pervertito le sue responsabilità in questi tre campi.


C'è una somiglianza fra la proclamazione dell'Evangelo alle creature umane morte nel peccato, e l'appello di Gesù al morto Lazzaro. Noi chiamiamo uomini e donne a ravvedersi dai loro peccati ed a credere in Gesù come loro Signore e Salvatore. Essi non lo possono fare, però, con le loro proprie forze, perché per natura sono morti nei loro falli e peccati. E' solo quando lo Spirito Santo li rigenera che i peccatori sono in grado di rispondere favorevolmente all'appello al ravvedimento ed alla fede in Cristo. Fede e ravvedimento sono evidenza della nuova nascita, non la sua causa.
Gesù Cristo, come Secondo Adamo è venuto per rimettere a posto ciò che il primo Adamo aveva disfatto; ecco così che lo vediamo restaurare proprio queste tre funzioni originali.


Tutta la Scrittuira sottolinea con forza la responsabilità che ciascuno di noi ha di ravvedersi dai propri peccati e di confidare in Cristo per la nostra salvezza.
Come profeta Gesù era il rivelatore di Dio. Giovanni parlava di Lui nell'adempimento di questa funzione quando Lo chiamava "Parola" (Giovanni 1:1,14). Pietro rammentava ai Giudei che Mosè aveva profetizzato che Dio avrebbe fatto sorgere un profeta come Mosè (Atti 3:22; vedi De. 18:15). Egli passa poi ad identificare quel profeta nella persona di Gesù (Atti 3:17-26). Certo che, in un certo senso tutto quello che Gesù diceva e faceva rivelava Dio. Nella sua predicazione Egli agiva come profeta, perché il popolo testimoniava alla Sua grande autorità di maestro (Mt. 7:28), ed Egli parlava di sé come la verità (Giovanni 14:6). Uno dei bisogni più grandi dell'uomo peccatore era la verità ristabilita nel mondo: questo l'ha proprio fatto Gesù come un grande profeta.


'''Domande di revisione'''
Gesù pure adempiva la funzione di sacerdote. Il sacerdote ebraico veniva scelto di fra il popolo e doveva rappresentarlo davanti a Dio quando offriva sacrifici e preghiere (Vedi Ebrei 5:1). Gesù Cristo, essendo divenuto uno di noi, può ora rappresentarci difronte a Dio ed intercedere per noi. Lo scrittore di Ebrei specifica che Gesù era sacerdote secondo l'ordine di Melchisedec (Ebrei 7). Come tale, egli apparteneva ad un ordine superiore a quello dei sacerdoti nella linea di Aronne, i quali dovevano ripetere sacrifici ogni giorno. Gesù, d'altro canto, offrì a Dio un solo sacrificio valido per sempre (Ebrei 9:26,28).


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Il Nuovo Testamento descrive la morte di Cristo come un'offerta per il peccato. Per esempio: "Poiché anche Cristo ha sofferto una volta per i peccati, egli, giusto per gli ingiusti, per condurci a Dio; essendo stato messo a morte quanto alla carne, ma vivificato quanto allo Spirito" (1 Pietro 3:18). "...ma ora, una volta sola, alla fine dei secoli, è stato manifestato, per annullare il peccato con il suo sacrificio" (Ebrei 9:26). Così Cristo era allo stesso tempo sacerdote e vittima. E' stato attraverso questo sacrificio, la morte di Gesù sulla croce del Calvario, che è stato pagato il prezzo del nostro peccato (vedi 1 Corinzi 15:3; Ebrei 9:14).
In che modo sono connesse fede a ravvedimento? Quali termine comune li può descrivere?


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Questo aspetto dell'opera sacerdotale di Cristo è stato chiamato "l'espiazione", il quale è il termine generale usato per designare ciò che è stato compiuto per i peccatori nella sua opera vicaria (sostitutiva) culminata nel sacrificare sé stesso sul Calvario. L'opera espiatrice di Cristo è stata descritta con cinque termini che, individualmente, contengono un grande significato.
Che cos'opera in noi una tristezza che non sia secondo Dio?


