Predicazioni/Efesini/Le buone maniere del cristiano

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Le “buone maniere” del cristiano

Un comportamento appropriato

Le buone maniere… un comportamento sempre educato e civile… signorilità e sobria eleganza, …il rispetto del Galateo: ecco dei valori che, dicono, non essere più di moda in una società dove spesso prevale la maleducazione, la mancanza di rispetto, la volgarità… 

Mi è capitato recentemente di leggere a proposito di un’associazione denominata: “Rispetto e Buone Maniere”. Lo statuto di questa associazione afferma, fra l’altro: “L’Associazione ‘Rispetto e Buone Maniere’ nasce dall’esigenza di combattere la maleducazione e l’aggressività che dilagano sempre più nella nostra società, nel nostro quotidiano (…) All’insegna dello slogan ‘un sorriso per vivere meglio’ ci proponiamo (..) di far riscoprire il piacere delle Buone Maniere intese non come vuoto formalismo, bensì come momento d’incontro e fiducia con l’altro per contribuire alla dignità di sentirsi persona. (…) Alcuni dati (…) ci fanno capire la gravità del fenomeno dell’aggressività e della maleducazione (…)”. Attraverso un passaparola , un impegno dei soci a ‘premiare’ le persone rispettose e cortesi (…) una ricerca di chi è rimasto ancora fedele a certi valori, un riflettere al comportamento personale e degli altri, una denuncia di soprusi e sopraffazioni in tutti i campi (…) più sarai scontroso e maleducato, più verrai isolato e trattato male. Più ti avvicini agli altri con educazione e gentilezza, più verrai rispettato ed amato (…) Il Programma della nostra Associazione intende invece sviluppare un benessere sociale ben diverso che contribuisce allo sviluppo della cultura umanistica e alla prevenzione e la tutela della personalità di ogni singolo, formando una coscienza individuale più responsabile e dignitosa...”.

Si tratta di un’iniziativa con un programma notevole ed ambizioso che richiama una società decadente in campo etico e morale a valori molto importanti che garantiscono la sopravvivenza e la dignità sia del singolo che della società, la qualità della vita. Come non notare, al tempo stesso, che tutto questo ha sempre fatto parte degli obiettivi e dei “programmi” della fede cristiana? E’ infatti la potente efficacia dell’Evangelo di Gesù Cristo, che ha il potere di formare “una coscienza individuale più responsabile e dignitosa, stimolando fra le diverse generazioni e le diverse culture la crescita umana”, e questo non solo per “riscoprire il piacere di far parte di una società veramente civile”, ma per restituire l’essere umano alla sua identità e vocazione originale, com’era stata intesa dal Creatore. E’ quanto ci presenta il testo biblico di  oggi, tratto dalla lettera dell’apostolo Paolo ai cristiani di Efeso, al capitolo 5, i primi otto versetti. Ascoltiamolo:

Il testo biblico

“Siate dunque imitatori di Dio, come figliuoli suoi diletti; camminate nell'amore come anche Cristo vi ha amati e ha dato se stesso per noi in offerta e sacrificio a Dio, quale profumo d'odor soave. Ma come si conviene a dei santi, né fornicazione, né alcuna impurità, né avarizia, sia neppur nominata fra voi; né disonestà, né buffonerie, né facezie scurrili, che son cose sconvenienti; ma piuttosto, rendimento di grazie. Poiché voi sapete molto bene che niun fornicatore o impuro, o avaro (che è un idolatra), ha eredità nel regno di Cristo e di Dio. Niuno vi seduca con vani ragionamenti; poiché è per queste cose che l'ira di Dio viene sugli uomini ribelli. Non siate dunque loro compagni; perché già eravate tenebre, ma ora siete luce nel Signore. Conducetevi come figliuoli di luce” (Efesini 5:1-8).

