Predicazioni/Proverbi/Una persona saggia e di buon senso chi la troverà

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Una persona saggia e di buon senso chi la troverà?

Il buon senso e la saggezza sta diventando una merce rara nel mondo oggi, dove sembra prevalere l’impulsività e superficialità di chi non pensa abbastanza, non ha un sano spirito critico e quindi  non valuta tutte le conseguenze di quel che dice e fa. Il libro biblico di Proverbi, del quale esaminiamo oggi il prologo, è un tesoro di sapienza pratica che Dio ha messo a nostra disposizione per guidare la nostra vita. La persona saggia non lo disdegna ma lo mette a buon frutto!

Saggezza cercasi 

Il buon senso e la saggezza (o sapienza) sta diventando una merce rara nel mondo oggi, dove sembra prevalere l’impulsività e superficialità di chi non pensa abbastanza, non ha un sano spirito critico e quindi  non valuta tutte le conseguenze di quel che dice e fa.

Un tempo, il “buon senso” era considerato il “sesto senso”, e veniva ritenuto il più importante al di sopra degli altri cinque. A questo “sesto senso” corrispondevano ragione, intuito, percezione e saggezza. Il sesto senso, com’è stato scritto, “diventa quindi capacità di agire in maniera razionale e saggia, prendendo decisioni e seguendo strade virtuose. Lo sviluppo del buonsenso, quindi, è strettamente correlato al concetto di razionalità e capacità di giudizio e discernimento.  (...). Il ‘sesto senso’ è qualcosa di profondo, interiore, che non si vede ma c’è anche se viene percepito esclusivamente a livello individuale. Buonsenso e saggezza viaggiano di pari passo. Entrambi questi concetti riguardano la capacità di chi è in grado di effettuare valutazioni in maniera razionale, tendendo a compiere le migliori scelte possibili per sé stessi o la comunità” [1]. Le persone dotate di saggezza e buonsenso sanno agire in maniera equilibrata e prudente, valutando le alternative possibili senza lasciarsi sopraffare dalla sfera emotiva, dai pregiudizi o dall’apparente convenienza. Il buonsenso e la saggezza sono qualità che derivano necessariamente dall’esperienza, dalla ragione e dalla crescita personale e comunitaria. Fin qui la concezione comune di “buon senso” e sapienza.

Chi ci può insegnare la saggezza e il buon senso? Lo può fare in modo supremo solo Dio il quale, con la Sua sapienza, ha disposto nella creazione ogni cosa in modo ottimale. Egli ci ha lasciato nella Sua Parola scritta, per ogni ambito della nostra vita, una guida sicura. Le Sacre Scritture, infatti, non solo aprono la nostra mente e il nostro cuore alle ampie prospettive degli eterni propositi di salvezza nel Signore e Salvatore Gesù Cristo, ma ci guidano a vivere in modo retto, santo e buono. Lo evidenzia l’apostolo Paolo quando, scrivendo al suo giovane discepolo Timoteo, dice: “... fin da fanciullo hai avuto conoscenza degli Scritti sacri, i quali possono darti la sapienza che conduce alla salvezza mediante la fede in Cristo Gesù. Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, affinché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona” (2 Timoteo 3:15-17). L’Apostolo lo ribadisce più volte nei suoi scritti: “Guardate dunque con diligenza come vi comportate, non da stolti ma da saggi, riscattando il tempo, perché i giorni sono malvagi. Perciò non siate disavveduti, ma intendete bene quale sia la volontà del Signore” (Efesini 5:15-17).

