Teologia/Il recupero della soteriologia regale

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Il recupero della soteriologia regale

Attirare i peccatori con i piaceri della vita eterna oscurando le esigenze dell’attuale Signoria di Cristo su di loro è suprema crudeltà evangelistica.

P. Andrew Sandlin (21-1-2022)

La soteriologia biblica (dottrina della salvezza) è la soteriologia del Regno, o regale. Nella chiesa odierna, a questa verità biblica non viene data l'enfasi che merita. Spero di aiutare a correggere quell'omissione con le seguenti affermazioni e di ispirare un recupero della soteriologia regale.

Regalità alla conversione

In primo luogo, la salvezza non è identica al vangelo, ma un suo sottoinsieme centrale. L’Evangelo è la Buona Novella che Dio, negli atti redentori passati di Cristo e nel suo presente governo celeste, sta sovvertendo la Caduta edenica e restaurando e migliorando l'Eden pre-caduta affinché inghiotta la terra. Ma questo comporta l'avanzamento del regno, perché la vocazione primaria dell'uomo è il mandato culturale (Genesi 1,27-28): l'uomo che onora Dio è il sostituto di Dio nell'esercitare il dominio benevolo sulla creazione terrena. Dio è il Re universale e noi siamo i suoi rappresentanti regali:

“Eppure tu l'hai fatto poco minor di Dio, e l'hai coronato di gloria e d'onore. Tu l'hai fatto signoreggiare sulle opere delle tue mani, hai posto ogni cosa sotto i suoi piedi. Poiché tu [Dio] l'hai fatto [l'uomo] un po' più basso degli angeli, E tu l'hai coronato di gloria e di onore. L'hai fatto dominare sulle opere delle tue mani; hai messo tutte le cose sotto i suoi piedi” (Salmo 8:5-6).

Naturalmente, il principale rappresentante umano regale di Dio è suo Figlio, Dio nella carne (Ebrei 2:1–9), ma poiché i credenti sono uniti a Cristo mediante la fede, condividiamo il suo attuale governo (Efesini 1:18-23, 2 :4–7).

Questa regale soteriologia individuale inizia proprio alla nostra conversione. Quando siamo convertiti, cioè siamo cambiati e ci trasformiamo da figli di Satana a figli di Dio (Atti 3:19) sotto l'opera di grazia dello Spirito, riconosciamo un nuovo Re. Satana non è più il nostro re, il nostro signore. La salvezza non riguarda solo la salvezza dall'inferno e la promessa del paradiso; si tratta più fondamentalmente di un cambio di fedeltà: dal re usurpatore Satana al legittimo re Gesù.

Ciò significa che Gesù Cristo è Signore di tutta la salvezza, inclusa la nostra salvezza, anche dal momento della conversione. Quando confidiamo in Cristo per fede nella nostra conversione, ci sottomettiamo necessariamente a Lui come Signore e Re.

Salvezza come signoria

Questo faceva parte della controversia sulla salvezza della signoria degli anni '80, in cui il giovane pastore John MacArthur sosteneva la visione biblica pro-Signoria, e Zane Hodges del seminario di Dallas sosteneva una visione non biblica e anti-Signoria.

Ma questo in realtà era stato il risveglio di una precedente controversia sulla salvezza sulla Signoria degli anni '50, quando lo zelante scrittore arminiano AW Tozer aveva contestato l'establishment dispensazionalista della "vita superiore". Molto prima che MacArthur lo dicesse, Tozer diceva a tutti di sentire che Gesù Cristo non è solo il nostro Salvatore ma anche nostro Signore, e Salvatore proprio perché è il Signore.

Il termine biblico per Signore è equivalente a "maestro", e tutti coloro che per primi hanno sentito questa parola nelle loro lingue native dell'era del Nuovo Testamento avrebbero capito esattamente cosa significasse. Confessare che Gesù è il Signore come prerequisito per la salvezza significa professare la sottomissione al suo governo di Dio e Re. Gesù insegna questo in Matteo 16:24–27

“Allora Gesù disse ai suoi discepoli: Se uno vuol venire dietro a me, rinunzi a se stesso e prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la sua vita, la perderà; ma chi avrà perduto la sua vita per amor mio, la troverà. E che gioverà egli a un uomo se, dopo aver guadagnato tutto il mondo, perde poi l'anima sua? O che darà l'uomo in cambio dell'anima sua? Perché il Figliuol dell'uomo verrà nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, ed allora renderà a ciascuno secondo l'opera sua”.