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Il termine più inclusivo è quello di obbedienza, perché Gesù come sacerdote era totalmente obbediente al Padre nella sua vita e nel deporre la sua vita come sacrificio per il peccato (vedi Isaia 52:13-53:12 e Filippesi 2:8). Il secondo termine è sacrificio, che è la rimozione della pena che il nostro peccato merita con una morte vicaria (vedi Giovanni 1:29 e Ebrei 9:28). Poi abbiamo il termine propiziazione, che mostra che Iddio ha tanto amato gli oggetti della sua ira da dare il Suo proprio Figliolo affinché, per il Suo sangue, potesse essere strumento per eliminare tale ira (vedi 1 Giovanni 4:10). La quarta parola è riconciliazione, che riguarda l'alienazione che l'uomo ha prodotto con il suo peccato e la sua rimozione a causa della morte di Cristo sulla croce (vedi 2 Corinzi 5:18,19). L'ultimo termine è redenzione, che vede l'opera di Cristo come la liberazione da quella schiavitù alla quale il peccato ci aveva consegnato e che meglio si vede nel termine riscatto (vedi Marco 10:45). Questi termini, presi insieme riassumono per noi l'opera sacerdotale che Cristo ha compiuto in nostro favore.
Che cos'opera in noi una tristezza secondo Dio?


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Che questo sacrificio sia stato accettato da Dio è dimostrato dalla risurrezione di Cristo. E' perché Cristo morì per noi e risorse che possiamo ora avere la certezza del perdono e della vita eterna (vedi 1 Corinzi 15:54-57; 1 Pietro 1:3).
Qual è l'elemento essenziale della fede salvifica?


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Ora che Gesù è tornato in cielo Egli continua a svolgere per noi opera sacerdotale. Egli è alla destra di Dio ed intercede continuamente per noi (Romani 8:34), per questo siamo incoraggiati a venire con fiducia davanti al trono della grazia a causa del grande Sommo Sacerdote che abbiamo in Cristo Gesù (Ebrei 4:14-16). La Sua opera sacerdotale continua nella Sua opera di intercessione.
Che cosa dovrebbe essere incluso nella predicazione evangelistica o in qualunque altra presentazione dell'Evangelo?


Il terzo ufficio che Cristo adempie per noi come Mediatore del patto è quello di re. E' questo il governo che Egli esercita sul popolo del patto (la chiesa) e sopra tutta la terra, compito questo meglio esemplificato dalle parole "Gesù è Signore!". Egli nacque nella linea della discendenza di Davide, è stato riconosciuto Signore dagli angeli (Luca 2:11), ed adorato dai magi come re (Matteo 2:2,11).


'''Domande di discussione'''
Il ministerio di Giovanni Battista era preparatorio per la venuta del re del regno di Dio (Matteo 3:2), e la stessa predicazione di Gesù comprovava la Sua regalità (Matteo 4:23; Marco 1:15). Questo sarebbe stato il tema del suo ministerio dal principio alla fine.


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Gesù ha mostrato la Sua autorità di re in diverse occasioni, come il potere che aveva sulle forze della natura e nell'espellere i démoni. Egli pure spesso asserva le Sue prerogative reali. Egli asseriva d'avere autorità per edificare la Sua chiesa (Matteo 16:18), ed in effetti questo non era che l'adempimento della profezia messianica che il re-sacerdote avrebbe edificato il tempio del Signore (Zaccaria 6:12,13).
Che cosa viene prima: la rigenerazione o la fede? E Perché?


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Sebbene vi siano diversi riferimenti alla signoria, regalità ed al regno di Dio attraverso tutto il ministerio terreno di Gesù, non era che alla Sua risurrezione che si era manifestata appieno la sua regalità: "Ogni podestà mi è stata data in cielo e sulla terra" (Matteo 28:18).
Studiate attentamente brani dei vangeli e del libro di Atti dove viene pronunciato l'invito dell'Evangelo. Che cosa spesso vi è incluso che noi si ha la tendenza a lasciar via?


