Storia/Zwingli

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LA TRADIZIONE RIFORMATA

Huldrych Zwingli: La Riforma svizzera

Huldrych Zwingli è il fondatore del Protestantesimo svizzero e il primo dei teologi riformati. Nacque il 1o gennaio del 1484 (cinquantadue giorni dopo Lutero) a Wildhaus, una cittadina a una quarantina di chilometri da Zurigo. Arrivò a una posizione protestante più o meno contemporaneamente a Lutero, ma per lo più indipendentemente da lui.  I loro ambienti erano diversi: Lutero fu istruito dai discepoli di Gabriel Biel secondo i principi della "via moderna"; Zwingli, invece, fu educato secondo il pensiero della "via antiqua" di *Tommaso d'Aquino. Inoltre, a differenza di Lutero, il riformatore svizzero fu anche fortemente influenzato dall'Umanesimo di Erasmo. Come diversa era la loro formazione, così era anche il modo in cui Lutero e Zwingli si avvicinavano alla teologia. In particolare, mentre Zwingli riteneva che nessuna dottrina dovrebbe essere contraria alla ragione, Lutero accordava alla ragione un ruolo decisamente minore in ambito teologico. Tale divergenza risultò quanto mai evidente nel loro atteggiamento a proposito della presenza di Gesù Cristo nella Cena del Signore.

Nel 1506 Zwingli fu nominato parroco a Glarona. Lì cominciò ad attaccare il mestiere dei mercenari. In quel tempo i soldati svizzeri erano molto richiesti come mercenari, e ciò costituiva un grossa fonte di guadagno, quasi come l'odierno sistema bancario svizzero. Zwingli si convinse che si trattava di una condotta immorale e iniziò allora a predicare contro questa attività. La cosa non piacque agli abitanti di Glarona, così nel 1516 Zwingli dovette cambiare città e divenne parroco a Einsiedein — tuttora noto centro di devozione alla Vergine Maria. Durante la sua permanenza a Glarona e a Einsiedein, Zwingli lesse moltissimo, e in quello stesso periodo furono poste le fondamenta delle sue convinzioni riformate. In particolare, egli arrivò a rendersi conto del ruolo supremo e finale delle Scritture. Nel 1518 Zwingli divenne pievano del Grossmùnster, la «Grande Cattedrale» di Zurigo. Là iniziò a predicare sistematicamente su interi libri della Bibbia. Questa consuetudine era diffusa nella chiesa primitiva, ma al tempo di Zwingli si presentò come una radicale innovazione. A Zurigo Zwingli introdusse la Riforma in maniera graduale, inizialmente addirittura con il consenso delle autorità cattoliche romane. Anzi, nel 1523 egli ricevette un'affettuosa lettera da parte del papa! Nel 1522 produsse il primo dei suoi numerosi scritti riformati, con cui le sue idee si diffusero in lungo e in largo per tutta la Svizzera. Entro la fine del 1525, la Riforma a Zurigo  era stata quasi del tutto portata a termine: la messa era stata abolita e sostituita da un semplice servizio eucaristico. Poiché anche altri cantoni svizzeri decisero di appoggiare la Riforma, la mèta di Zwingli di avere una Svizzera evangelica unita sembrava raggiungibile. A tale scopo, egli formò un'alleanza di cantoni evangelici; ma i cantoni cattolici, sentendosi minacciati, formarono un'alleanza contrapposta. Ne scaturì una guerra, nel 1529. Dopo una breve tregua, i combattimenti ripresero nel 1531, e Zwingli stesso fu ucciso sul campo di battaglia, a Kappel.

Uno dei primi scritti di Zwingli fu quello intitolato Chiarezza e certezza ovvero veracità della Parola di Dio  (1522), in cui egli espose il principio basilare del Protestantesimo: l'autorità finale delle Scritture. La Parola di Dio è certa. Quando Dio parla, ciò che dice avviene — "Dio disse: 'Sia la luce!' e la luce fu"  (Genesi 1:3). La Parola di Dio è anche chiara. Il che non significa che non possa essere fraintesa. Se ci avviciniamo alla Bibbia con le nostre congetture e la nostra personale  interpretazione, e cerchiamo di plasmarla su quella falsariga, non udremo il suo messaggio. Ma quando Dio parla ai suoi figli, la sua Parola porta con sé la sua chiarezza. E allora possiamo capirla, senza nessuna istruzione umana — non grazie alla nostra comprensione, ma grazie allo Spirito Santo che ci illumina e ci rende capaci di vedere la Parola di Dio nella sua stessa luce. Dobbiamo evitare l'errore di sottoporre la Parola di Dio a un interprete umano infallibile — come il papa o un concilio. In pratica, ciò significa che la Bibbia risulterà distorta per poter appoggiare certe idee preconcette. La certezza viene, non dalla conoscenza umana o da un'autorità ecclesiastica, ma dall'umile ascolto di Dio stesso. Questa fu proprio l'esperienza di Zwingli:

Durante la mia gioventù, come molti altri della mia generazione, ho imparato molte cose eccellenti della sapienza umana. E quando... ho iniziato ad attenermi solo alla Sacra Scrittura, la filosofìa e la teologia degli attaccabrighe sono divenute un vero e proprio ostacolo. Ho deciso quindi (certo, guidato dalla Scrittura e dalla parola di Dio) di ignorare tutto questo e di conoscere il pensiero di Dio unicamente dalla sua schietta parola. Allora ho chiesto a Dio di concedermi la sua luce e, sebbene leggessi la Scrittura in tutta semplicità, essa ha cominciato a diventare molto più chiara di quando leggevo molti commentali e interpretazioni. Chiarezza e certezza ovvero veracità della Parola di Dio

