Predicazioni/1Pietro/Come gestire le nostre preoccupazioni

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Come gestire le nostre preoccupazioni  

Afflitti da svariate preoccupazioni esse spesso generano in noi un’ansia lacerante e paralizzante e non sappiamo come venirne a capo. La Parola di Dio ci insegna ad affrontarle rendendoci consapevoli della loro dinamica ed insegnandoci a “gestirle” sulla base del tesoro di rivelazione che Dio mette a nostra disposizione. Partendo dal testo biblico di 1 Pietro 5:6-11 vedremo oggi come.

“Vorrei che foste senza preoccupazioni” (1 Corinzi 7:32): questo è ciò che auspicava l’apostolo Paolo in una sua lettera considerando chi, sostenendo il peso della propria famiglia, guardava con apprensione le difficoltà e l’incertezza del vivere, anzi, del sopravvivere, in un mondo decisamente pieno di pericoli. Non sto ora a specificare quali fossero in particolare i pericoli del vivere quotidiano duemila anni fa in una nazione sia pure civilizzata come la Grecia del suo tempo. Le difficoltà e le minacce alla vita erano molte e a ogni livello.

Non è diverso oggi. Il mito del progresso ci ha fatto illudere di poter vivere “senza preoccupazioni”, protetti “contro ogni evenienza” da uno Stato che prometteva di garantire il benessere e la protezione sociale dei suoi cittadini [1]. Lo Stato, però, oggi sempre di più tradisce i suoi cittadini esigendo il pagamento di imposte sempre più onerose ma fornendo servizi sempre più scarsi e di cattiva qualità.

Molte sono dunque anche le nostre preoccupazioni. La preoccupazione è definita come: “Pensiero che occupa la mente determinando uno stato di inquietudine, di apprensione, ansia, incertezza, timore” [2]. Come dobbiamo affrontare e gestire le nostre preoccupazioni? Nel contesto del Nuovo Testamento, ciò che traduciamo come “preoccupazione” nell’originale greco è μέριμνα [3]. Questo termine esprime un concetto più ampio del nostro. Viene spesso utilizzato per descrivere l'ansia, l'agitazione o l'eccessiva preoccupazione riguardo alle questioni materiali o alla vita quotidiana. Indica una preoccupazione eccessiva e lacerante che paralizza e che ci distoglie dal nostro riferimento ultimo al Dio provvedente e dall’operare creativamente su ciò che ci preoccupa per venirne a capo.

Il Signore Gesù stesso ne parla quando dice: “E chi di voi può, con la sua preoccupazione, aggiungere una sola ora alla sua vita? E, riguardo al vestire, perché siete ansiosi? [...] Non siate dunque in ansia, dicendo: 'Che mangeremo? Che berremo?' o 'Di che ci vestiremo?'. Poiché sono i pagani che ricercano tutte queste cose e il vostro Padre celeste sa che avete bisogno di tutte queste cose. Ma cercate prima il regno e la giustizia di Dio e tutte queste cose vi saranno date in più. Non siate dunque ansiosi per il domani, perché il domani si preoccuperà di sé stesso. Basta a ciascun giorno il suo affanno” (Matteo 6:27-34). Lo stesso viene ribadito dall’apostolo Paolo quando scrive: “Il Signore è vicino. Non siate in ansia per cosa alcuna, ma in ogni cosa siano le vostre richieste rese note a Dio in preghiera e suppliche con ringraziamenti” (Filippesi 4:6).

Qualcuno di voi potrebbe a questo punto dire: tutto questo non è “realistico”, è “troppo spirituale” e persino “deresponsabilizzante”! È così? Niente affatto! L’insegnamento biblico è molto di più responsabilizzante di quanto si pensi. La “dipendenza” da Dio è “attiva” e non vuole dire semplicemente “sedersi ed aspettare” perché la provvidenza di Dio opera attraverso la diligente attenzione che diamo alle esortazioni ed ammonimenti della Sua Parola.