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Al momento della Sua ascensione Gesù ritornò presso al trono di Dio dove ora siede alla destra di Dio come re e salvatore (Atti 2:33-35). Paolo parla della totalità della sua regalità nella sua grande preghiera per la chiesa di Efeso, dove, frase dopo frase, esalta tutta l'ampiezza di questa regalità: "...e qual sia verso di noi che crediamo l'immensità della sua potenza. La quale potente efficacia della sua forza Egli ha spiegata in Cristo, quando lo risuscitò dai morti e lo fece sedere alla propria destra nei luoghi celesti, al di sopra di ogni principato ed autorità e podestà e signoria, e d'ogni altro nome che si nomina non solo in questo mondo, ma anche in quello a venire. Ogni cosa Ei gli ha posto sotto i piedi, e l'ha dato per capo supremo alla Chiesa, che è il corpo di lui, il compimento di Colui che porta a compimento ogni cosa in tutti" (Efesini 1:19-23).
Se qualcuno conoscesse e credesse a tutte le dottrine ortodosse della Chiesa cristiana, sarebbe per questo salvato? Perché o perché no?


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Nel pensare a chi sia ed è il Signore Gesù Cristo -sia Dio che uomo in due nature distinte ed in una persona per sempre- noi siamo ripieni di timore e di adorazione. Nel considerare poi la Sua opera in nostro favore come il sacrificio di espiazione per i nostri peccati, davvero i nostri cuori dovrebbero essere ripieni di lode e di riconoscenza. L'eternità non sarebbe lunga abbastanza per poter noi cogliere appieno la profondità di quest'opera.
Come spieghereste la fede ad una persona che insista a voler operare per guadagnarsi la salvezza?


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L'apostolo Giovanni ebbe una breve visione del cielo quando vide i 24 rappresentati della chiesa cadere in adorazione difronte all'Agnello (Gesù) e cantarGli una nuova canzone:"Tu sei degno di prendere il libro e di aprirne i suggelli, Poiché sei stato immolato ed hai comprato a Dio, col tuo sangue, gente d'ogni tribù e lingua e popolo e nazione, e ne hai fatto per il nostro Dio un regno e dei sacerdoti; e regneranno sulla terra" (Apocalisse 5:9,10). Poi le miriadi di angeli si uniscono al canto e dicono: "Degno è l'agnello che è stato immolato di ricevere la potenza e le ricchezze e la sapienza e la forza e l'onore e la gloria e la benedizione" (Apocalisse 5:12). Infine è l'intera creazione si unisce al coro e canta:"A Colui che siede sul trono ed all'Agnello, siano la benedizione e l'onore, e la gloria e l'imperio, nei secoli dei secoli" (Apocalisse 5:13).
Che tipo di invito evangelistico dovrebbe essere rivolto ai perduti? Quali elementi dovrebbe includere
 
== Domande di revisione ==
 
*1.Chi è Gesù Cristo?
*2. Che cos'è così importante sul fatto che Gesù sia Dio?
*3. Che cos'è così importante sul fatto che Gesù sia uomo?
*4. Come dimostrò Gesù il suo ufficio di profeta?
*5. Quali sono le due funzioni di un sacerdote? Descrivetele attentamente.
*6. Come svolge Gesù la funzione di re messianico oggi?  
 
== Domande di  discussione ==
 
*1. Come difenderesti tu la divinità di Cristo dalla Bibbia?
*2. Come difenderesti tu l'umanità di Cristo dalla Bibbia?
*3. Quali implicazioni vi sono per la Chiesa oggi dal fatto che Gesù è Profeta?
*4. Come descriveresti tu dalla Bibbia l'espiazione? Che cosa significa per te personalmente la morte di Cristo?
*5. Che implicazioni vi sono oggi per la chiesa nel fatto che Cristo regna?

Versione attuale delle 19:20, 2 lug 2020

Indice generale

Custodisci in buon deposito (M. H. Smith)

01 - 02 - 03 - 04 - 05 - 06 - 07 - 08 - 09 - 10 - 11 - 12 - 13 - 14

 

7. CRISTO, SPERANZA DELLA GLORIA

Leggere: Filippesi 2:5-11

Ci siamo così lasciati alle spalle l'ora più oscura della storia umana. Ci volgeremo ora a considerare ciò che Dio ha compiuto per salvare l'uomo dal peccato, dalla morte e dall'inferno, perché Egli non l'ha abbandonato alla condanna che pur meritava. Nel luogo stesso in cui Egli aveva pronunciato la Sua sentenza, infatti, Iddio ha pure proclamato quella che doveva divenire la buona notizia -l'Evangelo- per Adamo, per Eva, e per la loro discendenza.