E se crediamo che nostro Signore stia qui parlando di condizioni per il discepolato ma non di condizioni per la vita eterna, per favore notate che se rifiutiamo di perdere la vita per (cioè sottometterci a) Gesù Cristo, perderemo la nostra anima e vita.

Le condizioni della vita eterna sono le stesse condizioni del discepolato. Le prime sono identiche con le seconde. Avere fiducia in Cristo vuol dire diventare un discepolo di Cristo per tutta la vita. Ciò richiede la sottomissione a Gesù come Signore sin dall'inizio della conversione. Poiché l'assoluto successo globale del regno è il piano di Dio per la redenzione in suo Figlio, la sua Signoria nella soteriologia individuale inizia proprio nel momento della conversione.

Attirare i peccatori con i piaceri della vita eterna oscurando le esigenze della Signoria di Cristo su di loro è suprema crudeltà evangelistica. I peccatori hanno il diritto di sapere che confidando in Cristo solo per la salvezza, confidano in Lui pure come loro Signore-Re-Salvatore. Non è esegeticamente lecito isolare gli uffici di Gesù durante la predicazione evangelistica all'aperto più di quanto lo sia isolarli nella predicazione di edificazione del culto domenicale. Gesù è sempre e ovunque Salvatore e Signore.

La soteriologia regale inizia per il peccatore proprio nel momento della predicazione del Vangelo e della conversione cristiana.

Giustificazione regale

L'emarginazione della categoria della giustizia nella moderna soteriologia conservatrice è evidenziata dalla svalutazione della giustificazione soteriologica. È vero che questa dottrina in ambienti luterani e in molti riformati occupa un posto preponderante (troppo preponderante), ma altrove è eclissata dalla rigenerazione, o dalla rinascita, o anche dai “bisogni sentiti” che richiedono una soteriologia terapeutica: Cristo è morto sul croce per liberarci dal fallimento personale e dalla depressione e da una scarsa immagine di sé...

La soteriologia di Paolo nel libro dei Romani inizia delineando il dilemma dell'uomo davanti a Dio: egli sta sotto il giusto giudizio per il suo peccato (cap. 1). La degradazione e la tristezza e una scarsa immagine di sé, la dipendenza, la delusione e l'odio sono tutte conseguenze del peccato. Ma la principale conseguenza è che quando l'uomo pecca, suscita il giudizio di Dio, compreso il giudizio eterno all'inferno.

La domanda allora è: come può un peccatore essere giustificato davanti a Dio? Secondo Paolo, la risposta è la giustificazione: la dichiarazione giudiziale di giustizia, o rettitudine. Sulla base della morte sacrificale di nostro Signore (Romani 3:21–26) e della risurrezione corporea (Romani 4:23–25), siamo dichiarati giusti in quanto siamo uniti alla sua giustizia sacrificale e risurrezionale, mediante la sola fede, e non dalle nostre opere (Efesini 2:8–19).

Giustificazione e Regno

In che modo la giustificazione è collegata al regno? Proprio in questo: nel mondo antico, il re era anche il più alto giudice del regno, a differenza del moderno Occidente liberale, dove la magistratura è separata dallo stato. Questo è il motivo per cui l'antico re del Vicino Oriente sedeva su un trono in una corte reale (ricordate Assuero nel libro di Ester, per esempio). Il palazzo reale comprendeva l'aula del re. Nella Bibbia, i peccatori si espongono al giusto giudizio del Re cosmico, ma egli eleva quel giudizio su suo Figlio, e in unione (per fede) con lui, che assorbe quel giudizio per nostro conto, siamo liberati dalla punizione del peccato (2 Corinzi 5:21).

Tuttavia, se vediamo il dilemma esistenziale dell'uomo non principalmente come un dilemma che richieda un intervento da parte della giustizia dell'aula del re cosmico, ma come il suo alleviare le nostre angustie, la giustificazione non ci sembrerà poi così importante. E l'ira di Dio manifestata sulla croce apparirà gratuita e fuorviante.

L'ingiustizia soterica del liberalismo

Nel 2013 la Presbyterian Church USA aveva deciso di eliminare il recente famoso inno "In Cristo soltanto" dal loro nuovo innario. Il punto critico era la parola "soddisfatto": il testo originale dice che "su quella croce, quando Gesù morì, l'ira di Dio fu soddisfatta". Il Comitato presbiteriano sul Canto Comunitario aveva voluto sostituirlo con le parole "l'amore di Dio è stato magnificato".