Vediamo questo nel testo biblico principale della nostra riflessione di quest’oggi, dal capitolo 5 della prima epistola dell’apostolo Pietro. Ascoltiamola:

“Umiliatevi dunque sotto la potente mano di Dio, affinché egli v'innalzi a suo tempo, gettando su di lui ogni vostra preoccupazione, perché egli ha cura di voi. Siate sobri, vegliate; il vostro avversario, il diavolo, va attorno come un leone ruggente cercando chi possa divorare. Resistetegli stando fermi nella fede, sapendo che le medesime sofferenze si compiono nella vostra fratellanza sparsa per il mondo. Ora il Dio di ogni grazia, il quale vi ha chiamati alla sua gloria eterna in Cristo, dopo che avrete sofferto per breve tempo, vi perfezionerà egli stesso, vi renderà fermi, vi fortificherà e vi stabilirà. A lui sia la potenza, nei secoli dei secoli. Amen” (1 Pietro 5:6-11).

In questo testo “affidare a Dio ogni nostra preoccupazione” ci insegna prima di tutto di acquisire la consapevolezza di ciò che si muove in noi e in questo mondo e come “gestire” le nostre fondate preoccupazioni. Vediamo come.

 I. Dio se ne vuole far carico 

Il primo insegnamento di questo testo sulla “gestione delle preoccupazioni” è fondamentale per il cristiano: “ ... gettate su di lui ogni vostra preoccupazione, perché egli ha cura di voi” (7).

Siamo cristiani. In Cristo siamo stati riconciliati con Dio. Gesù ci ha insegnato a considerarlo nostro vero ed amorevole Padre. Gesù continua oggi a dirci: “Qual è l'uomo tra di voi, il quale, se il figlio gli chiede un pane, gli dia una pietra? Oppure se gli chiede un pesce, gli dia un serpente? Se dunque voi, che siete malvagi, sapete dare buoni doni ai vostri figli, quanto più il Padre vostro, che è nei cieli, darà cose buone a quelli che gliele domandano!” (Matteo 6:9-11). Tutto questo lo sappiamo, ma non è qualcosa di “teorico” e non attinente alle nostre particolari preoccupazioni! Quando le preoccupazioni ci disturbano si tratta di tentazioni alle quali non dobbiamo cedere. Quando l’ansia ci coglie dobbiamo ripetere a noi stessi ad alta voce e farlo ciò che ci dice la Parola di Dio: dobbiamo “gettarle su di lui” perché Egli ha cura di noi, Egli vuole farsene carico.

Affidare a Dio le nostre preoccupazioni (e non arrovellarci vanamente su cosa fare per uscirne) è proprio espressione di quell’”umiliatevi” menzionato all’inizio: “Umiliatevi dunque sotto la potente mano di Dio, affinché egli v'innalzi a suo tempo” (6). Non è forse orgoglio da parte nostra ritenere che “non serva” e che vi siano altre strade? Non è forse espressione di arrogante incredulità? “Umiliarsi” non è di per sé un atto negativo di abnegazione, ma un atto positivo di dipendenza  consapevole ed attiva da Dio per riceverne aiuto. Allora potremo avere la certezza che Egli ci “innalzerà a suo tempo”, al momento giusto, quello che Dio ritiene appropriato.

 II. Sapere ciò che si muove in questo mondo 

Il secondo insegnamento di questo testo sulla “gestione delle preoccupazioni” è la consapevolezza di ciò che è all’opera in questo mondo decaduto. Spesso di questo mondo coltiviamo un’immagine non corrispondente alla realtà. Sono le Sacre Scritture che ci rivelano la realtà di questo mondo, come esso è. Il nostro testo dice: “Siate sobri, vegliate; il vostro avversario, il diavolo, va attorno come un leone ruggente cercando chi possa divorare” (8).

In questo mondo decaduto, di fatto, si aggira un “avversario”, un nemico ed oppositore di Dio, che la Bibbia chiama diavolo. Non si tratta affatto di “un concetto medievale”, “superato” [4]! Negarne la presenza significa lasciargli campo libero. Riconoscerlo significa dotarci delle armi spirituali che Dio ci mette a disposizione per contrastarlo efficacemente. Assolutamente sì: vi sono forze spirituali della malvagità che si oppongono alla causa di Dio e del nostro bene. Egli si avvale pure di servi, persone e strutture inique della società che, condividendo con lui le sue malefiche caratteristiche, parteggiano per lui, servono la sua causa. Il titolo di diavolo deriva da una parola che significa colpire o pugnalare. Attizza la malignità nella natura umana e avvelena l’anima. Se la sua azione prevalesse in noi ci attirerebbe all'apostasia e alla rovina. Chiamato anche Satana, perseguita coloro che sono stati redenti in Cristo cercando di rendere loro la vita difficile e allontanarli da Dio e affliggendoli nella mente e nel corpo. Egli “va attorno come un leone ruggente”, dice qui l’Apostolo. Il diavolo, il grande accusatore di tutti i fratelli, è come un leone ruggente, affamato, feroce, forte e crudele, il feroce e avido inseguitore di anime. L'immagine di un leone che si aggira famelico cercando chi possa divorare è certo estranea alla nostra cultura, e non ci rendiamo forse ben conto che cosa possa significare. Un africano nella savana lo saprebbe bene. Noi potremmo magari immaginare di camminare la notte in una viuzza di una grande città e temere che un aggressore esca improvvisamente per assalirci e derubarci. Renderci conto di questa realtà spirituale vuole dire affrontare le nostre preoccupazioni con le armi che Dio ci mette a disposizione.