Nel capitolo precedente abbiamo visto come Dio aveva annunciato la Sua intenzione di capovolgere la vittoria di Satana mediante "la discendenza della donna" la quale, attraverso una sorta di ferita avrebbe vinto il serpente e la discendenza d'esso. Da questa prima promessa di redenzione apprendiamo che è Dio Colui che dà inizio al piano di salvezza.L'uomo infatti, a causa del suo peccato, non è in grado di avvicinarsi a Dio a meno che Dio stesso non intervenga in suo favore e trasformi il suo cuore tanto da volere avvicinarsi a Dio.

Al fine di salvare l'uomo dai suoi peccati e di onorare la sua divina giustizia, Dio nell'eternità stabilisce un piano (il consiglio di pace), ristabilisce il Suo rapporto con l'uomo (il patto della grazia), quindi promette e manda sulla terra un Salvatore, il Suo unigenito Figliolo, Gesù Cristo, per compiere questa redenzione.

Il consiglio di pace

L'inizio del piano redentivo di Dio inizia nell'eternità in ciò che è stato chiamato "il consiglio di pace", o "patto di redenzione". Dio ha determinato dall'eternità di salvare parte della razza umana attraverso l'opera di Cristo. Paolo afferma: "...siccome in lui ci ha eletti, prima della fondazione del mondo, affinché fossimo santi ed irreprensibili dinanzi a lui nell'amore" (Efesini 1:4).

Quest'affermazione mostra come Dio abbia scelto alcuni in vista della salvezza (gli eletti), e i salvati debbano essere santi ed irreprensibili. Non li ha scelti perché già erano santi ed irreprensibili, ma affinché lo diventassero.

L'affermazione che troviamo subito dopo continua a descriverci l'azione di Dio nell'eternità: "...avendoci predestinati ad essere adottati, per mezzo di Gesù Cristo, come suoi figlioli, secondo il beneplacito della sua volontà" (Efesini 1:5).

Questo ci dice come Egli non era affatto tenuto a salvare alcuno della razza umana, ma che era solo il suo beneplacito a renderlo possibile. Al fine d'essere giusto, tutto ciò che Dio era tenuto a fare era di abbandonarci ai nostri peccati. Il fatto però che Egli abbia scelto di salvarne alcuni può essere spiegato solo nei termini di pura grazia.

Avendo decretato di salvarne alcuni, Dio provvede loro tutto ciò che è necessario per realizzare questo fine. Nel piano della salvezza, infatti, troviamo coinvolte tutte e tre le persone della Trinità: questo è il motivo per cui si parla di "consiglio" di pace, e da questo procede il patto della grazia. [In Zaccaria 6:13 troviamo appunto descritto un 'consiglio di pace' fra l'Eterno e Colui che ha nome 'il Germoglio']. Il Padre sceglie alcuni per essere santi ed irreprensibili, poi manda il Suo unigenito Figliolo per conseguire la loro redenzione (Efesini 1:6-8).

Il Figlio consegue la nostra redenzione versando il Suo sangue, perdonando i nostri peccati e ristabilendoci in un giusto rapporto con Dio (Efesini 1:7-12). In un'altra lettera Paolo afferma che il Figlio non cercava il proprio interesse, ma quello degli eletti "annichilì sé stesso prendendo forma di servo e divenendo simile agli uomini; ed essendo trovato nell'esteriore come un uomo, abbassò sé stesso facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce" (Filippesi 2:7,8). Egli così consegue vittoria sul peccato, sulla morte, e sulla tomba risorgendo dai morti,

Lo Spirito Santo viene inviato sia dal Padre che dal Figlio per assegnare agli eletti l'opera che Cristo ha compiuto sulla croce. Egli lo compie chiamandoli in modo efficace, suggellandoli (segnandoli come a Lui appartenenti per l'eternità) e garantendo loro la loro eterna eredità (vedi Efesini 1:13,14).

