Liturgie/Articoli/La comunione aperta

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La comunione aperta: un concetto biblico

La comunione aperta è il principio che maggiormente segue l'insegnamento biblico per tre ragioni. In primo luogo, una comprensione corretta del significato sacrale della convivialità nella cultura ebraica esige che la mensa sia aperta ad ogni credente in Cristo. In secondo luogo, sebbene la Cena del Signore si pratichi nel contesto delle chiese locali, si tratta soprattutto di un'ordinanza universale. In terzo luogo, la Cena del Signore è un pregustare il banchetto escatologico allargato, per grazia di Dio, a tutti coloro che accolgono il Suo invito, "cattivi e buoni":

«Il regno dei cieli è simile a un re, il quale fece le nozze di suo figlio. Mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze; ma questi non vollero venire. Mandò una seconda volta altri servi, dicendo: "Dite agli invitati: Io ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e i miei animali ingrassati sono ammazzati; tutto è pronto; venite alle nozze". Ma quelli, non curandosene, se ne andarono (...) Quindi disse ai suoi servi: "Le nozze sono pronte, ma gli invitati non ne erano degni. Andate dunque ai crocicchi delle strade e chiamate alle nozze quanti troverete". E quei servi, usciti per le strade, radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni; e la sala delle nozze fu piena di commensali" (Matteo 22:2-11).

La comprensione ebraica della convivialità

I vangeli sinottici insistono molto sul fatto che l'Ultima Cena si ponga nell'ambito della celebrazione della Pasqua ebraica. Questa connessione è d'importanza cruciale se si vuole comprendere rettamente la pratica neotestamentaria della Cena del Signore, perché essa esprime in modo molto bello l'ampio rapporto che essa intrattiene con l'idea ebraica di convivialità sacra.

La Pasqua commemorava il momento in cui Dio aveva liberato gli Israeliti dalla schiavitù in Egitto. Le famiglie israelitiche si raccoglievano nelle loro case, mangiavano pane non lievitato (come simbolo della loro rapida fuga dall'Egitto) ed erbe amare (per rammentare loro delle afflizioni che avevano dovuto patire come schiavi). Sebbene le famiglie celebrassero la Pasqua ciascuna in casa propria, esse erano essenzialmente unite al resto del popolo celebrando quel momento durante la stessa settimana e nello stesso modo ogni anno.

La natura simbolica della celebrazione pasquale stessa raccontava la storia di come Dio avesse liberato Israele. Allo stesso modo, la Cena del Signore proclana la morte di Gesù per i peccati del popolo del Suo patto. Sebbene fosse celebrata in modi diversi ed in tempi diversi attraverso l'anno, la Comunione è il rito permamente della Chiesa del Nuovo Testamento che si incontra virtualmente in ogni forma di Cristianesimo. In quanto pratica, la Comunione unisce i cristiani di ogni luogo.

Rifiutarsi di condividere la mensa con credenti in Cristo con i quali divergiamo su questioni dottrinali non essenziali alla salvezza, significa capovolgere la comprensione biblica della convivialità. In nessun luogo la Bibbia esige che una particolare forma di battesimo sia requisito essemziale per poter partecipare alla Cena del Signore. Coloro che vorrebbero separarsi dai loro fratelli e sorelle alla Mensa del Signore, seguono, di fatto, quel che aveva fatto lo stesso Pietro quando aveva rifiutato di condividere la mensa con gli incirconcisi. Far sì che il segno del battesimo d'acqua sia requisito per la partecipazione alla Cena del Signore, noi essenzialmente diciamo che i credenti non battezzati non siano veri membri del patto e che quindi non possano condividere con noi la mensa del Signore. Assomigliamo così agli scribi ed ai Farisei che si lamentavano di come il Signore si sedesse a tavola con quelli che ritenevano essere "indegni", mentre Gesù lo faceva non per condividere certo i loro peccati, ma per portarli al ravvedimento ed alla fede in Lui.