 III. Le preoccupazioni vanno gestite 

Il terzo insegnamento di questo testo sulla “gestione delle preoccupazioni” è affrontarle nei termini che Dio ci indica. Quali sono? Che cosa ci dice questo testo?

Sobrietà. In primo luogo, che noi dobbiamo essere “sobri” cioè calmi e in controllo di noi stessi. Le preoccupazioni sono come un’ubriacatura che ci annebbia la mente. Essere sobri vuol dire governare sia in nostro “uomo esteriore” che quello interiore con le regole della temperanza, della modestia e della mortificazione, controllare e padroneggiare le nostre emozioni.

Vigilanza. In secondo luogo dobbiamo essere pure “vigilanti” cioè svegli, all’erta, in guardia, con gli occhi sempre ben aperti e responsabilmente pronti a reagire ed agire. Quindi l’Apostolo ne deduce che è nostro dovere essere vigili; non incuranti, ma piuttosto sospettosi del costante pericolo degli stratagemmi di questo nemico spirituale e, sotto tale apprensione, essere vigili e diligenti per prevenire i suoi disegni e salvarci con gli strumenti che Dio ci fornisce.

Pietro parlava per esperienza. Egli, infatti, non aveva tenuto conto di questa realtà quando aveva dormito nel Giardino del Getsemani dopo che Gesù lo aveva avvertito di vegliare e pregare affinché non entrasse in tentazione. Se Pietro fosse stato vigile forse non avrebbe rinnegato Gesù tre volte nel cortile del sommo sacerdote.

Resistenza. In terzo luogo dobbiamo resistere a Satana (9). Se Pietro avesse resistito a Satana, forse non sarebbe stato soverchiato. “Resistetegli stando fermi nella fede” [5]. Per resistergli dobbiamo stare saldi nella fede nelle verità rivelate, nelle promesse di Dio. Satana mira alla fede dei cristiani. Se solo potesse capovolgere la loro fede e trascinarli nell'apostasia, allora avrebbe raggiunto il punto e rovinato le loro anime; perciò, per distruggere la loro fede, suscita aspre persecuzioni e aizza contro di loro le circostanze. A questa forte prova e tentazione essi devono resistere, essendo ben fondati, risoluti e saldi nella fede.

 IV. Il ruolo della comunità cristiana 

Il  quarto insegnamento di questo testo sulla “gestione delle preoccupazioni” è affrontarle non da soli, ma nella solidarietà della comunità cristiana. Pietro dice: “ ... sapendo che le medesime sofferenze si compiono nella vostra fratellanza sparsa per il mondo”(9). Non siamo soli ad essere afflitti da svariate preoccupazioni e non dobbiamo esserlo [6]! Altri le hanno affrontate e risolte. Parla delle tue preoccupazioni ai tuoi fratelli e sorelle in fede. Non “tenertele dentro”. Chiedi loro consiglio ed aiuto. Qual è stata la loro esperienza? Come hanno reagito e ne sono venuti a capo? Non sei l’unico ad essere in questa situazione. La comunità cristiana ha la precisa responsabilità e il privilegio di venire in aiuto concretamente a chi è afflitto. Deve esserne solidale. Ricordate le collette “per i santi” raccolte da Paolo? “Ora, fratelli, vogliamo farvi sapere della grazia di Dio concessa alle chiese di Macedonia. In mezzo alle molte afflizioni con le quali esse sono provate, l'abbondanza della loro gioia e la loro estrema povertà hanno abbondato nelle ricchezze della loro generosità. Poiché, io ne rendo testimonianza, secondo le loro possibilità, anzi al di là delle loro possibilità, hanno dato volenterosi, chiedendoci con molta insistenza la grazia di contribuire a questa sovvenzione destinata ai santi” (2 Corinzi 8:1-4). Tutto questo stabilisce un principio.