Tutte queste operazioni del Dio trino sono intese a lode della Sua gloria (Efesini 1:6,12,14).

Il patto di grazia

Il patto di grazia è l'espressione dell'eterno consiglio di pace nella storia umana ed è stato per la prima volta annunziato subito dopo il Diluvio (vedi Genesi 3:15). Da quel momento l'intero messaggio della Bibbia viene incentrato sul Signore Gesù Cristo il quale è mediatore di quel patto. Il patto di grazia può essere definito come la promessa che Dio fa di concedere salvezza agli eletti in Cristo, da cui la loro risposta deve essere quella della fede e dell'obbedienza.

Molte profezie dell'Antico Testamento predicono l'ingresso nella storia umana del mediatore del patto. Il Nuovo Testamento registra l'adempimento di molte di queste profezie messianiche negli eventi che caratterizzano la prima venuta di Cristo. In questo capitolo desideriamo considerare solo alcuni brani che spiegano la persona e l'opera di Cristo, il mediatore del patto di grazia.

Lo studio della persona di Cristo ci porterà ad esaminare chi lui era ed è attualmente. Naturalmente l'opera di Cristo riguarda ciò che Egli ha compiuto per la nostra salvezza.

La Persona di Cristo

La prima cosa che troviamo a proposito della Persona di Cristo è l'identificazione che di lui viene fatta con l'unigenito Figliolo di Dio (Giovanni 3:16). Questo dato di fondo lo caratterizza come della stessa natura del Padre che Lo ha mandato, Lui, il Figlio unico di Dio. Notiamo inoltre come Egli già fosse Figlio di Dio prima ancora di venire nel mondo. Il prologo dell'Evangelo secondo Giovanni rivela Gesù come l'eterna Parola, identica a Dio, che diventa carne ed prende dimora fra noi (1:1,2,14). Questo è il Figliolo eterno che il Padre ha inviato nel mondo.

Gesù stesso afferma la sua divinità più volte in molte occasioni. Una volta dice: "Io e il Padre siamo uno" (Giovanni 10:30). Quando i Giudei del Suo tempo lo accusano di rivendicare per Sé stesso la deità, Egli non lo nega. Un'altra volta Egli afferma: "Prima che Abramo fosse nato, io sono" (Giovanni 8:58). Qui Egli assume per sé stesso lo stesso nome che Dio ha rivelato essere proprio a Mosè nel roveto ardente (Esodo 3:14). Egli poi accetta l'adorazione che Gli rende Tommaso, adorazione e culto che può essere reso solo a Dio: "Signor mio e Dio mio!" (Giovanni 20:28).

E' l'apostolo Paolo che fa una delle affermazioni più chiare che troviamo nella Scrittura sulla divinità di Cristo. Egli usa il linguaggio della filosofia greca descrivendolo come Colui che era "in forma di Dio" (Filippesi 2:6).

Nel pensiero greco tutto poteva essere descritto nei termini di forma e di sostanza. La forma di qualcosa è l'essenza di quella cosa. La sostanza è il materiale di cui essa è fatta. Per esempio, la forma di una sedia è tutto ciò che la rende "sedia". E' la "sedietà" della sedia. La sedia potrà essere fatta di pino, di quercia, d'alluminio oppure di plastica, ma tutte queste continueranno ad essere sedie non importa il materiale di cui sono fatte. La forma, d'altro canto, è l'essenza stessa di quella cosa. Così quando Paolo afferma che Gesù Cristo era "in forma di Dio", egli dichiara che Gesù era sostanzialmente Dio. La TILC traduce "il fatto di essere uguale a Dio", la CEI: "pur essendo di natura divina".

Dobbiamo affermare in modo altrettanto fermo che Gesù Cristo era uomo. E' nato da una madre umana ed è vissuto sulla terra come un'autentico essere umano. Era l'unica persona ad avere due nature distinte: Dio e uomo. Nella Bibbia non troviamo mai che la prima natura si rivolga alla seconda, perché Egli è una persona sola. Ecco dunque un altro mistero che accettiamo per fede -Gesù è veramente Dio e veramente uomo, ma sempre una persona sola.

