Preghiera/Porzioni giornaliere/Aprile

Da Tempo di Riforma Wiki.
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1 Aprile

"... perché possiate distinguere le cose eccellenti, affinché siate sinceri e irreprensibili per il giorno di Cristo" (Filippesi 1:10).

Se la luce divina ha illuminato la tua mente e la vita divina ha ravvivato il tuo cuore e ami il Signore e il suo popolo, devi saper distinguere "le cose eccellenti". Perché sono così raccomandate alla tua coscienza non puoi certo aprovare bugie deliberate o chiamare il nero bianco - quelle che il mondo propone. Distinguendo ed approvando le "cose eccellenti", disapproverai necessariamente tutto ciò che è contrario o non raggiunge questa eccellenza.

Ora, questo è ciò che ci distingue dal mondo e dal suo spirito, e da tutti coloro i cui occhi sono accecati dal dio di questo mondo: mentre loro approvano le cose che Dio detesta, noi approviamo le cose che Dio ama. Ecco la mente di Cristo; ecco l'insegnamento dello Spirito che ci dà in una certa misura di vedere come vede Cristo, di sentire come sente Cristo, di amare come ama Cristo e di approvare come approva Cristo. Finché non discerniamo e approviamo le cose eccellenti e cerchiamo, secondo quanto il Signore ci consente, di conoscere la volontà di Dio e di metterla in pratica, nkn saremo irreprensibili.

Ma non appena perdiamo di vista questo modello spirituale e stabiliamo l’opinione degli uomini, allora i nostri occhi si accecano, il nostro cuore si indurisce, la nostra coscienza si intorpidisce, e invece di discernere e approvare le cose eccellenti, possiamo gradualmente e insensibilmente scivolare verso una spirito di empietà.

2 Aprile

"Ti ho provato nel crogiuolo dell'afflizione" (Isaia 48:10).

Secondo la testimonianza stessa di Dio, è "attraverso molta tribolazione" che entreremo nel Regno; e quindi non è possibile entrare nel regno della grazia qui, o nel regno della gloria nell'aldilà, senza di essa. Ma si tenga sempre presente questo, che qualunque tribolazione capiti ai santi, essa è imposta su di loro dalla mano di Dio, e che proprio allo scopo di metterli in una situazione e di renderli capaci di ricevere quei conforti che Dio solo può conferire.

Nessuno se non Gesù stesso e Dio Padre possono confortare un cuore veramente afflitto. E può e di tanto in tanto conforta i suoi cari con il senso della sua presenza; da una parola di potere dalle sue labbra gentili; dalla luce del suo volto; dal balsamo del suo sangue espiatorio e del suo amore sacrificale; e mediante l'opera e la testimonianza dello Spirito interiore. E mentre ricevono questa consolazione dalla bocca di Dio, i loro cuori sono consolati. Quanto è buono il Signore, per sua libera grazia, nel conferire tali benedizioni alla sua famiglia redenta! Che ce ne doni molti! E possa egli, ovunque abbia concesso a qualcuno di noi una consolazione eterna, o anche una buona speranza attraverso la grazia, confortare i nostri cuori mentre attraversiamo questa valle di lacrime, e possano le nostre consolazioni non essere né poche né piccole.


3 Aprile

"Cercate la pace con tutti e la santificazione senza la quale nessuno vedrà il Signore" (Ebrei 12:14).

Possedere questa santità è l'idoneità necessaria e indispensabile per ricevere quella che la Scrittura chiama: "la sorte dei santi nella luce" (Colossesi 1:12). Questa idoneità, però, deve essere operata in noi dalla potenza della grazia di Dio, poiché sono sicuro che in noi stessi non ne abbiamo alcuna. Ne vedete, però, la necessità: quale felicità potrebbe esserci nelle corti della beatitudine se non avessimo la natura atta per goderne? Se non fossimo resi capaci di vedere Cristo così com’è e di godere per sempre della sua presenza, il paradiso non sarebbe un paradiso per noi. Niente di impuro o di empio, infatti, può entrarvi. La santificazione quindi deve essere operata in noi dalla potenza di Dio, per renderci idonei all'eredità celeste, ed Egli pertanto comunica il suo Spirito e la sua grazia per darci santi desideri, pensieri di grazia, teneri sentimenti; e soprattutto quell'amore per cui è amato.

Con l'opera santificatrice del suo Spirito, Egli ci separa da tutto il male, pianta nel profondo del cuore il suo timore, affinché sia ​​fonte di vita per allontanarci dalle insidie ​​della morte; e opera in noi una conformità alla sua immagine sofferente qui affinché possiamo essere conformi alla sua immagine glorificata nell'aldilà. C'è quindi una santificazione perfetta e una imperfetta: perfetta per imputazione, imperfetta nelle sue operazioni attuali. Ma l'uno è pegno dell'altro; così che, come sicuramente Cristo ora rappresenta il suo popolo in cielo come il loro Capo santo, così alla fine lo porterà a stare per sempre con lui in quelle dimore di perfetta santità e perfetta felicità che sono preparate per loro come dimore di luce e amore eterni.


4 Aprile

"Non parlava loro senza una parabola, ma in privato spiegava ogni cosa ai suoi discepoli" (Marco 4:34).

Qual è il significato esatto della parola "discepolo"? Significa "uno studente", uno che è sotto un insegnante, di cui è diventato allievo sottomesso e devoto, e dal quale riceve un insegnamento continuo. E così discepolo di Cristo è colui che è ammesso dal Signore Gesù alla sua scuola, che egli stesso si degna di istruire personalmente, e che perciò impara da lui ad essere mite e umile di cuore. Discepolo di Gesù è colui che siede docilmente ai piedi del Redentore, accogliendo nel suo cuore le parole di grazia che escono dalle sue labbra. Questo fu l'atteggiamento felice di Maria, alla quale il Signore lodò per aver scelto la parte migliore. Tale è anche l'atteggiamento di tutti coloro che Dio in Cristo santifica, secondo l'antica dichiarazione: "Certo, l'Eterno ama i popoli; tutti i suoi santi sono nella tua mano. Essi si sono seduti ai tuoi piedi e riceveranno le tue parole" (Deuteronomio 33:3).

Ma un discepolo vero e sincero non solo ascolta le istruzioni del suo Maestro, ma agisce come lui gli dice. Quindi, discepolo di Gesù è colui che copia l'esempio del suo Maestro e si conforma all'immagine del suo Maestro. Un discepolo sincero si caratterizza anche per l'amore che porta al suo Maestro; quindi un discepolo di Gesù è colui che custodisce le parole di Cristo nel suo cuore, medita sulle sue preziose promesse e si diletta nella sua Persona gloriosa, nel suo amore e nel suo sangue. Discepolo di Gesù è colui che porta qualche riflesso all'immagine del suo Maestro celeste; lo porta con sé ovunque vada, affinché gli uomini possano conoscere da lui che è stato con Gesù; e come quando Mosè scese dal monte il suo volto risplendeva per il riflesso della gloria celeste che era riversata sul suo volto, così il vero discepolo risplende davanti agli uomini con alcuni bagliori della gloria del Figlio di Dio. Avere alcune di queste caratteristiche divine impresse nel cuore, nelle labbra e nella vita, significa essere un discepolo di Gesù.