Dal tesoro della sapienza del re Salomone

Le Sacre Scritture hanno un’intera sezione chiamata “scritti sapienziali” che, in modo particolare il libro dei Proverbi, educano il figliolo di Dio alla saggezza in ogni area della sua vita. Questo libro sorge dal tesoro accumulato di sapienza di Salomone, figlio di Davide, re d'Israele, che della sapienza è diventato figura paradigmatica, ideale [3]. Salomone è diventato famoso per aver chiesto a Dio di ricevere soprattutto saggezza nell’amministrazione del suo regno. Fin dall’inizio, come gli riconosce Dio stesso, aveva chiesto “non ricchezze, né beni, né gloria, né la morte dei tuoi nemici, e nemmeno una lunga vita, ma hai chiesto per te saggezza e intelligenza per poter amministrare la giustizia per il mio popolo del quale io ti ho costituito re” (2 Cronache 1:11). La testimonianza che gli rende la Bibbia è questa: “Dio diede a Salomone sapienza, una grandissima intelligenza e una mente vasta (...) La sapienza di Salomone superò la sapienza di tutti gli Orientali e tutta la sapienza degli Egiziani e la sua fama si sparse per tutte le nazioni circostanti. Pronunciò tremila massime e i suoi inni furono mille e cinque. (...) Da tutti i popoli veniva gente per udire la sapienza di Salomone, da parte di tutti i re della terra che avevano sentito parlare della sua sapienza” (1 Re 4:29-34).

Per amministrare rettamente la nostra vita e pure per riparare i nostri errori del passato, credo che rimanga della massima importanza apprendere che cosa Dio ci insegna attraverso il libro di Proverbi, lo scrigno del tesoro di Salomone a nostra disposizione. Questo libro ci esorta dicendo: “Acquista la sapienza; a costo di tutto ciò che possiedi acquista l'intelligenza” (Proverbi 4:7). Lo faremo in puntate successive. Oggi ci concentriamo sul suo prologo. Ascoltiamolo.

“Proverbi di Salomone, figlio di Davide, re d'Israele; perché l'uomo conosca la sapienza e l'istruzione, e comprenda i detti sensati; 3perché riceva istruzione riguardo al buon senso, la giustizia, l'equità, la rettitudine; per dare accorgimento ai semplici e conoscenza e riflessione al giovane. Il saggio ascolterà e accrescerà il suo sapere; l'uomo intelligente ne trarrà buone direttive per capire i proverbi e le allegorie, le parole dei saggi e i loro enigmi” (Proverbi 1:1-6).

Lo scopo e i destinatari del libro

Dopo aver menzionato chi ne sia l’autore, o meglio, il principale ispiratore, vale a dire: “Proverbi di Salomone, figlio di Davide, re d'Israele” (1), il prologo al libro di Proverbi stabilisce quale ne sia la motivazione ultima e i suoi destinatari. Analizziamolo pezzo per pezzo.

1. “... perché l'uomo conosca la sapienza e l'istruzione” (2a). Si potrebbe dire che qui il termine “sapienza” corrisponda alla teoria e “istruzione” (“educazione”, “disciplina”, “correzione”) corrisponda alla pratica. Nelle Sacre Scritture teoria e pratica vanno sempre assieme come la congiunzione fra “ortodossia” e “ortoprassi” [5]: la retta dottrina e la retta pratica devono essere, infatti, sempre congiunte. La prima è ciò che si afferma, la seconda ciò che si insegna e la si mette in pratica, come un artigiano al suo apprendista. Si potrebbe infatti dire che l’intero libro di Proverbi sia un vero e proprio progetto educativo del figliolo di Dio, o, in altri termini, uno strumento della sua santificazione. Questo corrisponde al Grande Mandato evangelico. Notate in esso sia la parte dottrinale che pratica. “Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutte quante le cose che vi ho comandate” (Matteo 28:19-20).

2. “... e comprenda i detti sensati” (2b), è anche tradotto come:“detti profondi” o “dettami o avvertimenti della prudenza”, il “buon senno” (così Diodati), oppure anche tradotto “per discernere saggi consigli”. Il discernimento è uno dei doni dello Spirito Santo [5] ed è dato affinché il figliolo di Dio possa distinguere tra luce e oscurità, verità ed errore, il giusto e lo sbagliato.