Gesù Cristo è, ovviamente, la seconda Persona della Santa Trinità e, come tale, non può perdere o accantonare la Sua deità. La deità è per definizione infinita, eterna, ed immutabile. Paolo definisce il suo "svuotarsi" con la frase "prese la forma di servo"; non aveva cessato di essere Dio, ma aveva velato, coperto quella deità con la natura umana.

Nella sua natura divina Gesù aveva tutti gli attributi della deità: era onnisciente, onnipresente ed onnipotente. Nella sua natura umana Egli era limitato geograficamente ad un luogo e doveva crescere in conoscenza esattamente come noi (Luca 2:52). Era privo di peccato, però, e non soggetto agli errori che noi peccatori facciamo. Le sue due nature non erano mescolate, perché erano distinte. Egli poteva parlare ed agire da entrambe le nature. Dato che Dio non può morire, era la sua natura umana ad essere soggetta alla sofferenza ed alla morte. Avendo detto questo, però, dobbiamo rammentare che era la seconda Persona della Trinità la quale, avendo assunta la natura umana, poteva ora, in quella natura, morire.

Forse possiamo meglio illustrare le implicazioni di queste due nature rendendoci conto che, anche quand'era bambino che doveva essere tenuto nelle braccia di Sua madre, Egli continuava ad essere Colui che sostiene tutte le cose con la parola della Sua potenza (Ebrei 1:3). Come questo possa essere nel contempo vero va oltre la nostra capacità di comprendere, ma questo mistero fa si che noi uniamo la nostra voce a quella di Tommaso per lodarlo ed adorarlo come nostro Signore e nostro Dio.

L'opera di Cristo

Il termine greco "Cristo" è una traduzione del termine ebraico "Messia" che significa "l'Unto". Quest'uso ci dà un'importante indicazione sull'opera da Lui compiuta. Egli era stato mandato sulla terra per adempiere tre compiti -quello di profeta, di sacerdote e di re.

Nell'Antico Testamento i sacerdoti ed i re venivano consacrati tramite un'unzione rituale. Abbiamo già visto nei capitoli precedenti che Adamo, come era stato originalmente creato, doveva adempiere proprio a queste tre funzioni. Nel peccare, però, egli aveva pervertito le sue responsabilità in questi tre campi.

Gesù Cristo, come Secondo Adamo è venuto per rimettere a posto ciò che il primo Adamo aveva disfatto; ecco così che lo vediamo restaurare proprio queste tre funzioni originali.

Come profeta Gesù era il rivelatore di Dio. Giovanni parlava di Lui nell'adempimento di questa funzione quando Lo chiamava "Parola" (Giovanni 1:1,14). Pietro rammentava ai Giudei che Mosè aveva profetizzato che Dio avrebbe fatto sorgere un profeta come Mosè (Atti 3:22; vedi De. 18:15). Egli passa poi ad identificare quel profeta nella persona di Gesù (Atti 3:17-26). Certo che, in un certo senso tutto quello che Gesù diceva e faceva rivelava Dio. Nella sua predicazione Egli agiva come profeta, perché il popolo testimoniava alla Sua grande autorità di maestro (Mt. 7:28), ed Egli parlava di sé come la verità (Giovanni 14:6). Uno dei bisogni più grandi dell'uomo peccatore era la verità ristabilita nel mondo: questo l'ha proprio fatto Gesù come un grande profeta.

Gesù pure adempiva la funzione di sacerdote. Il sacerdote ebraico veniva scelto di fra il popolo e doveva rappresentarlo davanti a Dio quando offriva sacrifici e preghiere (Vedi Ebrei 5:1). Gesù Cristo, essendo divenuto uno di noi, può ora rappresentarci difronte a Dio ed intercedere per noi. Lo scrittore di Ebrei specifica che Gesù era sacerdote secondo l'ordine di Melchisedec (Ebrei 7). Come tale, egli apparteneva ad un ordine superiore a quello dei sacerdoti nella linea di Aronne, i quali dovevano ripetere sacrifici ogni giorno. Gesù, d'altro canto, offrì a Dio un solo sacrificio valido per sempre (Ebrei 9:26,28).