In pratica, Zwingli scoprì che cercare di ascoltare sinceramente la Parola di Dio non necessariamente poneva fine a ogni disaccordo. Si trovò infatti coinvolto in una controversia con altri due gruppi riformati riguardo alla natura dei sacramenti. Per cominciare, a Zurigo vi erano alcuni che volevano una riforma più radicale: non soddisfatti di una chiesa di stato riformata, chiedevano una chiesa libera, composta da cristiani impegnati, di cui si potesse entrare a far parte attraverso il battesimo da adulti. All'inizio, Zwingli e questi radicali avevano molto in comune; ma nel 1525 le cose precipitarono, e il consiglio municipale di Zurigo, con il consenso dello stesso Zwingli, istituì nei loro confronti delle misure repressive. Quello stesso anno Zwingli scrisse Sul battesimo, sul ribattesimo e sul battesimo dei bambini, con cui difese il battesimo dei bambini, basandosi sul fatto che esso è segno del patto, un patto che comprende tutta la famiglia e non soltanto l'individuo. Ma, pur attenendosi alla pratica del battesimo  dei bambini, Zwingli (a differenza di Lutero) si separò dalla dottrina cattolica secondo cui il battesimo conferisce (anche ai bambini) la nuova nascita e il perdono dei peccati. Arrivò invece a considerare il battesimo innanzi tutto come un segno esteriore della nostra fede. 

La seconda controversia — quella con Lutero — riguardava la presenza di Gesù Cristo nella Cena del Signore. Lutero, pur rifiutando la dottrina cattolica romana della  transustanziazione. continuava a credere nella presenza reale del corpo e del sangue di Cristo "in, con e sotto" le specie del pane e del vino. Nel 1524 Zwingli fu convinto dall'olandese Cornelius Hoen (Honius) ad abbandonare questo modo di pensare. Da allora in poi, infatti, rinnegò la dottrina della presenza reale e sostenne che il pane  e il vino sono semplici simboli del  corpo e del sangue di Cristo.  Mediante l'azione dello Spirito Santo. Gesù Cristo è presente al servizio  eucaristico — ma quanto al suo corpo e al suo sangue, cioè la sua umanità, essi rimangono in cielo, alla destra del Padre. La Cena del Signore è una commemorazione di ringraziamento con la quale possiamo guardare all'opera di Gesù Cristo compiuta sulla croce. È anche un pasto di comunione a cui è presente il corpo di Cristo sotto le forme della congregazione. Zwingli sostenne questa posizione fino al giorno della sua morte. E nella «Fidei ratio» [Confessione di Fede], scritta nel  1530, che egli espose il suo insegnamento ormai maturo:

Credo che nella santa Eucaristia, cioè nella Cena di rendimento di grazie, è presente nella contemplazione della  fede il vero corpo di Cristo. Ciò vuoi dire: coloro che rendono grazie al Signore per il beneficio che ci ha concesso nel Figlio suo, riconoscono che egli ha assunto una vera carne,questa ha veramente patito, ha veramente lavato i nostri peccati con il suo sangue, e così ogni cosa che Cristo ha fatto è resa presente per loro nella contemplazione della fede. Ma che il corpo di Cristo nella sua essenza e realtà, cioè il suo stesso corpo naturale, sia presente nella Cena o sia masticato in bocca dai nostri denti, come sostengono i papisti e alcuni che guardano indietro alle pentole egiziane [i luterani], questo non solo lo neghiamo, ma affermiamo decisamente che è un errore che si oppone alla Parola di Dio... Che, inoltre, il corpo naturale di Cristo non sia mangiato nella nostra bocca, lo afferma lui stesso, quando ai giudei che si opponevano al mangiare materialmente la sua carne, disse: "La carne non giova a nulla" [Giovanni 6:63]... Le parole: "Questo è il mio corpo"  [Matteo 26:26] non vanno intese  naturalmente ma in quanto significano, analogamente alle altre: "Questa è la  Pasqua" [Esodo 12:11]. Confessione di Fede, VIII.

Zwingli ribadisce qui i ragionamenti già usati contro Lutero durante il Colloquio di Marburgo l'anno precedente. Certo, egli usò ragionamenti molto forti in opposizione alla presenza fìsica del corpo di Cristo nella Cena del Signore, ma non sfuggì completamente al pericolo di ridurla a un memoriale puro e semplice. Il  suo contributo consistette principalmente nel lavoro negativo di critica nei confronti del vecchio modo di pensare. Fu lasciato ad altri — in particolare a *Bucero e a *Calvino — il compito di fondare, su quella stessa  base, una dottrina positiva della Cena.

Zwingli incontrò precocemente la morte sul campo di battaglia. Non vi fu tempo perché il suo pensiero maturasse ne perché egli potesse presentare una solida esposizione della teologia riformata. Tale compito fu lasciato a Calvino, con il risultato che il Protestantesimo riformato è oggi conosciuto come Calvinismo, anziché come Zwinglianesimo. Tuttavia, anche se la "costruzione" è passata in mano ad altri e Zwingli è stato in larga misura dimenticato, resta il fatto che fu proprio lui a porre le fondamenta del Protestantesimo svizzero e della  teologia riformata.