Stare molto con Gesù significa essere reso simile a Gesù; sedersi ai piedi di Gesù è bere delle parole di Gesù; appoggiarsi al petto di Gesù è sentire il cuore di Gesù palpitare d'amore; e sentire questa pulsazione, fa battere il cuore del discepolo in un unisono tenero e affettuoso; alzare lo sguardo a Gesù significa vedere un volto più deturpato dei figli degli uomini, eppure un volto raggiante di bellezza, dignità e gloria celesti. Essere discepolo di Gesù, allora, significa copiare il suo esempio; fare le cose gradite ai suoi occhi; e di evitare le cose che detesta. Essere discepolo di Gesù, significa essere mite e mansueto come lo era Lui; altruista com'era; separato dal mondo com'era; vivendo una vita di comunione con Dio, come visse quando camminava quaggiù.

Prendere "un verme della terra" quali noi siamo e renderlo discepolo di Gesù è il privilegio più grande che Dio può concedere all'essere umano. Scegliere un ribelle ostinato, empio e perverso come noi siamo e metterlo alla scuola di Cristo e ai piedi di Gesù, è il favore più alto che Dio possa concedere a qualsiasi "figlio della polvere". Quanto insuperabilmente grande deve essere quella misericordia con la quale il Signore si degna di conferire la sua grazia a uno che gli era estraneo e nemico, e poi di addolcirlo e addomesticarlo mediante il suo Spirito, e così farlo crescere a immagine e somiglianza del suo caro Figlio. Che cosa sono gli onori e i titoli terreni se paragonati al favore così conferito a coloro le cui radici sono nella polvere della terra? Rispetto a questo elevato privilegio, tutti gli onori, i titoli e le vesti terrene cadono in una totale insignificanza.


5 Aprile

"A chi vince io darò della manna nascosta" (Apocalisse 2:17).

Quante volte la parola di Dio ti è sembrata un libro sigillato? Quanto spesso ascolti dal pulpito la predicazione più incoraggiante, ma non ne ottieni alcun incoraggiamento? Quante volte senti Cristo mostrare apertamente nella sua Persona il sangue del suo sacrificio redentore e la sua giustizia, e te ne vai come sei venuto, senza alcun sollievo sensibile? Qual è il motivo di tutto questo? Perché sei stgato sopraffatto, vinto. L’incredulità, la schiavitù, l’oscurità della mente, l’insensibilità gravano sul tuo spirito, e tutto questo ti impedisce di nutrirti della "manna" che Dio ti sta provvedendo.

A volte, però, una parola benevola arriva su tutte queste colline e montagne di incredulità, schiavitù, dubbio e paura, e quando questa parola cade nel tuo cuore, inizi a gridare vittoria su tutti i tuoi nemici e paure. Allora la Parola di Dio comincia ad aprirsi nella sua dolcezza e beatitudine. Il Signore fa emergere la manna nascosta, e la parola di Dio si fa dolce e preziosa per la tua anima.

A volte si legge la parola di Dio come un compito arido e sterile per soddisfare la coscienza, un semplice "dovere". Quando accade questo? Quando sei rinchiuso nell'incredulità e nella schiavitù. Ma altre volte la parola di Dio viene letta con piacere, ed è per te la gioia e l'esultanza del tuo cuore. Questo è quando puoi crederci; e così la fede trasforma la parola di Dio in manna. Ma se tu sei sterile, anche la parola di Dio è sterile; se morta, la parola è morta; se fredda e senza vita, lo è anche la parola. Ma quando la scena cambia, quando le nubi si diradano, allora vedi la luce nella luce di Dio. Allora è una Bibbia benedetta, un libro prezioso, pieno di dolci promesse e di inviti incoraggianti. È proprio in questo modo che la manna viene data al vincitore.


6 Aprile

"Chi ha orecchio ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese. A chi vince io darò della manna nascosta, e gli darò una pietruzza bianca, e sulla pietruzza scritto un nome nuovo che nessuno conosce, se non colui che lo riceve'” (Apocalisse 2:17).

Nell'antichità si decidevano i casi con pietre bianche e nere. I giudici (infatti erano piuttosto giudici che giurie) non emettevano il loro verdetto sul prigioniero mediante una testimonianza orale, "colpevole" o "non colpevole", come nel nostro paese, ma lasciando cadere in un'urna una pietra bianca per esprimere la loro decisione, l'opinione che il prigioniero fosse innocente, o una pietra nera per dichiarare la propria sentenza secondo cui il prigioniero era colpevole. Il Signore si è servito di questa figura. Dice: "A chi vince darò una pietra bianca"; cioè darò nella sua coscienza una sentenza di assoluzione. Come la pietra bianca era lasciata cadere nell'urna, così la pace e il perdono vengono lasciati cadere nel cuore del peccatore; e così come il giudice, deponendo la pietra bianca nell'urna, dichiarava con ciò l'innocenza del prigioniero; così, quando il Signore si compiace di dire pace all'anima, lascia cadere nel cuore una pietra bianca, per proclamarlo assolto dalle accuse della legge, e interessato al suo amore e al suo sangue.

"E sulla pietra è scritto un nuovo nome". Qual è questo nuovo nome? Non è forse un cuore nuovo, una natura nuova? Cristo nell'anima speranza della gloria? Questo è il "nuovo nome che nessuno conosce "tranne colui che lo riceve". Nuovi pensieri di Gesù, nuove aperture della Scrittura, nuovi scioglimenti del cuore, nuovi intenerimenti dello spirito, tutto reso nuovo da Colui che ci rinnova «nel rinnovamento della nostra mente»: queste cose nessuno lo sa se non colui che le riceve. È tutto tra il Signore e l'anima, è tutto tra un Dio che perdona e un peccatore perdonato; è tutta misericordia, tutta grazia, tutto amore, dal primo all'ultimo. La grazia ha avuto inizio, la grazia continua e la grazia giunge al suo traguardo; la grazia deve avere tutta la gloria, e la grazia deve coronare l'opera con la vittoria eterna.


7 Aprile

"Io sarò per Israele come la rugiada; egli fiorirà come il giglio e spanderà le sue radici come il Libano" (Osea 14:5).

A volte il Signore, senza applicare la sua parola al cuore con forza grandissima e distintiva, fa cadere la sua verità nell'anima con una certa misura di dolcezza. Questo è come la pioggia o la rugiada, secondo la sua graziosa dichiarazione: "Si spanda il mio insegnamento come la pioggia, stilli la mia parola come la rugiada, come la pioggerella sopra la verdura, e come un acquazzone sopra l'erba" (Deuteronomio 32:2). Il cadere dunque come pioggia del suo insegnamento e il distillare come rugiada le sue parole misericordiose, accendono nell'anima l'amore per la verità, e dovunque si sente questo c'è salvezza, poiché di coloro che periscono leggiamo che "essi non hanno aperto il cuore all'amore della verità per essere salvati" (2 Tessalonicesi 2:10).

C'è un ricevere la verità e un ricevere l'amore per la verità. Queste due cose differiscono ampiamente. Ricevere la verità non salverà necessariamente; poiché molti ricevono la verità e non ricevono mai l'amore della verità. Migliaia di cristiani nominali accolgono la verità nel loro giudizio e adottano il piano di salvezza come loro credo; ma non vengono né salvati né santificati in tal modo. Ma ricevere l'amore della verità mediante la verità quale è Gesù reso dolce e prezioso per l'anima, è ricevere la salvezza stessa. È in questo modo che il Vangelo diventa potenza di Dio per la salvezza; e perciò l'Apostolo, parlando della «predicazione della croce», dice che «per quelli che periscono è stoltezza, per noi che siamo salvati è potenza di Dio». Ora, è impossibile che questa forza venga percepita senza che essa abbia un effetto seducente sull'anima, per cui essa si libera da ogni male e si unisce al Signore con decisione del cuore.