Il Nuovo Testamento descrive la morte di Cristo come un'offerta per il peccato. Per esempio: "Poiché anche Cristo ha sofferto una volta per i peccati, egli, giusto per gli ingiusti, per condurci a Dio; essendo stato messo a morte quanto alla carne, ma vivificato quanto allo Spirito" (1 Pietro 3:18). "...ma ora, una volta sola, alla fine dei secoli, è stato manifestato, per annullare il peccato con il suo sacrificio" (Ebrei 9:26). Così Cristo era allo stesso tempo sacerdote e vittima. E' stato attraverso questo sacrificio, la morte di Gesù sulla croce del Calvario, che è stato pagato il prezzo del nostro peccato (vedi 1 Corinzi 15:3; Ebrei 9:14).

Questo aspetto dell'opera sacerdotale di Cristo è stato chiamato "l'espiazione", il quale è il termine generale usato per designare ciò che è stato compiuto per i peccatori nella sua opera vicaria (sostitutiva) culminata nel sacrificare sé stesso sul Calvario. L'opera espiatrice di Cristo è stata descritta con cinque termini che, individualmente, contengono un grande significato.

Il termine più inclusivo è quello di obbedienza, perché Gesù come sacerdote era totalmente obbediente al Padre nella sua vita e nel deporre la sua vita come sacrificio per il peccato (vedi Isaia 52:13-53:12 e Filippesi 2:8). Il secondo termine è sacrificio, che è la rimozione della pena che il nostro peccato merita con una morte vicaria (vedi Giovanni 1:29 e Ebrei 9:28). Poi abbiamo il termine propiziazione, che mostra che Iddio ha tanto amato gli oggetti della sua ira da dare il Suo proprio Figliolo affinché, per il Suo sangue, potesse essere strumento per eliminare tale ira (vedi 1 Giovanni 4:10). La quarta parola è riconciliazione, che riguarda l'alienazione che l'uomo ha prodotto con il suo peccato e la sua rimozione a causa della morte di Cristo sulla croce (vedi 2 Corinzi 5:18,19). L'ultimo termine è redenzione, che vede l'opera di Cristo come la liberazione da quella schiavitù alla quale il peccato ci aveva consegnato e che meglio si vede nel termine riscatto (vedi Marco 10:45). Questi termini, presi insieme riassumono per noi l'opera sacerdotale che Cristo ha compiuto in nostro favore.

Che questo sacrificio sia stato accettato da Dio è dimostrato dalla risurrezione di Cristo. E' perché Cristo morì per noi e risorse che possiamo ora avere la certezza del perdono e della vita eterna (vedi 1 Corinzi 15:54-57; 1 Pietro 1:3).

Ora che Gesù è tornato in cielo Egli continua a svolgere per noi opera sacerdotale. Egli è alla destra di Dio ed intercede continuamente per noi (Romani 8:34), per questo siamo incoraggiati a venire con fiducia davanti al trono della grazia a causa del grande Sommo Sacerdote che abbiamo in Cristo Gesù (Ebrei 4:14-16). La Sua opera sacerdotale continua nella Sua opera di intercessione.

Il terzo ufficio che Cristo adempie per noi come Mediatore del patto è quello di re. E' questo il governo che Egli esercita sul popolo del patto (la chiesa) e sopra tutta la terra, compito questo meglio esemplificato dalle parole "Gesù è Signore!". Egli nacque nella linea della discendenza di Davide, è stato riconosciuto Signore dagli angeli (Luca 2:11), ed adorato dai magi come re (Matteo 2:2,11).

Il ministerio di Giovanni Battista era preparatorio per la venuta del re del regno di Dio (Matteo 3:2), e la stessa predicazione di Gesù comprovava la Sua regalità (Matteo 4:23; Marco 1:15). Questo sarebbe stato il tema del suo ministerio dal principio alla fine.