Il destinatario di tutto questo è: “l’uomo”. Con “uomo” è certo da intendersi ogni creatura umana, ma solo quella riconciliata con Dio può apprezzare veramente questa esortazione. Questi “detti sensati”, sono riconosciuti come tali, infatti, solo dal figliolo di Dio e lasciano per lo più indifferente, se non ostile, la persona inconvertita e, di fatto, diventa per essa implicitamente una condanna. È così che questa, come ogni altra espressione della Scrittura è data da Dio soprattutto “alla sua Chiesa” [6]. Essi possono essere intesi veramente solo da una persona spiritualmente rigenerata, come dice l’Apostolo: “... perché possiate distinguere le cose eccellenti, affinché siate sinceri e irreprensibili per il giorno di Cristo” (Filippesi 1:10).

3. L’istruzione del figliolo di Dio viene ribadita nel versetto seguente: “... perché riceva istruzione riguardo al buon senso, la giustizia, l'equità, la rettitudine” (3);

L’istruzione riguarda il migliore comportamento da tenere in diverse circostanze. Qual è, però, il criterio da seguire per determinare ciò che sia davvero “migliore”? Forse le nostre opinioni o inclinazioni naturali, quelle che di volta in volta noi riteniamo utili? No, il giusto criterio di comportamento è quello manifestato dalla natura rivelata di Dio e dalla Sua volontà pure rivelata, con la quale ogni situazione in cui ci troviamo va valutata e confrontata. Si tratta della Legge suprema di Dio proclamata nell’intera Bibbia e incarnata in Gesù Cristo. È Lui che, per noi: “è stato fatto da Dio sapienza, e giustizia, e santificazione, e redenzione” (1 Corinzi 1:30). Cristo è andato dritto per la strada stabilita “senza piegare né a destra né a sinistra”. È “la via maestra” quella che ci viene indicata anche nel Libro di Proverbi.

4. “... per dare accorgimento ai semplici” (4a). Qui la saggezza viene definita come “accorgimento” o avvedutezza, che è la capacità di prevedere e giudicare le cose, la prontezza d’intuito, la perspicacia, l’astuzia prudente e previdente, l’essere accorti, giudiziosi, avere acume, cioè acutezza di mente. L’astuzia potrebbe essere considerata un concetto negativo quando è usata per il male. Qui però si tratta di promozione del bene. “Poiché l'Eterno dà la sapienza; dalla sua bocca procedono la scienza e l'intelligenza” (Proverbi 2:6 ).

Chi ha particolarmente bisogno di questa qualità? Ecco un’ulteriore specificazione dei suoi destinatari. È per i “semplici”, o meglio, “i semplicioni”, gli ingenui, i creduloni, chi vede le cose solo alla superficie e non approfondisce, chi si fa facilmente ingannare, chi spesso per comodità si limita ai luoghi comuni o alla pubblica opinione senza riflettere abbastanza. La Parola di Dio, incastonata in questi ispirati proverbi può rendere una persona più saggia dei filosofi di questo mondo. Non si tratta infatti solo di avere cultura, informazioni, perché spesso anche i sapienti di questo mondo sono ingannati dalle forze spirituali della malvagità e ne sono manipolati.

5. I suoi destinatari sono: l’uomo, i semplici, ma anche il giovane: “... e conoscenza e riflessione al giovane” (4b). I giovani, i nostri figli e figlie, devono essere educati alla riflessione e a un sano senso critico. Spesso questo oggi non avviene nelle scuole pubbliche che, di fatto, si prefiggono di formare servi ubbidienti del sistema di potere che governa la nazione. È necessario formare tempestivamente la mente del giovane alla pietà e alla vera religione, fornirgli regole per il suo comportamento presente e futuro, in tutti i periodi della sua vita e in qualunque stato e condizione possa entrare. Un Salmo dice: “Come renderà il giovane la sua via pura? Con il badare a essa secondo la tua parola” (Salmo 119:9). Essenziale in questo è l’educazione che genitori credenti possono impartire tramite la dottrina e l’esempio.