8 Aprile

"Se foste del mondo, il mondo amerebbe quello che è suo; siccome non siete del mondo, ma io vi ho scelti in mezzo al mondo, perciò il mondo vi odia" (Giovanni 15:19).

Se cammini nel timore di Dio e segui le orme di Gesù perseguitato e disprezzato, il mondo ti odierà e disprezzerà come ha odiato e disprezzato lui, come Egli stesso dichiara: "Se il mondo vi odia, sapete bene che prima di voi ha odiato me" (Giovanni 15:18). Dio stesso ha posto inimicizia tra "la stirpe della donna" e "la stirpe del serpente" (Genesi 3:15). Nulla ti proteggerà dalla manifestazione di questa inimicizia se sei dalla parte di Cristo. Né il rango, né la proprietà, né il sapere, né l’educazione, né l’amabilità, né le più generose opere di liberalità, né la massima rettitudine di condotta allontaneranno il disprezzo della gente, se sei un sincero seguace del Signore Gesù Cristo, e attuare in pratica ciò che si sostiene in linea di principio.

Se non ti conformi a Gesù qui nella sua immagine sofferente, sicuramente non sarai conformato a Gesù nell’aldilà nella sua somiglianza glorificata. Ma se vivendo per e per Gesù e la sua croce, il tuo nome viene respinto come malvagio, indossalo come distintivo, una medaglia, come se adornasse il petto di un guerriero cristiano. Se gli uomini travisano le tue motivazioni o le tue azioni e cercano di perseguitarti con ogni calunnia che la più vile malignità può inventare, non farci caso finché sei innocente. Non potranno trovarti una corona migliore e più onorevole, se davvero la tua vita pia provoca tale crudele menzogna. È la corona che il tuo Maestro portò davanti a te, quando gli coronarono il capo di spine. Se ti senti come mi sono sentito io, a volte ti considererai addirittura indegno di subire persecuzioni a causa del suo nome.


9 Aprile

"Guariscimi, o Eterno, e sarò guarito; salvami, e sarò salvo, poiché tu sei la mia lode" (Geremia 17:14)

Se sentiamo di aver rovinato la nostra anima, che nessun "braccio umano" possa salvarci, che non possiamo portare noi stessi salvezza nella nostra coscienza, né in noi stessi vediamo alcuna bellezza, gloria, dolcezza o idoneità pere l'opera del Signore Gesù Cristo; e tuttavia ci sforziamo con la preghiera e la supplica di "toccare l'orlo della sua veste", di assaporare la dolcezza del suo amore sacrificale, di sentire l'efficacia del suo sangue espiatorio, di essere avvolti nella sua gloriosa veste di giustizia e di riconoscerlo nelle dolci manifestazioni della sua grazia, anche noi possiamo dire: "Salvami e sarò salvo".

Vedo in me questo peccato: "Salvami!". Sto per cadere in una trappola: "Falla a pezzi". La lussuria mi tenta: "Signore, sottomettila!". "Una tentazione mi opprime: "Liberamene!". Il mio cuore è orgoglioso: "Signore, umilialo!". Il mio cuore è incredulo! "Portalo via e dammi la fede". Dammi sottomissione alla tua mente e alla tua volontà; prendimi come sono, con tutto il mio peccato e la mia vergogna, e opera in me tutto ciò che è gradito ai tuoi occhi, perché "tu sei la mia lode".

Se mai ti ho benedetto, è stato per la tua bontà verso l'anima mia; se mai il mio cuore è stato sintonizzato sulla tua lode, se mai le mie labbra ti hanno ringraziato, è stato per le ricchezze della tua grazia e le manifestazioni della tua misericordia. Io non sono niente, e non sarò mai altro che un povero peccatore colpevole ai tuoi occhi; ma devo lodarti per tutto ciò che è passato, e sperare in te per tutto ciò che verrà; poiché tu solo, Signore, "sei la mia lode".


10 Aprile

"Io mi rallegrerò nell'Eterno, esulterò nell'Iddio della mia salvezza" (Abacuc 3:18).

Se mai, mentre attraversiamo questo deserto, sentissimo anche solo una goccia di gioia solida, di vera felicità, essa dovrà necessariamente fluire solo da una fonte: la manifestazione di Cristo alla nostra anima. Questa gioia può essere molto transitoria: potremmo doverla considerare attraverso una prospettiva di molti anni; e dubbi e paure potrebbero offuscare la mente se abbiamo mai gioito veramente in Cristo, o se la nostra gioia non fosse stata "la gioia dell'ipocrita" che perisce. Eppure siamo arrivati ​​a questo punto: possiamo trovare la vera gioia e la pace solo in Lui. Il peccato, il mondo, le cose del tempo e dei sensi, gli affari, il divertimento, il cosiddetto piacere, non offrono ora alcuna gioia duratura; c'è un vuoto doloroso, una sensazione di desolazione e di miseria connessa a tutto ciò che è escluso dalle comunicazioni divine di misericordia, favore e amore. Così, anche se non possiamo dire: "noi ci rallegriamo grandemente in ogni momento, in ogni luogo, in ogni stagione, nel Signore"; eppure possiamo arrivare a questo punto: non possiamo rallegrarci di nessun altro; non possiamo trarre vero piacere da nient'altro. Un sorriso del Signore, una parola dalle sue labbra, un'irruzione benevola della luce del suo volto comunicano, finché durano, la gioia; e da nessun'altra parte, da nessun'altra fonte si può trarre la vera gioia di un momento.


11 Aprile

"Esaminate ogni cosa e ritenete il bene" (1 Tessalonicesi 5:21)

La frase tradotta con "ritenete il bene" (nell'originale τὸ καλὸν κατέχετε) quel κατέχετε [katéchete] vuol dite "tenetevi stretti a", "tenete saldamente". Che cosa? "Ciò che è buono" (τὸ καλὸν, to kalòn). Che cosa "è buono"? Ci sono due cose in particolare che ogni cristiano è chiamato a tenere saldamente: in primo luogo, l'inizio dell'opera di Dio nella sua vita; e, in secondo luogo, la liberazione che Dio ha operato in lui. Qualsiasi manifestazione che hai avuto del Signore Gesù Cristo; qualsiasi applicazione del Suo sangue espiatorio; qualsiasi scoperta della sua gloriosa Persona o diffusione del suo amore: tenetevelo stretto, perché è una cosa buona. E quindi posso dire: mantieni qualunque promessa tu abbia mai fatto; qualsiasi risposta alla preghiera che tu abbia mai ricevuto; qualsiasi benedizione sentita che potrebbe essere stata operata nel tuo cuore da un potere divino. Tutto questo è buono. Viene da un buon Dio; funziona bene; porta a buon fine; costituirà un buon letto di morte e ti condurrà in un'eternità grandemente benedetta.

Quindi "rimani fedele a ciò che è buono" tenendovi stretti ad esso. Tutto ciò che viene raccomandato alla tua coscienza come veramente buono; ogni uomo buono; ogni buon ministro di Dio; ogni figlio di Dio con il quale ti senti unione o comunione; ogni buon precetto, parola e opera; in breve, qualunque cosa sia pienamente raccomandata alla tua coscienza come spirituale e divina, tienila fermamente e ne troverai il beneficio. Scarta e rifiuta tutto ciò che è cattivo, disdicevole, incoerente, empio, erroneo o eretico; scartateli tutti, non mostrate loro pietà. Abbattili con il cuore ma non con le mani, come Samuele abbatté Agag a Ghilgal.