Gesù ha mostrato la Sua autorità di re in diverse occasioni, come il potere che aveva sulle forze della natura e nell'espellere i démoni. Egli pure spesso asserva le Sue prerogative reali. Egli asseriva d'avere autorità per edificare la Sua chiesa (Matteo 16:18), ed in effetti questo non era che l'adempimento della profezia messianica che il re-sacerdote avrebbe edificato il tempio del Signore (Zaccaria 6:12,13).

Sebbene vi siano diversi riferimenti alla signoria, regalità ed al regno di Dio attraverso tutto il ministerio terreno di Gesù, non era che alla Sua risurrezione che si era manifestata appieno la sua regalità: "Ogni podestà mi è stata data in cielo e sulla terra" (Matteo 28:18).

Al momento della Sua ascensione Gesù ritornò presso al trono di Dio dove ora siede alla destra di Dio come re e salvatore (Atti 2:33-35). Paolo parla della totalità della sua regalità nella sua grande preghiera per la chiesa di Efeso, dove, frase dopo frase, esalta tutta l'ampiezza di questa regalità: "...e qual sia verso di noi che crediamo l'immensità della sua potenza. La quale potente efficacia della sua forza Egli ha spiegata in Cristo, quando lo risuscitò dai morti e lo fece sedere alla propria destra nei luoghi celesti, al di sopra di ogni principato ed autorità e podestà e signoria, e d'ogni altro nome che si nomina non solo in questo mondo, ma anche in quello a venire. Ogni cosa Ei gli ha posto sotto i piedi, e l'ha dato per capo supremo alla Chiesa, che è il corpo di lui, il compimento di Colui che porta a compimento ogni cosa in tutti" (Efesini 1:19-23).

Nel pensare a chi sia ed è il Signore Gesù Cristo -sia Dio che uomo in due nature distinte ed in una persona per sempre- noi siamo ripieni di timore e di adorazione. Nel considerare poi la Sua opera in nostro favore come il sacrificio di espiazione per i nostri peccati, davvero i nostri cuori dovrebbero essere ripieni di lode e di riconoscenza. L'eternità non sarebbe lunga abbastanza per poter noi cogliere appieno la profondità di quest'opera.

L'apostolo Giovanni ebbe una breve visione del cielo quando vide i 24 rappresentati della chiesa cadere in adorazione difronte all'Agnello (Gesù) e cantarGli una nuova canzone:"Tu sei degno di prendere il libro e di aprirne i suggelli, Poiché sei stato immolato ed hai comprato a Dio, col tuo sangue, gente d'ogni tribù e lingua e popolo e nazione, e ne hai fatto per il nostro Dio un regno e dei sacerdoti; e regneranno sulla terra" (Apocalisse 5:9,10). Poi le miriadi di angeli si uniscono al canto e dicono: "Degno è l'agnello che è stato immolato di ricevere la potenza e le ricchezze e la sapienza e la forza e l'onore e la gloria e la benedizione" (Apocalisse 5:12). Infine è l'intera creazione si unisce al coro e canta:"A Colui che siede sul trono ed all'Agnello, siano la benedizione e l'onore, e la gloria e l'imperio, nei secoli dei secoli" (Apocalisse 5:13).

Domande di revisione

  • 1.Chi è Gesù Cristo?
  • 2. Che cos'è così importante sul fatto che Gesù sia Dio?
  • 3. Che cos'è così importante sul fatto che Gesù sia uomo?
  • 4. Come dimostrò Gesù il suo ufficio di profeta?
  • 5. Quali sono le due funzioni di un sacerdote? Descrivetele attentamente.
  • 6. Come svolge Gesù la funzione di re messianico oggi?

Domande di  discussione

  • 1. Come difenderesti tu la divinità di Cristo dalla Bibbia?
  • 2. Come difenderesti tu l'umanità di Cristo dalla Bibbia?
  • 3. Quali implicazioni vi sono per la Chiesa oggi dal fatto che Gesù è Profeta?
  • 4. Come descriveresti tu dalla Bibbia l'espiazione? Che cosa significa per te personalmente la morte di Cristo?
  • 5. Che implicazioni vi sono oggi per la chiesa nel fatto che Cristo regna?