 Conclusione 

Abbiamo iniziato oggi la nostra riflessione considerando ciò che auspicava l’apostolo Paolo in una sua epistola: “Vorrei che foste senza preoccupazioni” (1 Corinzi 7:32). Non si trattava e non si tratta di un impotente desiderio, ma egli offriva, ispirato da Dio, pratiche soluzioni per venirne a capo. Di fronte a laceranti e paralizzanti preoccupazioni dobbiamo essere persuasi che Dio può e vuole farsene carico: “gettiamole su di Lui”, fiduciosi. La rivelazione biblica ci fa conoscere ciò che si muove dietro alle nostre preoccupazioni: affrontiamolo con le armi che Dio ci fornisce. Le preoccupazioni, poi, vanno attivamente “gestite”. Infine abbiamo considerato il ruolo che in tutto questo può e deve avere la comunità cristiana. Indubbiamente non siamo lasciati a noi stessi. Pensiamoci e agiamo su questa base approfondendo ulteriormente la questione.

Paolo Castellina, 14 maggio 2023

 Note e approfondimenti 

[1] Lo si definisce come "welfare state", che può essere reso in italiano come "stato sociale" o "stato di benessere". Entrambe le traduzioni sono comunemente utilizzate e si riferiscono al concetto di un sistema in cui lo Stato assume la responsabilità di garantire il benessere e la protezione sociale dei suoi cittadini attraverso la fornitura di servizi pubblici, come l'assistenza sanitaria, l'istruzione, la sicurezza sociale e altri sostegni economici.

[2] Vocabolario Treccani.

[3] Il termine greco "μέριμνα" (pronunciato "merimna") compare diverse volte nel Nuovo Testamento ed è spesso tradotto con "preoccupazione" nelle versioni in italiano. Tuttavia, il suo significato va oltre il semplice senso di preoccupazione comune nella lingua contemporanea. L'origine etimologica del termine μέριμνα può fornire un'ulteriore comprensione del suo significato. Deriva dalla radice greca "μερίζω" (pronunciato "merizō"), che significa "essere diviso" o "essere afflitto". Questa radice richiama l'idea di essere divisi tra diverse preoccupazioni o di essere afflitti da un peso emotivo. Nel contesto del Nuovo Testamento, μέριμνα viene spesso utilizzato per descrivere l'ansia, l'agitazione o l'eccessiva preoccupazione riguardo alle questioni materiali o alla vita quotidiana. Indica una preoccupazione eccessiva che può distrarre dalla fiducia in Dio e dall'impegno spirituale. Gesù stesso esorta i suoi discepoli a non essere preoccupati per il cibo, il vestito o il domani, ma a confidare nella provvidenza divina (ad esempio, Matteo 6:25-34). Nel contesto cristiano, l'invito è quello di affidare le proprie preoccupazioni a Dio, di cercare il Regno di Dio prima di tutto e di confidare nella Sua cura e provvidenza. Il termine μέριμνα sottolinea l'importanza di una fiducia completa e di una liberazione dalle preoccupazioni eccessive per vivere una vita spirituale autentica. In sintesi, mentre "preoccupazione" può essere una traduzione adeguata di μέριμνα, è importante comprendere che il termine greco porta con sé un significato più ampio che sottolinea l'eccessiva preoccupazione, l'ansia e la divisione interiore che possono ostacolare la relazione con Dio e il benessere spirituale. Il termine "μέριμνα" (merimna) appare nel Nuovo Testamento greco in diverse occasioni. Ecco un elenco delle sue occorrenze:

  • Matteo 6:25 - "Perciò vi dico: non affannatevi per la vostra vita..."
  • Matteo 6:27 - "E chi di voi può, con tutte le sue preoccupazioni, aggiungere un solo istante alla sua vita?"
  • Matteo 6:28 - "E perché vi preoccupate del vestito?"
  • Matteo 6:31 - "Non abbiate dunque preoccupazioni"
  • Matteo 6:34 - "Non preoccupatevi dunque per il domani"
  • Luca 10:41 - "Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose"
  • 1 Corinzi 7:32 - "Vorrei che foste senza preoccupazioni"
  • 1 Corinzi 7:33 - "ma chi è sposato si preoccupa delle cose del mondo"
  • Filippesi 4:6 - "Non angustiatevi per nulla"
  • 1 Pietro 5:7 - "gettate su di lui ogni vostra preoccupazione".