12 Aprile

"Chi abita al riparo dell'Altissimo riposa all'ombra dell'Onnipotente" (Salmo 91:1).

La classica versione Diodati rende questo versetto con: "ChI dimora nel nascondimento dell'Altissimo, ecc.". Che cos'è questo "nascondimento"? E' il "santuario" di Dio di cui Asaf parla nel Salmo 73, in cui entra e comprende le cose. È il luogo speciale, interno al Tempio, che permette intimità con Dio, il luogo nel quale al peccatore la grazia di Dio vi permette l'accesso in Cristo, il luogo dove gli schiude le ricchezze della sua misericordia e nel quale lo conduce nel per leggere i segreti dell'Altissimo, il suo cuore amorevole. Era il luogo in cui Gesù aveva invitato Pietro, Giovanni e Giacomo e nel quale Egli si era manifestato, trasfigurato, in tutta la Sua gloria. Era il luogo dal quale essi non avrebbero più voluto allontanarsene.

Questo luogo è sconosciuto ai più, è "segreto", perché noto solo a coloro ai quali viene comunicato in modo particolare. E' "segreto", perché nessuno normalmente può entrarvi, né per altro desidera entrarvi se non gli è rivelato e ne è invitato, perché non ne conosce l'esistenza. Il Signore Gesù vi entrava ed ora ne apre ai Suoi discepoli eletti una parte. In esso li invita e in esso li benedice. Essere all'ora "al riparo dell'Onnipotente", nel Suo nascondimento, significa essere portati in qualcosa di simile alla comunione più stretta e alla conoscenza con Dio – qualcosa come una divina e speciale comunione dove si realizza un culto spirituale. In esso possiamo conoscere esperienzialmente qualcosa di lui e incontrarlo come "un riparo", una "forte torre" in cui sentirsi del tutto sicuri. Chiedetegli umilmente questo privilegio.

[Riflessione adattata dal traduttore].


13 Aprile

"Cristo è risuscitato dai morti, primizia di quelli che dormono. Infatti, poiché per mezzo di un uomo è venuta la morte, così anche per mezzo di un uomo è venuta la risurrezione dei morti. 22 Poiché, come tutti muoiono in Adamo, così anche in Cristo saranno tutti vivificati" (1 Corinzi 15:20-22).

Cristo risorto è la primizia, il "primo frutto" di quella potente messe di persone decedute, i cui resti ancora giacciono nella polvere, e ai quali si uniranno schiere successive di coloro che moriranno in comunione con Lui, finché tutti insieme saranno risvegliati nel mattino della risurrezione. La figura rimanda a quanto troviamo in Levitico 23:10-11: "Parla ai figli d'Israele, e di' loro: 'Quando sarete entrati nel paese che io vi do e ne mieterete la raccolta, porterete al sacerdote un fascio di spighe, come primizia della vostra raccolta; e il sacerdote agiterà il fascio di spighe davanti all'Eterno, perché sia gradito per il vostro bene; il sacerdote lo agiterà il giorno dopo il sabato". Questa offerta del covone agitato era la consacrazione e la dedizione dell'intero raccolto nel campo al Signore, così come la promessa manifesta che il raccolto era completamente maturo per la falce del mietitore.

Le primizie rappresentavano l'intero raccolto, come Cristo è il rappresentante di coloro che Egli ha santificato. La loro offerta santificava ciò che era ancora non raccolto nel campo, come Cristo ha santificato, consacrato a Dio il raccolto non ancora radunato dei morti; e il loro trasporto nel tabernacolo era la prima introduzione del raccolto, poiché Cristo, entrando in cielo come primizia, assicura in tal modo l'ingresso dei corpi dei santi nelle dimore preparate per loro prima della fondazione del mondo.

Così Cristo che risorge dai morti si è presentato davanti al Signore come la primizia del grande raccolto della risurrezione non ancora radunato, e così facendo, ha consacrato l'intero raccolto a Dio. Come dunque egli è risuscitato dai morti, così risorgeranno dai morti tutti i santi dormienti nell'ultimo giorno, poiché la sua risurrezione è il loro frutto più adatto, la loro garanzia e la loro caparra.


14 Aprile

"... contristati, eppur sempre allegri; poveri, eppure arricchendo molti; non avendo nulla, eppure possedendo ogni cosa!" (2 Corinzi 6:10).

In che modo possiamo dire di "possedere tutte le cose"? Nel possedere per fede il Cristo che è erede di tutte le cose: "... il Figlio, che egli ha costituito erede di tutte le cose" (Ebrei 1:12). Con lui abbiamo la sapienza che può istruirci, la giustizia per essere dichiarati giusti, la santificazione per renderci santi e la redenzione per liberarci dal peccato, dalla morte e dall'inferno. Se lo possediamo, abbiamo il favore e l'amore di Dio; abbiamo il perdono dei nostri peccati, la riconciliazione delle nostre persone, il gettare alle spalle di Dio tutte le nostre trasgressioni e il titolo a una corona celeste: grazie a Lui. Se abbiamo Lui, abbiamo tutto in Lui, perché Cristo è nostro e Cristo è di Dio. Dunque in lui possediamo tutte le cose. Avremo dalla Provvidenza cose sufficienti per portarci alla fine del nostro cammino terreno. Ci darà tutto ciò che è per il nostro bene e non tratterrà nulla di ciò che è per il nostro bene. Se lo possediamo, cosa non potremmo non avere in Lui?

Ora il mondo, quando arriva la morte, che cosa ha? Niente a cui guardare se non l'ira di Dio e " una terribile attesa del giudizio" (Ebrei 10:27). Ma colui o colei che Dio ha santificato in Cristo, quando gli viene incontro la morte, a cosa deve guardare? Ad una corona di vita, ad una dimora nei cieli, a un Dio che gli sorride e la beata certezza che siederà "alla cena delle nozze dell'Agnello". Così, sebbene se coloro che Dio santifica non abbiano nulla, tuttavia possiedono ogni cosa; e possedendo una corona celeste, cosa potrebbe dare loro Dio più di questo?


15 Aprile

“Va', raduna tutti i Giudei che si trovano a Susa, e digiunate per me; state senza mangiare e senza bere per tre giorni, notte e giorno. Anch'io con le mie ancelle digiunerò nello stesso modo; e dopo entrerò dal re, sebbene ciò sia contro la legge; e se devo morire che io muoia!” (Ester 4:16).

Quando siamo nelle tenebre, in difficoltà di coscienza, o quando il senso di colpa grava duro e pesante sulla nostra anima, queste cose ci tengono lontani dal Signore finché non vengono rimosse. Ma non dovremmo forse mai prestare attenzione a questi nemici della pace della nostra anima? Non dovremmo mai farci largo tra la folla? Com'è andata con l'uomo di cui ci parlano i vangeli che era rimasto paralizzato per così tanti anni? Sarebbe potuto rimanere per sempre impotente sul suo letto, se non fosse stato portato alla presenza di Gesù. Che ne dici della donna con il problema del flusso di sangue? Avrebbe potuto rimanere per sempre ai margini della folla, una povera disgraziata, impura e autocondannata. Ma lei si era fatta largo tra la folla e riesce a toccare l'orlo della veste di Gesù.