Questa denominazione essenzialmente "progressista" era stata offesa dal fatto che la morte di Cristo sulla croce avesse soddisfatto l'ira di Dio contro il peccato, nonostante testi biblici come:

“E, nondimeno, erano le nostre malattie ch'egli portava, erano i nostri dolori quelli di cui s'era caricato; e noi lo reputavamo colpito, battuto da Dio, ed umiliato! Ma egli è stato trafitto a motivo delle nostre trasgressioni, fiaccato a motivo delle nostre iniquità; il castigo, per cui abbiam pace, è stato su lui, e per le sue lividure noi abbiamo avuto guarigione. Noi tutti eravamo erranti come pecore, ognuno di noi seguiva la sua propria via; e l'Eterno ha fatto cader su lui l'iniquità di noi tutti. Maltrattato, umiliò se stesso, e non aperse la bocca. Come l'agnello menato allo scannatoio, come la pecora muta dinanzi a chi la tosa, egli non aperse la bocca. Dall'oppressione e dal giudizio fu portato via; e fra quelli della sua generazione chi rifletté ch'egli era strappato dalla terra de' viventi e colpito a motivo delle trasgressioni del mio popolo? Gli avevano assegnata la sepoltura fra gli empi, ma nella sua morte, egli è stato col ricco, perché non aveva commesso violenze né v'era stata frode nella sua bocca. Ma piacque all'Eterno di fiaccarlo coi patimenti. Dopo aver dato la sua vita in sacrifizio per la colpa, egli vedrà una progenie, prolungherà i suoi giorni, e l'opera dell'Eterno prospererà nelle sue mani. Egli vedrà il frutto del tormento dell'anima sua, e ne sarà saziato; per la sua conoscenza, il mio servo, il giusto, renderà giusti i molti, e si caricherà egli stesso delle loro iniquità” (Isaia 53:4–6, 10,11).

E nel Nuovo Testamento Pietro scrive, invocando Isaia 53:

“...egli, che ha portato egli stesso i nostri peccati nel suo corpo, sul legno, affinché, morti al peccato, vivessimo per la giustizia, e mediante le cui lividure siete stati sanati. Poiché eravate erranti come pecore; ma ora siete tornati al Pastore e Vescovo delle anime vostre” (1 Pietro 2:24–26)

Il Re è il Giudice cosmico, e non c'è problema più grande della nostra esistenza che essere giusti di fronte a Lui, e per essere giusti di fronte a Lui dobbiamo essere giusti come Lui, e per essere giusti come Lui, noi peccatori dobbiamo vederci accreditare la giustizia del Suo giusto Figlio. Nella giustificazione, questo è esattamente ciò che Dio compie.

La crocifissione come regalità

La morte di Cristo sulla croce è stato il più grande atto di umiltà e di umiliazione che mai vi sia stato nella storia del mondo:

“Abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato in Cristo Gesù; 6 il quale, essendo in forma di Dio non reputò rapina l'essere uguale a Dio, ma annichilì se stesso, prendendo forma di servo e divenendo simile agli uomini; ed essendo trovato nell'esteriore come un uomo, abbassò sé stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte della croce” (Filippesi 2:5–8)

Ma fu ugualmente un atto di esaltazione. Nostro Signore aveva profetizzato:

“Ora avviene il giudizio di questo mondo; ora sarà cacciato fuori il principe di questo mondo; e io, quando sarò innalzato dalla terra, trarrò tutti a me. Così diceva per significare di qual morte dovea morire (Giovanni 12:31–33).

Paolo rende ancora più esplicita questa crocifissione-vittoria:

“E voi, che eravate morti ne' falli e nella incirconcisione della vostra carne, voi, dico, Egli ha vivificati con lui, avendoci perdonato tutti i falli, avendo cancellato l'atto accusatore scritto in precetti, il quale ci era contrario; e quell'atto ha tolto di mezzo, inchiodandolo sulla croce; e avendo spogliato i principati e le potestà ne ha fatto un pubblico spettacolo, trionfando su di loro per mezzo della croce” (Colossesi 2:13-15).

Sebbene la morte di Cristo sia stata un'umiliazione per la sua persona, essa è stata un trionfo per il piano di Dio, e poiché Gesù è Dio, è stato ugualmente il trionfo di Cristo. Il Re cosmico sconfisse i principati e le potenze, cioè Satana e i suoi servi. Come? Schiacciando definitivamente il potere del peccato. Questa morte regale adempì Genesi 3:15, il seme della donna che schiaccia la testa del serpente: la testa di Satana.