La comunione appartiene alla Chiesa universale

La comunione aperta è il modo corretto per amministrare la Cena del Signore perché essa è una commemorazione simbolica della morte sacrificale di Cristo per i peccati di tutto il Suo popolo. Sebbene "famiglie" individuali (chiese locali) partecipano a questo pasto assieme, si tratta di un avvenimento che unisce le famiglie locali all'unica e vera famiglia di Dio in cui membri sono sparsi per il mondo intero. E' l'esclusivismo settario, arrogante ed ipocrita, di chi ritiene di essere "la sola e vera chiesa" che di solito promuove la comunione ristretta.

C'è chi opera una distinzione fra "comunione cristiana" in generale e "comunione della chiesa particolare". La prima è la comunione che unisce tutti coloro che si sono affidati a Cristo per la loro salvezza. La seconda si riferisce al raggruppamento o chiesa locale di credenti che ha le proprie convinzioni su specifiche questioni dottrinali. Si può riconoscersi uniti ed avere comunione con cristiani che differiscono da noi in quello che credono sul battesimo, ma poi, a causa di queste stesse differenze, non poter celebrare con loro la Cena del Signore?

Certo, si tratta di questioni rilevanti, ma è sbagliato creare una falsa dicotomia fra coloro con i quali possiamo avere comunione e coloro con i quali possiamo celebrare la Cena del Signore. Respingere dei cristiani dalla Mensa del Signore solo perché hanno idee differenti da noi sul battesimo significa respingere ogni comunione con loro. Venire assieme alla Mensa del Signore serve come simbolo di unità con tutti coloro che sono legati da un unico patto e come un unico popolo. Le azioni comunicano di più che le parole. Non condividendo la Mensa della Cena del Signore, le nostre azioni proclamano che "gli altri" per noi si pongono al di fuori del Patto, non importa quanto le nostre parole dicano diversamente.

Inoltre, le Scritture presentano chuiaramente la Cena del Signore come un'ordinanza della chiesa locale legata alla chiesa visibile universale. In 1 Corinzi 10:16-17, l'Apostolo Paolo dice:

"Il calice della benedizione, che noi benediciamo, non è forse la comunione con il sangue di Cristo? Il pane che noi rompiamo, non è forse la comunione con il corpo di Cristo? Siccome vi è un unico pane, noi, che siamo molti, siamo un corpo unico, perché partecipiamo tutti a quell'unico pane"

Paolo chiaramente parla qui della Cena del Signore in rapporto alla chiesa universale. Quando scrive queste parole egli non si trova a Corinto, eppure si riferisce alla Cena come se la condividesse fisicamente con loro. Notate il plurale in "benediciamo", "rompiamo".

La comprensione che Paolo ha della Cena del Signore riflette la concezione israelita di convivialità e vede l'espressione individuale delle chiese locali come partecipanti al contesto più ampio dell'Alleanza di Dio, chiese che simbolicamente si rammentano della morte di Gesù per i nostri peccati.

Pure John Bunyan fa uso dei testi biblici che inseriscono la Cena del Signore nel contesto della Chiesa universale, rilevando come le lettere di Paolo non siano state scritte solo per chiese specifiche in una certa area, ma come esse avessero (e continuano ad avere) rilevanza anche per tutti gli altri cristiani. Egli cita, per esempio, come 2 Corinzi sia scritta non solo per quelli che si trovano a Corinto, ma anche oltre ad essa: "Paolo, apostolo di Cristo Gesù per volontà di Dio, e il fratello Timoteo, alla chiesa di Dio che è in Corinto, con tutti i santi che sono in tutta l'Acaia" (2 Corinzi 2:1), e questo come ulteriore prova che la chiesa universale è composta da chiese locali.