Così con noi. Dovremmo sempre restare nei dintorni, "nel cortile esterno del tempio"? Dovremmo semplicemente passeggiare attorno alle mura di Sion e fermarci alle sue porte, o ci avventureremo nel luogo più sacro? Spinti dalla paura, agiremo come Caino e ci allontaneremo dalla presenza del Signore? Oppure dovremo ancora avvicinarci, con tutti i nostri peccati e scoraggiamenti? L'Apostolo ci incoraggia ad accostarci con santa audacia al trono della grazia e ad avventurarci alla presenza del Re dei re. Si tratta di un comportamento proattivo.

Ester avrebbe rovinato sé stessa e tutta la sua nazione se avesse ceduto alla debolezza della carne; ma lei disse: "Entrerò dal re; e se muoio, muoio". Entrò con quella risoluzione. Il re tese lo scettro verso di lei; Ester lo toccò e lei e il popolo furono salvati. Così nella grazia. Riusciremo mai a tenerci lontani dalla colpa, dal peccato e dalla vergogna? Ora lo Spirito Santo non solo nella parola di verità incoraggia, ma è lui stesso che di volta in volta ci fa avvicinare. E quando ci avviciniamo alle sue operazioni divine, sentiamo la benedizione di farlo. Ci viene data la libertà, l'accesso, la santa libertà, uno spirito di preghiera, il potere di "afferrare" Dio, di lottare per la benedizione, e talvolta di agonizzare con sospiri e gemiti sinceri e con l'energia di uno dei patriarchi: "Non lascerò che te ne vada, a meno che tu non mi benedica."


16 Aprile

"Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e in eterno" (Ebrei 13:8).

Gli occhi della nostra fede deve essere sempre fissi su Gesù, poiché la Persona di Cristo è il grande oggetto della fede, perderlo di vista significa perdere di vista la Via, la Verità e la Vita. Non è lo stesso Gesù ora che era sulla terra allora? Certo, è lo stesso. Egli è esaltato ad un'altezza di gloria inconcepibile, tanto che quando Giovanni lo aveva visto (così com'è riportato nel libro dell'Apocalisse), anche se in qualche misura velato, era caduto ai suoi piedi come morto. Ma ora è lo stesso Gesù di quando era l'uomo dei dolori e conosceva i patimenti; e poiché indossa lo stesso corpo umano, così ha lo stesso cuore tenero e compassionevole. Tutto ciò che era sulla terra come Gesù, lo è ancora in cielo. Tutta quella tenerezza e dolcezza, tutta quella pietà verso i poveri peccatori sensibili, tutta quella compassione verso gli ignoranti e verso coloro che sono fuori strada, tutta quella grazia e verità che veniva da Lui e si manifestava in Lui, tutto quel sangue versato sulla croce in sacrificio, tutta quella simpatia per gli afflitti e i tentati, tutto quel potere di guarire con una parola ogni sorta di infermità, tutta quella straordinaria bellezza e beatitudine per cui Egli è per coloro che lo hanno visto il primo tra diecimila e assolutamente amabile. Non solo rimane nell'alto dei cieli, ma è, per così dire, dotato di una maggiore capacità di intervento di quando era sulla terra, perché ogni potere gli è stato dato in cielo e sulla terra, e tutte le cose sono poste sotto i suoi piedi, e ciò non solo per se stesso, ma per essere capo su tutte le cose della Sua Chiesa, comunità di tutti i credenti in Lui.


17 Aprile

"Sopporta anche tu le sofferenze, come un buon soldato di Cristo Gesù" (2 Timoteo 2:3)

Spesso entriamo e ci troviamo in tali stati d'animo in cui abbiamo bisogno di qualcos'altro oltre alla consolazione. Un bambino non crescerebbe se fosse sempre nutrito con dolci. Deve fare esercizio, ed essere esposto alle intemperie, e avere i venti freddi che soffiano sulla sua faccia, ed essere indurito, in modo da consentirgli di sopportare il freddo inverno e le gelate pungenti.

Il figlio di Dio, quindi, non è sempre coccolato e nutrito con pegni d'amore. Non sempre viene portato nel seno caldo, o allattato al seno della consolazione, ma deve imparare delle lezioni per prepararsi a diventare un soldato. Il soldato, lo sappiamo, deve sopportare molte difficoltà. Deve giacere tutta la notte sull'erba bagnata; essere pizzicato dalla fame, riarso dalla sete e morso dal freddo; fare marce impegnative; sentire il rombo dei cannoni e il sibilo delle pallottole, "il tuono dei capitani e le grida"; vedere il lampo della sciabola sollevata per abbatterlo, e lo scintillio della baionetta sul suo petto, sì, e sentire ferite dolorose e pericolose.

Lo stesso vale per il soldato spirituale nel campo di Dio. Deve soffrire la fame e la sete, soffrire il freddo, la nudità e dure privazioni, essere colpito dalle frecce della calunnia e dai dardi infuocati di Satana, compiere marce impegnative attraverso il paese del nemico, subire ferite dolorose, e per queste molti esercizi imparano ad essere un soldato. Solo nella misura in cui è così esercitato spiritualmente può apprendere l'arte della guerra,spirituale, può sapere come combattere e portare battaglia efficace sotto la bandiera del Signore contro le forze spirituali della malvagità che vorrebbero prima neutralizzarlo e poi distruggerlo.


18 Aprile

"Ma la salvezza dei giusti procede dall'Eterno; egli è la loro difesa in tempo d'angoscia" (Salmo 37:39).

I tempi difficili mettono alla prova i cristiani, e sono destinati a fare proprio questo. Questo è proprio lo scopo per cui vengono inviati "tempi di angoscia", perché il Signore mette alla prova coloro che Dio ha giustificato e santificato in Cristo. Tuttavia la promessa è valida: egli è "la loro difesa in tempo di angoscia". Quando il grande "pozzo nero" del peccato e dell'iniquità trabocca e manda in giro tutto il suo fetore, Egli rafforza il suo popolo affinché non sia travolto da quelle malsane acque. Quando sembra nascondere il suo volto, li rafforza per poter persino dire come Giobbe: "Anche se mi uccidesse, tuttavia confiderò in lui". Quando la tentazione li coglie duramente, quando vengono messi nella fornace, il Signore è lì con loro, come lo era con i tre uomini che Nabucodonosor vi aveva gettato. Il Figlio di Dio è lì con loro, tanto che nemmeno un capello del loro capo è bruciacchiato, né l'odore del fuoco passa su di loro (Daniele 3:27).

Egli è afflitto in tutte le loro afflizioni e con loro le condivide. Egli è quindi la loro forza; poiché li rafforza con forza nella loro anima. Egli consente loro di portare la pesante croce, di sostenere il pesante carico di prove e afflizioni, di mettere la bocca nella polvere poiché hanno bisogno e meritano i suoi colpi e di sottomettersi alle sue giuste dispensazioni e ai suoi comportamenti come chiaramente inviati da una mano benevola e amorevole.

E di tanto in tanto lascia cadere una parola di sostegno, dà uno sguardo incoraggiante, dona un tocco lieve e risanatore, e così li aiuta ad aspettare con fede e speranza finché, a tempo debito, non manderà la piena liberazione. In questo modo Egli aiuta e libera, e lo farà in ogni momento di difficoltà fino sul letto di morte, quando darà loro la piena e definitiva liberazione dal corpo del peccato e della morte, e da un mondo pieno di iniquità e dolore.


19 Aprile

"Che dunque? Quello che Israele cerca, non lo ha ottenuto, mentre il residuo eletto lo ha ottenuto e gli altri sono stati induriti" (Romani 11:7).

