Teologia/Verità dietro maschera

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La verità dietro alla maschera: l'enigma della condizione umana

L'enigma della coindizione umana

Se ci si chiede chi è l'essere umano e quale sia la sua natura di fondo, ci piace pensare di lui in modo lusinghiero ed idealista come di un essere responsabile ed intelligente, essenzialmente buono, con una coscienza morale elevata e che porta Dio nel cuore. I problemi di cui soffre non sarebbero che conseguenza delle circostanze in cui si trova a vivere, per superare i quali basterebbe la buona volontà e l'istruzione.

Ci confonde e ci angoscia, però, considerare le cattiverie e le crudeltà di cui è capace, la sua malizia e la sua disonestà che sempre riaffiora e che pregiudica, come una maledizione, le sue migliori realizzazioni. A volte l'essere umano ci pare come uno scolaro cocciuto e ribelle di cui si dispera possa mai imparare a vivere come si conviene.

Se poi guardiamo onestamente dentro il nostro stesso cuore, se guardiamo nello specchio il volto che sta dietro la maschera che ci piace portare, quello che vediamo non ci piace affatto... ed allora parliamo del mistero insondabile della natura umana, mistero che le scienze della mente e della società cercano di investigare e di dipanare.

Un testimone verace

Qual è la verità sull'essere umano? E chi può dirla in modo autorevole, affidabile ed incontestabile? Io credo che soltanto uno possa farlo: Dio, il quale ci parla in modo chiaro ed autorevole attraverso la Bibbia. Egli solo può essere un testimone fedele e verace.

Egli ci conosce bene, Egli sa chi siamo e sa pure quello che dovevamo essere, e se consideriamo la Sua testimonianza sull'essere umano, quella che è stata per noi verbalizzata nella Bibbia, ciò che vi leggiamo non ci piace affatto.

Consideriamo per esempio, quello che Egli vide un tempo per noi lontano e che possiamo dire senza ombra di dubbio che Egli ancora veda nel nostro tempo: "Ora l'Eterno vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che tutti i disegni dei pensieri del loro cuore non erano altro che male in ogni tempo" .

La Sua verace testimonianza non ci fornisce un quadro lusinghiero dell'attuale condizione dell'essere umano. Si tratta di una testimonianza a noi avversa, non a nostro favore. Si, perché alla semplice e diretta constatazione dei Suoi occhi è che questi -l'essere umano- non è nulla di meno che un ribelle e un malfattore rispetto al sovrano ordinamento che Dio ha stabilito, che l'essere umano è, per usare un'espressione biblica, un peccatore incallito.

Questa Sua testimonianza risuona per tutta la Bibbia: Egli infatti afferma che: "Non c'è alcun giusto, neppure uno", che "non c'è alcuno che faccia il bene", nessuno "che abbia intendimento", nessuno che cerchi veramente Dio e nessuno che veramente Lo ami.

No, in effetti Dio non usa termini gentili al riguardo dell'uomo quando ne parla, ma usa parole molto severe. Certo Egli è come un padre che anela a che il Suo perduto figlio ritorni, ma Egli non chiude un occhio sul peccato, Egli "non lascia il colpevole impunito". Egli dichiara che l'uomo è una creatura perduta, una creatura errante, un ribelle, un nemico di Dio; non un peccatore occasionale, ma un peccatore sempre; non un peccatore in parte, con molti aspetti buoni, ma un peccatore completamente, senza alcuna bontà che possa compensarne gli aspetti negativi. L'uomo porta il male nel suo cuore e nella sua vita, egli è "morto nei falli e nei peccati" . Egli è un malfattore, e quindi sottoposto alla condanna di Dio; egli è un nemico di Dio, quindi "sottoposto all'ira"; egli è un trasgressore della Sua giusta legge, e quindi "sottoposto alla maledizione della legge" . Il peccatore non genera semplicemente il peccato, ma lo porta con sé dovunque egli vada come una sua seconda natura. Egli è un corpo o massa di peccato , un "corpo di morte" , non soggetto alla legge di Dio, ma alla "legge del peccato" .

Un'immagine troppo cupa?