6. L’uomo, i semplici, i giovani, ma anche “il saggio”. Ma come? Se è già saggio, che motivo avrebbe ancora di apprenderla? Il nostro testo dice: “Il saggio ascolterà e accrescerà il suo sapere; l'uomo intelligente ne trarrà buone direttive” (5). La sapienza rivelata di Dio non riguarda infatti solo i semplicioni e i giovani, ma anche la persona già saggia e d’esperienza. Perché essa non è solo per principianti, ma per acquisire sempre maggiore saggezza. Infatti non si finisce mai di imparare! Essa  contiene pure molte cose per persone anziane ed esse così aumenteranno la loro conoscenza. L’apostolo Paolo così può dire: ”Nondimeno, fra quelli che sono maturi, noi esponiamo una sapienza, però una sapienza non di questo secolo né dei dominatori di questo secolo che stanno per essere annientati, ma esponiamo la sapienza di Dio misteriosa e nascosta, che Dio aveva prima dei secoli predestinata a nostra gloria” (1 Corinzi 2:6).

Un commentatore scrive al riguardo: “L'uomo dotato di intendimento spirituale arriva alla conoscenza dei saggi consigli di Dio; le dottrine dell’Evangelo, che sono ‘tutto il consiglio’ di Dio; sono la saggezza recondita, la saggezza nascosta di Dio, alla quale nessuna saggezza dell'uomo è paragonabile. È il piano più saggio che sia mai stato formulato e che l'ingegno dell'uomo non avrebbe mai potuto ideare, nemmeno la salvezza mediante Gesù Cristo; e che è stato posto nei ‘consigli antichi’ di Dio, che sono fedeltà e verità e la cui conoscenza è raggiunta da chi è spiritualmente saggio. Inoltre, un uomo che comprende a fondo le cose contenute in questo libro è idoneo ad essere consigliere di altri nelle cose umane e divine; nelle cose morali, civili e spirituali: è idoneo a far parte del consiglio dei principi, a essere consigliere dei re; sì, avere le redini del governo nelle sue mani. (...) come pilota può significare la parola, e governa la nave nella direzione in cui si trova; che si tratti della sua famiglia, o della chiesa di Dio, o di una città, o di una corporazione, o di un regno. Questo libro, da lui giustamente compreso, gli fornirà le regole per fare ogni cosa bene e con saggezza”.

7. Infine è scritto: “... per capire i proverbi e le allegorie, le parole dei saggi e i loro enigmi” (6) Un uomo saggio e che comprende, ascoltando e prestando attenzione a ciò che viene qui esposto, non solo attingerà a saggi consigli, ma anche la comprensione dei detti proverbiali e ne vedrà l'"eleganza", la loro eloquenza e bellezza, come significa la parola; ed essere in grado di interpretarli agli altri in modo chiaro e semplice. Essi sono “enigmi” che, come per le parabole di Gesù vanno “decifrati” e applicati. Questo non vuole dire che siano enigmi insolubili, ma sono riservati a persone riflessive e senza pregiudizi, disposte a scavare le cose a fondo. Il saggio deve essere come l’Ecclesiaste (il Qoheleth) che è così descritto: “L'Ecclesiaste, oltre a essere un saggio, ha anche insegnato al popolo la scienza, e ha ponderato, scrutato e messo in ordine un grande numero di sentenze” (Ecclesiaste 12:11).

Conclusione

Dunque, la saggezza può essere definita come un approccio realistico ai problemi della vita. Oppure anche: "La saggezza è l'intuizione delle cause sottostanti e del significato o conseguenza delle cose, intuizione che consente di applicare al fine migliore la conoscenza che si possiede". Certo, la saggezza è quell’intuizione che ci aiuta a decidere quale sia la cosa migliore da fare e ciò che ci consente di reagire alle diverse circostanze della vita nel modo giusto, migliore.