Coloro che sono stati induriti (o "accecati") dal dio di questo mondo, non hanno conoscenza di cosa siano il potere, il sentimento, il sapore e la rugiada di Dio; non vedono queste cose, sono ciechi alla loro realtà, sono morti alla loro importanza; ma la famiglia vivente di Dio, che è portata dal suo Spirito benedetto a una certa comprensione delle realtà eterne, ha occhi per vedere cos'è il potere di Dio, e anche cuore per desiderare di sentirne la manifestazione.

No, è proprio il vedere cosa siano la realtà e la potenza di Dio che li fa desiderare di fare esperienza nella loro coscienza del sapore delle cose eterne; e poiché non li sentono come desiderano, spesso temono di esserne del tutto ciechi (Isaia 59:10). Ma la stessa domanda, il grido così ansioso, il desiderio, il gemito, la supplica molto fervente al Signore affinché non li lasci vivere e morire senza una sua testimonianza, che alzi la luce del suo volto e conceda loro la vita del suo favore: proprio queste grida sono una prova della vita che è stata loro donata.

Se tu fossi cieco, non vedresti queste cose; se fossi sordo, non udiresti spiritualmente queste cose; se fossi morto, non sentiresti queste cose. E quindi ciò che sembri prendere come una prova contro di te, in realtà è una prova per te; e le stesse sensazioni di trepidazione, di indagine ansiosa, di santo timore e il grido davanti al Signore che ti scruterebbe, ti metterebbe alla prova e renderebbe davvero il tuo cuore retto ai suoi occhi: proprio queste cose sono i sintomi della vita spirituale, le prove di un'opera di grazia sul cuore, e sono i respiri spirituali dell'anima vivificata, poiché il Signore stesso le ha comunicato questi sentimenti.


20 Aprile

"Ogni cosa egli ha posta sotto i suoi piedi e l'ha dato per capo supremo alla Chiesa, che è il corpo di lui, il compimento di colui che porta a compimento ogni cosa in tutti" (Efesini 1:22-23).

Nella mente di Dio, e come scelta in Cristo, la Chiesa è un corpo perfetto. È, quindi, il compimento di Cristo. Come il nostro capo (testa) e le nostre membra, nella loro unione tra loro, formano un corpo perfetto e armonioso, così è di Cristo e della Chiesa. Come la testa naturale sarebbe incompleta senza il corpo, come il corpo sarebbe incompleto senza la testa, così è di Cristo mistico e del suo corpo, la Chiesa. Ciascuno ha bisogno dell'altro e l'unione di entrambi rende il tutto completo, compiuto.

Il Figlio di Dio, incarnandosi, aveva bisogno di un corpo di cui esserne il capo, la testa, la mente. Senza di essa sarebbe come uno sposo senza la sposa, un pastore senza le pecore, un fondamento senza edificio, una vite senza tralci. Non aveva bisogno della Chiesa come Figlio di Dio, ma aveva bisogno di lei come Figlio dell'uomo. In Lei tutto il suo amore è completo, completa la sua opera, completa la sua grazia, completa la sua gloria; e quando sarà riportata a casa per essere per sempre con Lui nella gloria, allora tutti i propositi di Dio, tutti i suoi eterni consigli di sapienza e di grazia, saranno completi. In questo senso possiamo intendere l'espressione “il compimento di colui che porta a compimento ogni cosa in tutti”. Che pensiero meraviglioso è che colui che, come Figlio di Dio, riempie tutto in tutti – riempie tutti i luoghi con la sua onnipresenza – debba tuttavia abbassarsi per avere una relativa pienezza nel suo corpo, la Chiesa!


21 Aprile

"Tu cercheresti grandi cose per te? Non le cercare! poiché, ecco, io farò venire del male sopra ogni carne', dice l'Eterno, 'ma a te darò la vita come bottino, in tutti i luoghi dove tu andrai" (Geremia 45:5).

Qualunque siano i piani e i progetti che il popolo del Signore possa escogitare per prosperare e avere successo nel mondo, Egli raramente permette ai loro piani di prosperare. Sa bene a quali conseguenze ciò porterebbe: che questa edera che striscia attorno al tronco soffocherebbe e strangolerebbe, per così dire, l'albero. Quanto più aumentano i beni terreni, tanto più il cuore è fisso su di essi; e quanto più gli affetti sono rivolti agli idoli, tanto più il cuore si allontana dal Signore. Non permetterà al suo popolo di avere la sua parte quaggiù. Egli perciò dice loro nella sua provvidenza, così come nella sua parola: "Non cercateli".

Ma forse direte: "Che cosa dobbiamo cercare?" Te lo dirò in una parola: REALTÀ. Quali sono queste grandi cose che cerchi nella “religione”? Se potessi vederli nella loro giusta luce, vedresti che non sono altro che ombre. Senti, ad esempio, la tua carenza di doni in pubblico quando sei chiamato a pregare, o in privato quando conversi con coloro che possiedono una parola più pronta, e desideri quelli che comunemente vengono chiamati doni, come una maggiore fluidità di espressione, più capacità di citare la Scrittura e una più abbondante varietà di espressioni, in modo da fare un'impressione più profonda sugli ascoltatori: il tuo vero desiderio è quello di poter stare più in alto nella loro stima.

Ma cosa farebbero per te questi doni, se tu li avessi nella massima misura, così che gli uomini possano quasi adorarti per loro, quando sarai chiamato a giacere su un letto di morte, quando l'eternità è in vista, e la tua anima ha a che fare solo con Dio? Allora non desidererai doni. La grazia sarà l'unica cosa che potrà farti del bene.


22 Aprile

"La dichiarazione delle tue parole illumina, dà intelletto ai semplici" (Salmo 119:130).

La parola "semplice" significa letteralmente qualcosa che non è piegato o attorcigliato insieme. Ma a causa del cuore traditore e disperatamente ingannevole della creatura umana, così come ora si trova, tutti, senza eccezione, nello stato di natura sono il contrario. Tutti i loro complotti e i loro espedienti per il profitto mondano o il piacere carnale sono intricati e complicati; e intrecciano continuamente qualche filo di politica carnale.

Quando, però, Dio lo Spirito Santo inizia l’opera della grazia sulle anime degli eletti, procede (se posso usare l’espressione) a districarle. Egli afferra quella corda che Satana e il loro stesso cuore intrecciano insieme da anni, e la scioglie per tutta la sua lunghezza, in modo da lasciare i fili non intrecciati come prima, ma vagliati, separati e isolati l'uno dall'altro. La luce che risplende nell'anima dalla pienezza di Cristo gli rivela la tortuosità, la disonestà, il complicato inganno e l'ipocrisia di cui è colpevole. Allora la persona diventa “semplice”, quando le pieghe e i nodi del suo cuore vengono scosse, ed è portato a vedere e sentire che Dio guarda dentro di lui; che il Suo occhio penetra in ogni recesso del suo cuore; e che non c'è un pensiero in esso, che Egli non conosca: «Poiché la parola non è ancora sulla mia lingua, che tu, o Eterno, già la conosci appieno» (Salmo 139:4).

Questo personaggio è opportunamente rappresentato nel vangelo da Natanaele. Aveva svolto questo lavoro di distorsione nella sua anima. Era stato "sotto il fico", e mentre era lì in ginocchio e in preghiera, l'occhio di Dio aveva guardato dentro di lui, e proprio come un lampo di fulmine corre, in un attimo, attraverso una bobina di filo, così, quando l'occhio di Dio guarda nell'anima di Natanaele, quel lampo istantaneo svela e distorce gli stratagemmi del suo cuore, e lo rende "un uomo semplice" davanti a lui, "un vero israelita in cui non c'è frode" (Giovanni 1:47).


