Preghiera/Preghiere Riformatori/Preghiamo perché Dio ci comanda di farlo

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41. Preghiamo perché Dio ci comanda di farlo 

Leggere: Matteo 6:8–13

A volte le persone si sentono indegne di pregare. Riconosciamo la nostra peccaminosità e colpa davanti a Dio e non osiamo rivolgere a Dio la nostra preghiera. La pratica di rivolgersi a cosiddetti mediatori celesti che si ritengono “più misericordiosi”, più “alla mano”, di Dio nasce spesso da questo malinteso sentimento. Perché allora rivolgersi a Dio in preghiera?

Preghiamo perché Dio vuole che ci rivolgiamo a Lui in preghiera. Dio, infatti. desidera essere in una relazione di fiducia e di amore con noi. La preghiera esprime questa relazione. La conversazione con Dio deriva dal comandamento della Scrittura di pregare, anche quando ce ne sentiamo indegni.

Thomas Beccon scrisse: “Dio infatti non ci ascolta né per la nostra dignità né per la nostra indegnità; ma per amore del suo comandamento e della sua promessa. Ci ha comandato di pregare; quindi dovremmo pregare. Infatti, se non dovessimo mai pregare finché non fossimo degni di pregare davanti a Dio, allo stesso modo non dovremmo mai pregare: ma perciò preghiamo, perché Dio ce lo ha comandato. La nostra dignità è l'umile confessione della nostra indegnità; e la nostra obbedienza al comandamento di Dio di pregare ci rende estremamente degni”.

Indipendentemente da chi siamo o cosa abbiamo fatto, Dio ci comanda di pregare. Gesù disse ai suoi discepoli: «Pregate dunque in questo modo» (Matteo 6,9). Segue poi la Preghiera del Signore. Quando confessiamo di essere “indegni” di pregare, diventiamo “degni” nel senso che riconosciamo che la preghiera arriva su comando e invito di Dio. La preghiera è per noi un dono di grazia. Obbediamo al comando di Dio e desideriamo pregare!

Spunto di riflessione. Che differenza fa riconoscere che le nostre preghiere sono offerte a causa del comandamento di Dio, piuttosto che a causa di qualche “dignità” in noi stessi?