Ecco così che   nei primi nove capitoli del libro di Proverbi troviamo discorsi che esaltano il valore della saggezza. La virtù della saggezza si vede nella vita prospera che può produrre (Proverbi 3:13-18). Il suo valore si trova anche nel proteggerci da molte trappole (Proverbi 3:21-26). Alcune "insidie" contro cui spesso si mette in guardia nel libro dei Proverbi sono le cattive compagnie (Proverbi 1:10-19), le persone immorali (Proverbi 5:1-14), la pigrizia (Proverbi 6:6-11) e molto altro ancora,

È questo e  altro ancora che rende particolarmente prezioso il libro di Proverbi. Invece di sprecare il nostro breve tempo qui sulla terra cercando di scoprire la saggezza attraverso il processo di tentativi ed errori, possiamo andare direttamente al Libro dei Proverbi! Lì possiamo trovare quella saggezza che è divinamente ispirata da Dio, dimostrata vera da generazioni di persone giuste che hanno vissuto la propria vita in base ad essa. Essa è espressa in modo conciso e facile da ricordare, così come lo è ogni proverbio, anche quelli della nostra cultura secolare. Il valore del Libro dei Proverbi è che, insieme al resto della Scrittura, fornisce la saggezza di Dio stesso!

Ciò non vuol dire che occorra poco sforzo per trarre profitto da questa saggezza, perché ci vuole impegno (cfr. Proverbi 2:1-6), ma per coloro che guardano a Dio attraverso la Sua Parola e la preghiera, la promessa di Dio è che sarà loro concessa la saggezza. Come dice l’apostolo Giacomo: “... che se alcuno di voi manca di sapienza, la chieda a Dio che dona a tutti liberalmente senza rinfacciare, e gli sarà donata. Ma chieda con fede, senza dubitare, perché chi dubita è simile a un'onda di mare, agitata dal vento e spinta qua e là” (Giacomo 1:5-7). Questo è sicuramente un modo di gran lunga migliore per trovare la saggezza rispetto al modo in cui lo fa la maggior parte delle persone - ammesso che lo facciano.

La saggezza del libro di Proverbi, che è Parola di Dio, è la stessa incarnata dal Signore e Salvatore Gesù Cristo, “nel quale tutti i tesori della sapienza e della conoscenza sono nascosti” (Colossesi 2:3). Senza Gesù Cristo nella nostra vita, non c’è modo di essere veramente saggi.

Note

[1] https://www.trovafrasi.com/citazioni/frasi-buonsenso/?expand_article=1

[2] “Questi proverbi fanno conoscere la vera sapienza e capire i detti più profondi. Insegnano a vivere in modo intelligente, a essere giusti, onesti e leali. Danno agli inesperti l’accortezza, insegnano ai giovani riflessione e discernimento. Anche il saggio, con questi proverbi, può accrescere la sapienza, la persona avveduta acquisire abilità: così possono capire i significati dei proverbi e i problemi dei sapienti. Rispettare il Signore è fondamento del conoscere; gli stolti disprezzano la sapienza e rifiutano di imparare” [TILC].

[3] Come Davide che diventa figura dimostrativa, emblematica, esemplare, esemplificativa, indicativa, rappresentativa del pio re per eccellenza. Questo non giustifica, evidentemente, i loro errori o incoerenze, perché essi rimangono esseri umani fallibili. Lo stesso vale per le prefigurazioni bibliche che in sé stesse sono imperfette e rimandano alla perfezione veniente.

[4] A partire dagli anni '60, il termine “ortoprassi” è stato reso popolare da Johann Baptist Metz (nato nel 1928), da Nikos Nissiotis (morto nel 1986), dal Consiglio Ecumenico delle Chiese e dalla teologia della liberazione. Da una parte, un'ortodossia puramente formale non è migliore di una conformità verbale a un sistema di affermazioni dottrinali. D'altra parte, un'enfasi unilaterale sull'ortoprassi può deteriorarsi in un puro attivismo staccato dalla fede e dal culto cristiano.

[5] 1 Corinzi 12:10.

[6] Confessione di fede di Westminster 1:1 - https://www.tempodiriforma.it/mw/index.php?title=Confessioni_di_fede/Westminster/Confessione_di_fede/cfw01/cfw01-1