Pertanto, la morte di Cristo non può limitarsi a un'umile, passiva acquiescenza. Gesù ha effettivamente acconsentito alla volontà del Padre, ma così facendo ha marciato verso la vittoria non solo per gli individui, ma per il mondo intero. La sua morte di una morte umiliante e ripugnante fu un esercizio di sovranità cosmica sconfiggendo Satana e le sue schiere.

Successo evangelico anticipato

Infine, molti cristiani sono timidi per il successo ultimo dell’Evangelo. Credono che il vangelo non possa avere un successo pervasivo, ma solo pochi saranno salvati e il regno è destinato solo a un piccolo gruppo di esuli che camminano verso lo stato eterno.

La Bibbia, però, promette un grande successo evangelistico e una grande vittoria culturale anche prima del compimento finale. Isaia 65:17ss profetizza un nuovo cielo e una nuova terra, anche se non la versione eterna finale, perché è un tempo di grande giustizia, pace, godimento, in cui la morte è ridimensionata, ma la maledizione, sebbene diminuita, sopravvive simultaneamente e i malvagi sono emarginati, anche se non eliminati. Questa è ovviamente una realtà pre-compimento finale, presente già nel tempo.

Allo stesso modo, Paolo scrive in 1 Corinzi 15:22–28,

“Poiché, come tutti muoiono in Adamo, così anche in Cristo saran tutti vivificati; ma ciascuno nel suo proprio ordine: Cristo, la primizia; poi quelli che son di Cristo, alla sua venuta; poi verrà la fine, quand'egli avrà rimesso il regno nelle mani di Dio Padre, dopo che avrà ridotto al nulla ogni principato, ogni potestà ed ogni potenza. Poiché bisogna ch'egli regni finché abbia messo tutti i suoi nemici sotto i suoi piedi. L'ultimo nemico che sarà distrutto, sarà la morte. Difatti, Iddio ha posto ogni cosa sotto i piedi di esso; ma quando dice che ogni cosa gli è sottoposta, è chiaro che Colui che gli ha sottoposto ogni cosa, ne è eccettuato. E quando ogni cosa gli sarà sottoposta, allora anche il Figlio stesso sarà sottoposto a Colui che gli ha sottoposto ogni cosa, affinché Dio sia tutto in tutti”.

Paolo traccia la sequenza della storia redentrice: (1) Cristo muore e risorge con grande vittoria; (2) nell'epoca presente regna progressivamente sulla terra, fino a che tutti i suoi nemici siano soggiogati; (3) Cristo poi ritorna in grande gloria regale, inaugurando lo stato eterno.

La diminuzione escatologica della redenzione

Questo successo del Vangelo è l'effetto della morte e risurrezione di Cristo. C'è un'inferenza da questo fatto che fa riflettere: coloro che negano il successo anticipato dell’Evangelo stanno in realtà sminuendo l'efficacia della croce e della risurrezione. Spesso pensano che, poiché sottolineano la salvezza individuale, che Cristo è morto ed è risorto per creare un popolo giusto e per portarlo in paradiso quando muoiono, abbiano dato il dovuto onore all'espiazione e alla risurrezione di Cristo.

Ma non l'hanno fatto. A meno che non proteggiamo nella storia il governo regale del Signore crocifisso e risorto mentre gradualmente Egli subordina tutti i suoi nemici nell'epoca attuale, non abbiamo colto la piena efficacia della redenzione. La crocifissione e la risurrezione sono più potenti di quanto suppone la maggior parte dei cristiani, così potenti, infatti, che il male nel mondo, non solo nelle famiglie e nelle chiese, non può resistergli.

Conclusione

Non possiamo isolare la soteriologia dal regno di Cristo dalle sue pretese regali. Non possiamo sigillare il regno di Dio con il vecchio patto del Commonwealth di Israele, né rimandarlo fino al ritorno di Cristo per stabilire un presunto governo millenario sulla terra.

Quando Cristo morì e risuscitò, giustiziato nel punto focale a metà della storia, Egli sconfisse Satana, i suoi servi, il mondo e la morte. Ma le implicazioni di questa vittoria vengono elaborate solo progressivamente nella storia e raggiungeranno la loro pienezza solo nello stato eterno.

Gesù è Re al momento della salvezza (1) quando esercita la sua Signoria alla nostra conversione; (2) quando la sua morte e risurrezione assicurano la nostra giustificazione, il nostro “essere a posto con Dio”; (3) e quando la sua morte colpisce i principati e le potenze.

Qualsiasi soteriologia che riduca o emargini queste pretese predominanti del re Gesù va contro il regno di Dio: il piano di Dio per il suo mondo.