Letteratura/Midollo Sacra Teologia/Prefazione dell'autore
Breve avvertenza dell’autore sul motivo della sua impresa
Anche se non pretendo di conoscere tutti i pensieri dei critici, prevedo tuttavia varie obiezioni che questa mia opera — nata certamente da un intento molto buono — potrebbe sollevare, secondo lo spirito del tempo. Intendo rispondere brevemente alle principali.
Alcuni — e non sono certo ignoranti — disapprovano questo tipo di scrittura: non vedono di buon occhio che l’intera teologia venga ridotta a un compendio. Preferiscono grandi volumi, nei quali possano comodamente soffermarsi o perdersi. Io, invece, penso a chi non ha tanto tempo né così vivace intelligenza da mettersi a inseguire la pernice tra monti e foreste. Molti hanno piuttosto bisogno che venga mostrato loro direttamente il nido, cioè il cuore dell’argomento, senza troppi giri.
Altri, pur apprezzando questa forma sintetica, vorrebbero che i temi principali fossero trattati in modo più eloquente, evitando di soffermarsi su ogni singolo dettaglio. Ma, in realtà, quando un discorso procede come un fiume impetuoso, per quanto porti con sé molte cose, se ne trattiene ben poco; è difficile afferrarvi qualcosa o trovare dove fermarsi. Se invece si presentano regole precise, il lettore ha sempre, per così dire, un punto saldo dove poggiare il piede.
Ci sarà poi chi critica l’uso della metodologia e della forma logica, giudicandola curiosa o pedante. A questi auguro un giudizio più sano: togliere la logica a ciò che merita d’essere compreso e ricordato significa privarsi dell’arte stessa del comprendere, del giudicare e del memorizzare.
D’altro canto, non mancheranno quelli che esigeranno una maggiore precisione logica — e, a causa delle mie limitazioni, non potrei soddisfarli appieno neppure volendolo. Né lo farei, per non rendere il testo troppo difficile a chi ha meno strumenti.
Ci saranno anche quelli che penseranno sia inutile pubblicare un’opera come questa, visto che altri dotti hanno già scritto molto in materia. E sarei anch’io di quest’idea, se ci fosse qualcosa di simile che soddisfacesse davvero tutti sotto ogni aspetto.
Tuttavia, non immagino certo che questo scritto possa raggiungere un simile obiettivo. Ma spero che almeno due o tre lettori possano trovarvi qualcosa che li istruisca e li stimoli alla pietà più di quanto non abbiano trovato in scritti più dotti. Se questa mia speranza si realizza, riterrò ben speso il mio lavoro.
Chi mi accuserà di oscurità sarà probabilmente chi ha meno dimestichezza con queste cose. A loro direi, con una frase attribuita a Ciro: “La luce diffusa dei raggi del sole non è così gradevole nei finestroni.” Infatti, una luce raccolta, per quanto sembri piccola, illumina meglio (se ci si avvicina) di una luce troppo dispersa.
Gli stessi criticheranno lo stile asciutto e alcuni termini un po’ duri. Ma io preferisco professare questa “eresia”: quando intendo insegnare, credo che non si debba dire con due parole ciò che si può dire con una; e la chiave da usare è quella che apre meglio, anche se è di legno — se non c’è una chiave d’oro altrettanto efficace.
Infine, se qualcuno desidera che alcuni aspetti pratici, specie nella parte finale di questo “Midollo”, siano spiegati con maggior ampiezza, cercheremo di soddisfarlo in futuro (se Dio vorrà), con un trattato specifico dedicato alle cosiddette questioni di coscienza.
Se infine ci saranno ancora critiche o richieste diverse, prego chi le avanza di farmene parte con sincerità: potrebbero offrirmi spunti preziosi per una giusta difesa o per un opportuno miglioramento.