Il capitolo 5 e la prima parte del capitolo 6 della lettera ai cristiani di Efeso ci parla delle conseguenze della fede cristiana a diversi livelli. Queste conseguenze hanno a che fare con il nostro comportamento, con il nostro modo di vivere. Il linguaggio biblico usa il termine “camminare”, “come condursi”, come comportarsi. Ecco perché si potrebbe sintetizzare il messaggio di Efesini 5 con tre esortazioni di base, che Iddio ci rivolge attraverso di esso: camminate nell’amore (1-6), camminate nella luce (8-14), camminate nella sapienza (15-21), dopodiché, dal versetto 22 l’Apostolo ci parla in modo specifico dei rapporti fra mogli e mariti, e poi, al capitolo 6, quello fra genitori e figli e fra padroni e dipendenti. Oggi ci limitiamo ai primi 8 versetti del capitolo 5.

Il fondamento delle “buone maniere”

La prima cosa che questo testo ci presenta è il fondamento delle nostre “buone maniere”, del nostro “comportamento appropriato”. In che modo, infatti, noi possiamo stabilire quali siano “le maniere” che possiamo ritenere buone, il comportamento che possiamo ritenere “più appropriato”? Chi decide che cos’è buono? Certo, ogni cultura umana ha le sue regole. 

Per un cristiano, però, i principi di fondo del “giusto comportamento” hanno una fonte precisa. Lo afferma il versetto 1: “Siate dunque imitatori di Dio perché siete figli da lui amati”. Sì, l’essere umano è stato creato ad immagine di Dio, e se vogliamo sapere quale debba essere il comportamento più rispondente alla nostra identità e vocazione, “dobbiamo imitare Dio”. Spesso ci lamentiamo del comportamento dei nostri figli. Ci dimentichiamo, però di uno dei comandamenti delle buone maniere: “I bambini ti guardano, i nuovi adulti saranno la tua immagine”. Accogliendo con fiducia nella nostra vita il Signore e Salvatore Gesù Cristo, noi veniamo adottati da Dio come Suoi figli, entriamo a far parte della Sua famiglia. Per questo dobbiamo adeguarci al “modo di vivere” di questa nuova famiglia e lo comprendiamo come il migliore in assoluto. Ecco perché si diventa cristiani imitando ciò che vediamo in Dio.

1. Il modo corretto di agire

Qual è la caratteristica dominante del comportamento di Dio, del Suo Figlio Gesù Cristo, dello Spirito Santo? Lo dice il versetto: “…camminate nell'amore come anche Cristo vi ha amati e ha dato sé stesso per noi in offerta e sacrificio a Dio quale profumo di odore soave”. Proprio come siamo stati perdonati in Cristo – immeritatamente – anche noi dobbiamo perdonarci gli uni gli altri. 

Questo perdono scaturisce dalla longanimità e dalla compassione l’uno dell’altro, il che permette di considerare la vita dalla prospettiva degli altri. Imitare Dio nel perdono si accompagna all’imitazione del sacrificio di sé stesso di Cristo per noi, nel quale similmente siamo sicuri nella nostra posizione e futuro con Dio tanto da sacrificare i nostri interessi personali come un’offerta fatta a Dio in favore degli interessi altrui. A volte i non credenti si dimostrano più avveduti dei figlioli di Dio. Il decalogo delle buone maniere “umanistiche”, dice, fra l’altro: “Lotta per essere migliore: ti darà motivazione per essere gentile con gli altri e regalare loro un sorriso (…) L’aggressività verso gli altri non risolve il peso dei tuoi problemi (…) Anche il tuo piccolo contributo può essere determinante per la realizzazione di una vita sociale più qualificata: sorrisi, saluti e calore umano sono vantaggio reciproco (…) Sii disponibile e comprensivo con gli anziani, domani aspetterai un sorriso anche tu”. Potrebbe non essere così un cristiano?