[4] Gli aggressori dai quali dobbiamo guardarci sono anche di carattere spirituale e per quanto gli aggressori materiali siano pericolosi, il nostro Signore Gesù Cristo ci dice che dovremmo ben più temere l'aggressore spirituale. Gesù infatti dice: "E non temete coloro che uccidono il corpo, ma non possono uccidere l'anima, temete piuttosto colui che può far perire e l'anima e il corpo nella Geenna" (Mt. 11:26). Il razionalismo moderno, cieco rispetto al mondo spirituale ride di queste concezioni. Satana però è un vecchio volpone, abilissimo nel tendere tranelli e nell'arte delle dissimulazione. Il suo colpo da maestro lo ha fatto proprio nei nostri tempi. C'è una favola che racconta di una volpe che catturava le sue prede facendo finta di essere morta. Questo è l'ultimo degli artifici di Satana. Secoli fa tutto veniva attribuito a Satana: tempeste, terremoti, eclissi, epidemie, malattie, a Satana veniva attribuito un potere pressoché illimitato. La scienza oggi ha cacciato Satana dalle tempeste di grandine e dai fulmini dei temporali, e ci ha reso coscienti almeno di alcune delle leggi che regolano questi fenomeni. Satana così ha cambiato le sue tattiche, e con un'umiltà che alcuni farebbero bene ad imitare, egli ha dato l'annuncio della sua propria morte. "Io sono morto", dice il diavolo, "il diavolo non esiste più. Io mi sono estinto con le streghe ed i fantasmi, e con tutte queste sciocchezze dei secoli bui". No. Noi abbiamo una sicura parola profetica alla quale faremmo bene a prestare attenzione. Questo antico avversario è tanto reale per voi e per me come sempre lo è stato, tanto reale come lo era per Adamo, per Giobbe o per Giuda.

[5] Difronte agli attacchi che sopraggiungono a noi ed alla nostra famiglia, noi dobbiamo bene conoscere quale sia la situazione. Dio è sovrano. Satana non è onnipotente. Egli cercherà di spaventarci e di portarci alla disperazione, facendoci credere che niente e nessuno potrà ostacolarlo nei suoi piani. La verità però è che Dio è più forte, e Dio stesso nella Sua Parola ci fornisce gli strumenti necessari, le armi spirituali necessarie per neutralizzarne l'opera. La fede, l'ubbidienza, la meditazione e l'applicazione diligente della Parola di Dio, e soprattutto la preghiera. Poterci avvalere si queste armi significa cercare di ottenere una chiara conoscenza delle dottrine dell'Evangelo, in modo da tenerle ben in pugno. Questo ci renderà forti. Dobbiamo attenerci saldamente alle promesse di Dio, che in Cristo sono sempre "si" ed "amen", e sapremo resistere. Conoscere ed applicare la Parola di Dio ci aiuterà a discernere gli attacchi di Satana, ci aiuterà a identificare e a combattere le ideologie estranee che vorrebbero instillarci nella nostra mente.

[6]  Almeno per tre motivi non dobbiamo disperare quando ci sentiamo come cristiani attaccati da ogni lato. Questi motivi ce li ricorda John Bunyan, nel suo famoso racconto allegorico "Il pellegrinaggio del cristiano". In questo racconto, ad un certo punto, troviamo il protagonista, Cristiano, che deve attraversare la terribile valle della morte, piena di pericoli. Il racconto dice: "Dopo aver camminato a lungo in quelle difficili circostanze, Cristiano ebbe l'impressione di udire la voce di un uomo, avanti a lui, che diceva 'Quando anche camminassi nella valle dell'Ombra della morte, non temerei male alcuno, perché tu sei con me'. Allora egli si rallegrò per tre ragioni. Prima di tutto perché qualcun altro che onorava Dio era anche lui in quella Valle. In secondo luogo sentiva che Dio era con loro, anche in quelle terribili circostanze e, pensò, 'Egli è con me, personalmente, sebbene per gli ostacoli che vi sono in questo luogo, non posso percepirne chiaramente la presenza. In terzo luogo, egli sperava di avere qualche compagno di viaggio, semmai fosse riuscito a raggiungerne uno. Così andò avanti e chiamò chi gli stava dinnanzi. L'altro, però, non sapeva che rispondere, perché anche lui pensava di essere solo". "Non pensavo che qualcuno potesse anche lui avere le esperienze che io sto passando", e sebbene io vi dica queste cose e che molti di voi pure hanno udito Satana ruggire, frequentemente ho detto in me stesso: "Non credo che nessun altro abbia mai avuto le stesse tentazioni che ho io". Beh, questo testo respinge questa mia supposizione. "le stesse sofferenze si compiono nella vostra fratellanza sparsa per il mondo".