23 Aprile

"E se invocate come Padre colui che senza riguardi personali giudica secondo l'opera di ciascuno, comportatevi con timore durante il tempo del vostro pellegrinaggio" (1 Pietro 1:17).

La nostra vita qui non è che vapore. Non siamo altro che pellegrini e stranieri in questa sfera terrena, meri soggiornanti, senza dimora fissa o stabile, e attraversiamo questo mondo non come nostra casa o luogo di riposo. L'Apostolo, pertanto, ci invita a trascorrere questo tempo, lungo o breve che sia, del nostro soggiorno terreno, sotto l'influenza e nell'esercizio del santo timore. Siamo circondati da nemici, tutti in cerca, per così dire, della nostra vita, e perciò siamo chiamati a muoverci con grande circospezione, sapendo quanto presto potremmo scivolare e cadere, e così ferire la nostra coscienza, addolorare i nostri amici, gratificare i nostri nemici e attireremo su di noi una nube oscura che potrebbe incombere a lungo sulle nostre anime.

La nostra vita quaggiù non è una vita agiata e tranquilla, ma una guerra, un conflitto, una corsa, una lotta non solo con carne e sangue, ma con troni, signorie, principati e podestà spirituali nelle alte sfere. Dobbiamo temere NOI STESSI più di ogni altra cosa o chiunque altro e considerare la nostra carne come il nostro più grande nemico. Questo timore non è un timore servile, legale, come quello di cui parla Giovanni, e del quale dice che "è tormentato", ma quel timore santo, pio e filiale che è il primo frutto e il segno della grazia del patto, ed è "una fonte di vita, per liberarsi dalle insidie ​​della morte". Quanto è dunque necessario trascorrere il tempo del nostro soggiorno qui esercitando questo santo timore reverenziale! E nessuno pensi che questo timore filiale sia incompatibile con la fede anche nei suoi più alti elevamenti, o con l'amore nei suoi godimenti più dolci.


24 Aprile

"Con la bontà e con la fedeltà si espia la colpa, e con il timore dell'Eterno si evita il male" (Proverbi 16:6).

C’è una connessione molto stretta e intima tra il santo timore di Dio e l’essere santi in ogni maniera di vita. Quand'è che cadiamo in comportamenti disdicevoli? Quand'è che dalle nostre labbra scendono parole leggere e volgari? Quando capita che qualcuno di quegli scoppi d'ira frettolosi, o di quelle espressioni irritate, o di quel semplice discorso carnale e mondano a cui siamo naturalmente inclini, aleggia sulle nostre labbra ed erompe, più o meno incautamente, dalla nostra lingua? Non è forse quando questo santo timore non scorre con i suoi ruscelli come una fonte di vita, per irrigare l'anima e addolcirla nell'umiltà e nell'amore, e non sgorga in sani freni e in sante ammonizioni per tenere la lingua come a freno, e governare quel piccolo membro che, benché così piccolo, se indomito contamina tutto il corpo?

Ma se questo santo timore sarà esercitato, frenerà quella leggerezza di parola che non solo addolora e ferisce la nostra coscienza, ma è spesso una pietra d’inciampo per il mondo, un cattivo esempio per la famiglia di Dio e un’arma in le mani di Satana per portare la morte nella loro anima. Dovremmo fare bene a riflettere su queste parole dell'Apostolo e a portarle con noi quando siamo chiamati a conversare con gli altri nelle attività quotidiane della vita: "Nessuna cattiva parola esca dalla vostra bocca, ma, se ne avete qualcuna buona che edifichi, secondo il bisogno, ditela, affinché conferisca grazia a chi l'ascolta. Non rattristate lo Spirito Santo di Dio con il quale siete stati suggellati per il giorno della redenzione" (Efesini 4:29, 30)


25 Aprile

"Eletti secondo la prescienza di Dio Padre, mediante la santificazione dello Spirito, a ubbidire e ad essere cosparsi del sangue di Gesù Cristo: grazia e pace vi siano moltiplicate" (1 Pietro 1:2).

Pietro dichiara che siamo "eletti ... per ubbidire". L'elezione alla vita eterna, alla salvezza, al sangue dell'aspersione, molti ne sentono parlare, la ricevono e la professano volentieri. Questa, dicono, è una dottrina dolce e preziosa. E così infatti è. Ma trovano o sentono qualche dolcezza e preziosità simile nell’essere scelti e ordinati per conoscere e fare la volontà di Dio? Vedono e sentono la beatitudine del precetto assicurato dal decreto divino, così come della promessa? e che c'è nell'amore di Cristo un potere di costrizione per cui sperimentano un santo e sacro piacere nel vivere non più per sé stessi, ma per Colui che è morto per loro ed è risorto, simile nella specie, se non nel grado, al piacere che provano nel sapere di essere stati ordinati alla vita eterna?

Ma finché non viene prestata questa obbedienza, finché non vengono portate alla luce queste buone opere, metà della dolcezza e della beatitudine della vera religione e della salvezza per grazia non sarà sentita o conosciuta, né la libertà dell'Evangelo sarà pienamente realizzata o goduta, poiché il Vangelo deve essere obbedito e vissuto, così come ricevuto e creduto, affinché i suoi influssi pieni, liberatori e santificanti possano essere sperimentati come addolcimento del sentiero stretto e accidentato del fare e soffrire tutta la volontà di Dio.


26 Aprile

"Tu metti le nostre iniquità davanti a te, e i nostri peccati nascosti alla luce del tuo volto" (Salmo 90:8).

Così testimonia Mosè, l'uomo di Dio, e così lo trova Giobbe: "Tu che mi condanni a pene così amare, e mi fai espiare gli sbagli della mia gioventù" (Giobbe 13:26). Ma anche se il Signore valuta i peccati del suo popolo alla luce del suo volto, e li fa pesare con forza sulla loro coscienza, e così almeno per un po’ li lascia affondare e cadere nell’angoscia e nel dolore, egli li sosterrà sotto il pesante carico, affinché non ne restino del tutto schiacciati.

Penso che se c'è una grazia più trascurata di un'altra nella Chiesa di Dio al giorno d'oggi, è la 'grazia del pentimento'. Sebbene si trovi proprio alla soglia della pietà vitale, sebbene fosse uno degli elementi principali del vangelo che Paolo predicava, poiché egli "scongiurava Giudei e Greci di ravvedersi davanti a Dio e di credere nel Signore nostro Gesù Cristo" ( Atti 20:21), tati parlano solo di fede, speranza e amore così che il pentimento, la contrizione, il santo dolore per il peccato, questa parte dell'opera di Dio sull'anima viene trascurata. Ma il Signore non la lascerà sfuggire. I libri possono passarci accanto; gli uomini possono oltrepassarla; i ministri di Dio possono ignorarla; ma il Signore non la lascerà sfuggire. Egli metterà in luce questi peccati segreti e li metterà alla luce del suo volto; e quando li imporrà sulla coscienza del peccatore, gli farà sentire quanto sia brutto e amaro aver peccato contro il Signore.


27 Aprile

... affinché il comandamento della legge fosse adempiuto in noi, che camminiamo non secondo la carne, ma secondo lo Spirito” (Romani 8:4).