Gesù che sacrifica Sé stesso per gli altri, anche per chi non lo meriterebbe, Gesù che si pone volentieri a servire gli altri: ecco il modello della nostra “buona educazione cristiana”. Dopo che Gesù lava i piedi dei Suoi discepoli, dice: “Io vi ho dato un esempio, affinché anche voi facciate come vi ho fatto io” (Giovanni 13.15). La Scrittura dice che il sacrificio di sé stessi “è un buon odore” per Dio. Dobbiamo tenere il nostro corpo pulito e profumato per noi stessi e gli altri, ma è altrettanto importante essere moralmente puliti ed avere un comportamento gradevole, non essere “sporchi dentro”.

2. Il modo corretto di parlare

Le “buone maniere” cristiane implicano che noi facciamo uso in modo appropriato delle cose che sono a nostra disposizione. Se, ad esempio, qualche volta usiamo un coltello da cucina come cacciavite, sarebbe un po’ strano che usassimo cacciaviti e chiavi inglesi come posate per mangiare! Talvolta, poi, si parla di “uso improprio” di certi oggetti, magari come arma di offesa. Oggi maggiore è l’uso improprio che si fa della nostra lingua, del nostro modo di parlare, pieno, spesso di volgarità e persino bestemmie.

Un esperto di buone maniere scrive: “Parolacce ed espressioni volgari devono essere bandite da qualsiasi discussione, indipendentemente dalla situazione in cui vi troviate. Anche se siete a casa vostra, in famiglia o con gli amici evitate il turpiloquio: le cattive abitudini sono difficili da eliminare e se è vostra consuetudine utilizzare un linguaggio colorito nella vita di tutti i giorni, sarà difficile che poi riusciate a mascherarlo durante una serata in società. (..) Nel caso in cui vi facciate scappare una parolaccia, la cosa da fare è scusarsi con i presenti (…) Il fatto che di solito i giovani utilizzino un linguaggio un po’ troppo colorito, non deve far pensare che turpiloquio sia sinonimo di giovinezza…”, ma solo di maleducazione!

E’ esattamente ciò che ci dice il nostro testo biblico: tutto questo “non si addice” a dei figlioli di Dio: “Come si addice ai santi, né fornicazione, né impurità, né avarizia, sia neppure nominata tra di voi, né oscenità, né parole sciocche o volgari, che sono cose sconvenienti; ma piuttosto abbondi il ringraziamento. Perché, sappiatelo bene, nessun fornicatore o impuro o avaro (che è un idolatra) ha eredità nel regno di Cristo e di Dio” (3,4,5).

La nostra società è “ossessionata dal sesso”. Essa lo banalizza oppure lo fa diventare un idolo. Certo, per un cristiano non dovrebbe essere così. Come cristiani siamo stati chiamati fuori dalla massa e dobbiamo parlare ed agire non come fanno tutti, ma con discernimento, sapendo di essere “rappresentanti di Dio”, chiamati “a rivestire l'uomo nuovo che è creato a immagine di Dio nella giustizia e nella santità che procedono dalla verità” (Efesini 4:24). Allora possiamo accettare i doni di Dio, inclusa la sessualità, con riconoscenza, e restituirla al suo uso più appropriato.

L’Apostolo qui impartisce istruzioni sul come essere cristiani che possono essere classificate come “comportamento appropriato”, sia nel senso dello stile di vita che nel senso di uso di un linguaggio appropriato. Un comportamento sessuale immorale non è coerente con la nostra professione di fede e suscitano il dispiacere e l’ira di Dio. Se non ce ne ravvediamo non avremo parte alcuna “nel regno di Cristo e di Dio”. E’ incoerente con l’essere membri della famiglia di Dio il linguaggio sporco e rozzo. Lo stesso è vero per l’avidità, che è pure una sorta di “impurità”. La bocca del cristiano deve essere piena del flusso naturale di un cuore riconoscente. Al cristiano devono “scappare” solo parole di benedizione e verità, in modo del tutto naturale perché in lui c’è lo Spirito di Dio. 