E' triste osservare come così la Comunione, invece di essere un fattore che unisce ogni credente in Cristo, i gruppi cristiani si siano frammentati, ritirati ed abbiano coltivato le proprie dottrine di pie esclusioni, e questo proprio quando parlano di amore cristiano ed unità. Spezza il cuore vedere come il pasto che dovrebbe proclamare al mondo il corpo spezzato del Cristo crocifisso per i nostri peccati, sia stato trasformato oggi in una proclamazione al mondo del corpo frammentato di Cristo sulla terra, la Sua Chiesa. Quando siamo per una comunione ristretta, l'atto della Cena del Signore proclama il corpo di una chiesa spezzata, piuttosto che il Suo corpo spezzato sul Calvario.

La comunione è un pregustare il compimento futuro del regno di Dio

La comunione aperta è biblica perché una comprensione corretta della Cena del Signore unisce la commemorazione passata della morte di Cristo con il banchetto futuro che Dio terrà con il Suo popolo nel nuovo cielo e nella nuova terra. Gesù stesso anelava al momento in cui avrebbe di nuovo bevuto "il frutto della vigna" al compimento finale del regno di Dio; "...perché io vi dico che ormai non berrò più del frutto della vigna, finché sia venuto il regno di Dio" (Luca 22:18).

L'eco del simbolo del "frutto della vigna" risuona indietro nel tempo quando gli esploratori inviati da Mosè nella terra promessa ritornano portando grossi grappoli d'uva, diventando questi, così, per gli israeliti, simbolo di speranza. Il frutto della terra promessa era come un cartello indicatore che puntava all'adempimento futuro della promessa di Dio. Allo stesso modo, la Cena del Signore è oggi la proclamazione di un avvenimento passato fintanto che, nel futuro, Gesù ritornerà. Sebbene ora il gusto amaro del vino ci rammenta l'agonia di Gesù sul Calvario, possiamo altresì gustare la dolcezza del vino che ci fa guardare avanti verso il futuro banchetto al quale parteciperemo nel Regno di Dio, quando godremo di perfetta comunione con il Re e con tutti i cittadini del Suo Regno. Dovremmo accogliere oggi alla Mensa del Signore tutti coloro che credono che pure saranno là in quei futuri giorni.

Nella sua argomentazione in favore della comunione aperta, John Bunyan afferma che la comunione chiusa, ristretta, fa sì che i cristiani siano polemicamente avversi l'uno con l'altro e disputino su un falso muro divisorio, distraendoli dalle cose più importanti di Dio. Quando si mette a confronto questi effetti con l'armonia beata della comunione della quale godranno tutti i cristiani in cielo, si può vedere il male che fanno. La comunione chiusa si rivela quindi come una pratica che diffonde atteggiamenti di orgoglio e di esclusione che saranno assenti dalla Mensa del Signore nel Regno futuro.

Un autore cristiano favorevole alla comunione chiusa, crede che diverse condizioni debbano essere soddisfatte prima di potersi accostare alla tavola della Cena del Signore: fede, battesimo, l'essere formalmente membri di chiesa, disciplina, dottrina, e poi la Cena del Signore. Da questa lista di qualifiche è chiaro quanto sia possibile moltiplicare dopo il battesimo, i requisiti per la partecipazione alla Cena del Signore. Sono questi forse anche i requisiti, le condizioni, per l'ingresso nel Regno dei cieli promesso da Dio? Se è così perché non aggiungervi anche le opere meritorie? Se non è così, allora risulta evidente l'incongruenza della comunione ristretta. Se ad alcuni sarà concesso, per la grazia di Dio, di mangiare pane nel Regno di Dio [«Beato chi mangerà pane nel regno di Dio!» (Luca 14:15)] sebbene in questa vita egli ignorasse il vero significato del battesimo, non dovrebbe pure essergli permesso di spezzare quaggiù quel pane per la stessa grazia come prefigurazione della futura comunione con Cristo nel Suo Regno?

Conclusione

La pratica della comunione aperta è il solo modo che possa essere considerato davvero biblico, cioè in linea con lo spirito dell'insegnamento delle Sacre Scritture. Esso riflette il concetto biblico di convivio ed il suo significato per i credenti. Correttamente essa pone la Cena del Signore nel contesto più ampio della chiesa universale. Inoltre è il solo metodo che ci fornisca in modo accurato di pregustare