Riassunto del testo e  domande  

Il messaggio del testo biblico di 1 Pietro 4:12-14 e 5:6-11 può essere riassunto come segue. L'autore, l'apostolo Pietro, incoraggia i credenti a non essere sorpresi o scoraggiati dalle sofferenze che possono sperimentare a causa della loro fede in Cristo e a non permettere che le preoccupazioni ci paralizzino. Egli afferma che tali prove sono parte normale dell'esperienza cristiana e servono a purificare e rafforzare la loro fede. Pietro li esorta a gioire nelle sofferenze, sapendo che condividono la sofferenza di Cristo e che saranno anche partecipi della sua gloria futura.  Successivamente, Pietro invita i credenti ad umiliarsi sotto la potente mano di Dio, riconoscendo la loro dipendenza e sottomissione a Lui. L'autore esorta i credenti a gettare ogni loro ansietà su Dio, perché Egli si prende cura di loro. Egli invita a rimanere vigili e sobri, resistendo alle tentazioni e all'opposizione del diavolo, che cerca di deviare i credenti dalla fede. Pietro sottolinea l'importanza della perseveranza nella fede, ricordando che anche altri credenti nel mondo stanno sperimentando sofferenze simili.  Infine, l'autore afferma che dopo che i credenti avranno sofferto per un breve periodo, il Dio di ogni grazia li ristabilirà, li confermerà e li renderà forti. Pietro riconosce che Dio ha il potere di dominio eterno e che Egli ci ha chiamati alla sua gloria attraverso Cristo. Concludendo, Pietro esorta i credenti a Lui, affinché la sua potenza possa operare in loro e che a Lui sia la gloria per sempre.

Domande per riflettere ed approfondire:

  • Qual è la tua reazione iniziale alla prospettiva di affrontare sofferenze e preoccupazioni a causa della tua fede? Credi che le prove possano effettivamente rafforzare la tua fede?
  • Come può il concetto di condividere la sofferenza di Cristo influenzare la tua prospettiva sulle difficoltà che incontri?
  • In che modo l'invito a umiliarti sotto la potente mano di Dio può influenzare la tua vita quotidiana e le tue decisioni?
  • Come ti senti all'idea di gettare ogni tua ansietà su Dio? Cosa ti impedisce talvolta di fare questo?
  • Quali sono alcune delle tentazioni o delle sfide che incontri nella tua vita di fede? Come puoi resistere e rimanere vigile contro di esse?
  • Come puoi incoraggiare te stesso e altri credenti a perseverare nella fede nonostante le difficoltà?
  • Come ti senti sapendo che il Dio di ogni grazia ti ristabilirà, ti confermerà e ti renderà forte dopo le tue sofferenze? In che modo questa promessa può influenzare la tua prospettiva e la tua speranza mentre affronti le difficoltà?
  • Quali sono alcune delle sfide o delle sofferenze che stai affrontando attualmente nella tua vita? Come puoi applicare gli insegnamenti di questo brano biblico per affrontarle con fede e speranza?
  • Come puoi condividere la tua esperienza di sofferenza e la tua fiducia in Dio con altri credenti che potrebbero trovarsi nella stessa situazione?
  • In che modo puoi vivere una vita umile e sottomessa sotto la potente mano di Dio nella tua vita quotidiana? Quali cambiamenti di atteggiamento o di comportamento potrebbero essere necessari?
  • Come puoi fare esperienza della cura di Dio mentre getti le tue ansie su di Lui? Quali passi pratici puoi prendere per affidare le tue preoccupazioni nelle mani di Dio?
  • Quali sono alcune delle promesse di Dio che ti incoraggiano e ti danno speranza mentre attraversi tempi difficili? Come puoi ricordarti di queste promesse e meditarci durante le prove?
  • Come puoi coltivare una mentalità di perseveranza e resistenza nella tua fede, nonostante le avversità che potresti incontrare?
  • In che modo la consapevolezza della gloria futura che Dio ha promesso può influenzare il tuo atteggiamento e la tua prospettiva nelle difficoltà attuali?