3. Il modo corretto di pensare

Non c’è solo un modo corretto di agire ed un modo corretto di parlare. C’è anche un modo corretto di pensare! Anche il mondo parla della necessità di un’educazione del pensiero, della propria mentalità. 

Al riguardo del corretto modo di pensare, il nostro testo biblico dice: “Nessuno vi seduca con vani ragionamenti; infatti è per queste cose che l'ira di Dio viene sugli uomini ribelli” (6). I “vani ragionamenti” vogliono indurci l’incredulità rispetto a ciò che dice la Scrittura, in particolare sulla certezza che un giorno, per tutti, vi sarà “una resa dei conti”. Sebbene il giorno della resa dei conti possa essere negato con “vani ragionamenti”, il giudizio di Dio opererà alla fine una separazione fra “i figli della disubbidienza” (2:2), e gli amati figlioli di Dio (1:4,5; 5:1). E’ possibile essere sedotti da “vani ragionamenti”, solo quando noi stessi non abbiamo un pensiero chiaro, una concezione biblica del mondo ben definita, dove ogni cosa è chiaramente e razionalmente catalogata. Se abbiamo “idee chiare”, allora sapremo valutare bene ciò che udiamo e discernere ciò che è veritiero da ciò che è menzognero. Quando possiamo dire di avere “idee chiare”? Quando assorbiamo il pensiero di Dio espresso nelle Sacre Scritture e, pensando e ragionando, calchiamo, seguendole, “le orme” del pensare di Dio, cioè, come dice la Scrittura, “tenendo alta la parola di vita” (Filippesi 2:16). Infatti, per un figliolo di Dio, è essenziale ubbidire all’esortazione apostolica che dice: “La parola di Cristo abiti in voi abbondantemente; istruitevi ed esortatevi gli uni gli altri con ogni sapienza; cantate di cuore a Dio, sotto l'impulso della grazia, salmi, inni e cantici spirituali” (Colossesi 3:16).

Conclusione

Allora vedete, le testimonianze di chi dà valore alle buone maniere sono innumerevoli. Un famoso giornalista televisivo scrive: «È insopportabile l'atteggiamento da “lei non sa chi sono io!” che molti usano come biglietto da visita. Vorrei rispondere: «Lo so chi è lei, un imbecille». La maleducazione trova conferme nella volgarità. Non è volgare la persona che infiora il suo eloquio di parolacce. Lo è, ma non quanto i comportamenti di chi, occupandosi della cosa pubblica, testimonia superficialità e attitudine al furto. (…). Le buone maniere sono sinonimo di dignità personale e responsabilità civile». Non saranno, però, di per sé stessi, i manuali del Galateo a fare di noi persone “di buone maniere”: questo potrà solo essere il risultato della conversione a Gesù Cristo e del lento lavorio in noi dello Spirito Santo, che ricostruisce in noi l’immagine di Dio perduta. 

Riguardo ai “maleducati”, la Parola del Signore dice ai cristiani: “Non siate dunque loro compagni” (7). Essi, infatti, devono considerare il destino di coloro che non ubbidiscono all’appello della Parola di Dio alla conversione. Rifiutandosi di partecipare alla loro follia, devono rammentarsi della loro condizione di membri, per grazia, della famiglia di Dio, del popolo di Dio, “…perché in passato eravate tenebre, ma ora siete luce nel Signore. Comportatevi come figli di luce” (8). La Parola del Signore, dunque, in questo testo, vuole che i credenti in Cristo facciano di più che astenersi da ciò che causa l’ira di Dio, ma che vivano come “figli di luce” (Colossesi 1:13). Essi sono in comunione con Colui che è “la luce del mondo” (Giovanni 8:12; 9:15) ed anche loro devono essere, perciò, “luce del mondo” (Matteo 5:14). Che il Signore faccia di noi simili luci!

Paolo Castellina, riduzione di una predicazione di giovedì 11 marzo 2004.