Una persona può essere “nella carne”, come in effetti lo siamo tutti, e tuttavia non “camminare secondo la carne”. Camminare "secondo la carne" o dietro ad essa, seguendola, implica configurarlo come uno schema, uno stile di vita e comportarsi in accordo con esso. Una persona, però, può essere trascinata dietro un'altra, come vediamo a volte un bambino viene trascinato contro la sua volontà dalla madre, che non cammina con lei volentieri. Il bambino non cammina dietro a sua madre, né mano nella mano con lei, né fianco a fianco; ma è costretto contro la sua volontà a percorrere una strada che odia, come ad andare a scuola quando andrebbe volentieri a giocare.

Così, in un certo senso, accade spesso con il figlio della grazia; spesso è trascinato dalla carne. Non lo insegue volentieri; non pecca volontariamente, ma è intrappolato dalla forza della carne, trascinato contro i suoi migliori desideri, e talvolta nonostante le sue grida, lacrime, gemiti e desideri ardenti. Non lo segue come nei paesi alpini i turisti camminano nella neve dietro a una guida, appoggiando deliberatamente i piedi in ogni passo che la carne ha fatto davanti a lui. Colui o colei che Dio ha santificato, dunque, pur essendo "nella carne", non "cammina secondo la carne"; poiché se camminasse così non potrebbe adempiere la legge dell'amore, e quindi la giustizia della legge non potrebbe essere adempiuta in lui. Ma, come consentito dalla grazia, di tanto in tanto cammina dietro allo Spirito, poiché mentre lo Spirito guida, egli segue; come lo Spirito gli suggerisce, obbedisce; e mentre lo Spirito opera, agisce. Quando lo Spirito gli rivela Gesù, lo ama con cuore puro con fervore; quando lo Spirito gli applica una promessa, ci crede; e quando fa conoscere la verità di Dio alla sua anima, se ne nutre e se ne diletta.


28 Aprile

"L'anima mia si stringe a te per seguirti; la tua destra mi sostiene" (Salmo 63:8).

Il Signore (parliamo con riverenza) in un primo momento non si lascia superare. Quanto più l’anima lo segue, tanto più sembra ritrarsi e così la attira con più impegno alla ricerca. Alla fine intende essere superato: è sua opera benedetta nella coscienza accendere desideri e brame sincere per sé stesso; e perciò mette forza nell'anima, e "fa i piedi come quelli delle cerve" per correre e continuare la caccia. Ma per stuzzicare l'ardente desiderio, per accendere più intensamente l'entusiasmo crescente, il Signore non si lascerà raggiungere se non dopo una lunga e faticosa ricerca.

Questo è dolcemente esposto nel Cantico dei Cantici, 5:2-8. Troviamo lì il Signore che viene alla sua sposa; ma lei non è disposta ad aprirgli finché "non mette la mano attraverso ia porta". Lei non si alzerebbe al primo colpo e quindi è obbligato a toccarle il cuore. Ma "quando si aprì al suo Amato, questi non c'era più"; e non appena lui si allontana, lei lo insegue; ma non riesce a trovarlo; si nasconde alla sua vista, la trascina attorno alle mura della città, finché alla fine lei lo raggiunge e trova Colui che la sua anima ama. Ciò illustra con dolcezza il modo in cui il Signore attira dietro di sé l'anima desiderosa.

Se potessimo ottenere immediatamente l'oggetto della nostra ricerca, non ne godremmo nemmeno la metà una volta raggiunto. Se potessimo con un “desiderio” far scendere il Signore nell'anima, non sarebbe altro che il desiderio pigro del pigro, che “desidera e non ha”. Ma quando il Signore può essere raggiunto solo con una ricerca ardua, ogni facoltà dell'anima è impegnata ad anelare alla sua presenza manifesta; e questa fu l'esperienza del Salmista, quando grida: "L'anima mia ti segue ardentemente".


29 Aprile

"Perché un uomo si dovrebbe rammaricare, uno valoroso, per la punizione dei propri peccati? Esaminiamo le nostre vie, scrutiamole e torniamo all'Eterno!" (Lamentazioni 3:39-40).

Credo nella mia coscienza che vi siano migliaia di cristiani professanti che non hanno mai saputo, in tutto il corso della loro professione religiosa, cosa significhi aver "esaminato e messo alla prova le proprie vie"; essere stato messi sulla bilancia e pesato sulla bilancia della giustizia divina; o essere rimasti abbattuti e condannati nei propri sentimenti davanti a Dio qundo Egli scruta il nostro cuore. Da una prova così dura, da una pietra di paragone così infallibile non si sono mai salutarmente umiliati. E perché? Perché hanno la consapevolezza interiore che la loro religione non sopporti di fatto un esame rigoroso e scrutatore.

Come il commerciante disonesto, che attira i suoi clienti in un angolo oscuro del suo negozio, per non essere scoperto quando stende davanti a loro la sua merce fragile e artificiosa, così coloro che hanno la coscienza interiore che la loro religione non è di origine celeste, spengono la luce. Come dice il Signore: "Chiunque fa il male odia la luce e non viene alla luce, affinché le sue opere non siano riprovate; ma chi opera la verità viene alla luce, affinché appaia chiaramente che le sue opere sono compiute con Dio."

Ora, se non sapete che di tanto in tanto le vostre vie vengono ricercate e messe alla prova dalla parola di Dio, o se vi allontanate con amarezza da predicazioni "scomode" e approfondite che vi metterebbe alla prova, ciò dimostra che c'è qualche punto marcio in voi: qualcosa che non osate portare alla luce. Il lume del Signore non ha scrutato i segreti nascosti del tuo cuore; né hai gridato con Davide: "Investigami, o Dio, e conosci il mio cuore; provami e conosci i miei pensieri. E vedi se c'è qualche via malvagia in me, e guidami per la via eterna".


30 Aprile

"Guidami nella tua verità e ammaestrami; poiché tu sei il Dio della mia salvezza: io spero in te ogni giorno" (Salmo 25:5).

Quali cose meravigliose a volte Dio ci mostra nella sua parola! Come a volte i nostri occhi sembrano essere unti con collirio "per contemplare le meraviglie della legge Dio" (Salmo 119:18). A volte, leggendo un capitolo, vediamo in esso una tale bellezza, una tale pienezza, una tale dolcezza, una tale gloria, che sembra, per così dire, riempire i nostri stessi cuori. E ciò di cui le nostre anime hanno bisogno (sono sicuro che la mia anima ne ha bisogno, ed è il mio frequente grido al Signore in segreto affinché io possa sentirlo) è che questa benedetta verità venga estratta dalla parola di Dio, applicata e sigillata sui nostri cuori mediante lo Spirito di Dio.

Non ho bisogno di "nuove rivelazioni". Giorno dopo giorno sembro più soddisfatto di questo e più radicato in esso: ogni verità salvifica è nella parola di Dio. Non cerco visioni, non desidero sogni, non voglio ariose speculazioni; ma quando il mio cuore è portato a giacere allo sgabello della misericordia, questo sembra essere l'ansimare e il respirare della mia anima: conoscere sperimentalmente e spiritualmente le beate verità che i miei occhi vedono nella parola di Dio, per vederle aperte alla mia comprensione, portate nel mio cuore, innestate nella mia anima, applicate alla mia coscienza, e rivelate con tale potenza soprannaturale e celeste che la verità quale è in Gesù sia in me una realtà solenne e salvifica, che porti con sé è una benedizione così divina da riempirmi di grazia, allargare il mio cuore nel godimento dell'Evangelo, cingermi i fianchi con forza spirituale, dare e accrescere la fede, comunicare e incoraggiare la speranza, diffondere e attirare amore e riempirmi con gioia e pace nel credere.