E' forse questa un'immagine troppo cupa e "inaccettabile"? Eppure Dio è troppo amorevole per dirci qualcosa che fosse non necessariamente severo, troppo verace per dirci qualcosa che non fosse vero, né Egli avrebbe motivo alcuno per travisare i fatti. Egli ama mettere in evidenza il bene che si trova in tutte le opere delle Sue mani. Dopo aver creato l'uomo e la donna, Egli aveva infatti affermato: "Allora Dio vide tutto ciò che aveva fatto, ed ecco, era molto buono", e se ora Egli offre dell'attuale condizione umana un quadro così cupo, non è perché non voglia vederci il bene, ma perché Egli, per la realtà stessa dei fatti, non può vederci il bene. L'umanità, infatti, è decaduta dalla sua condizione originale. La Sua verace testimonianza verbalizzata dice: "Ora Dio guardò sulla terra, ed ecco, era corrotta, perché ogni carne sulla terra aveva corrotto la sua condotta".

Un'accusa persino peggiore

Non posso tacere che c'è pure un'altra accusa che viene rivolta all'essere umano, ed è un'accusa persino peggiore. Egli non crede nel nome del Figlio di Dio, né ama il Cristo di Dio, Colui che Egli ha mandato come Signore e Salvatore della razza umana.

Questo davvero può essere considerato il peccato dei peccati. Che il suo cuore non sia retto davanti a Dio è la prima accusa che lo riguarda, ma la seconda è il colmo di tutti i peccati, l'accusa che comporta la più terribile delle condanne che mai tutti i suoi peccati insieme potrebbero meritare. Ascoltate sempre la Bibbia:"Chi crede in lui non è condannato, ma chi non crede è già condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio" . "chi non crede a Dio, lo ha fatto bugiardo, perché non ha creduto alla testimonianza che Dio ha reso circa suo figlio" ; "Chi non ha creduto sarà condannato" . E' proprio per questo che il primo peccato che lo Spirito Santo fa sentire bruciante nel cuore di un uomo o di una donna è l'incredulità. "...e quando egli sarà venuto [lo Spirito Santo], egli convincerà il mondo di peccato... perché non credono in me" .

Prendere provvedimenti

E' perfettamente inutile che ora tentiamo di giustificarci con scuse varie o che imploriamo l'"assoluzione" a meno che non possiamo dimostrare di amare Dio con tutto il nostro cuore ed anima e Lo abbiamo sempre così amato. Se può dire di averlo fatto, va bene, allora non siamo dei peccatori, e non abbiamo bisogno del perdono. Allora troveremo senz'altro da soli la via che porta al regno di Dio senza la croce e senza un Salvatore. Se però non possiamo dirlo, allora "ogni bocca sia messa a tacere" e si riconosca onestamente colpevole di fronte a Dio. Per quanto accettevole esteriormente possa essere la nostra vita o per quanto bene altri possano dire bene di noi, un giorno verrà pronunciato verso di noi un verdetto di condanna. Oggi è "il giorno dell'uomo" e qui vale il suo proprio verdetto, ma "il giorno di Dio" verrà quando l'uomo verrà provato secondo i suoi effettivi meriti. Allora il Giudice di tutta la terra giudicherà con giustizia, ed il peccatore verrà svergognato.

Questo è un verdetto divino, non un verdetto umano. E' Dio, non l'uomo, che condanna, e Dio non è un uomo che possa mentire.

La via d'uscita

Questa è la testimonianza di Dio al riguardo dell'uomo, e noi sappiamo che la Sua testimonianza è verace. Ci conviene accettarla come tale, e prendere subito i provvedimenti del caso senza tante storie. Ci conviene.

Dice quello stesso Dio che ha testimoniato in modo così sfavorevole nei nostri riguardi: "Volgetevi a me e siate salvate, voi tutte estremità della terra. Poiché io sono Dio, e non ce n'è alcun altro" , "un Dio giusto, un salvatore" . "Lasci l'empio la sua via e l'uomo iniquo i suoi pensieri, e ritorni all'Eterno che avrà compassione di lui, e al nostro Dio, che perdona largamente" .

Non abbiamo così null'altro da fare che volgere i nostri occhi, gli occhi della fede, verso la Croce e guardare a queste due cose: il Crocifisso ed i crocifissori. Guardiamo i crocifissori, i nemici di Dio e del Suo Figlio. Fra di essi ci siamo proprio noi. Riconosciamo nel loro comportamento il nostro proprio comportamento. E poi guardiamo al Crocifisso. E' Dio stesso, amore fattosi uomo. E' Lui che ci ha fatto, Dio manifestato nella carne, Dio che soffre e che muore per gli empi. Possiamo forse mettere in questione la verità della grazia che Egli ci offre? Potremmo forse riconoscere in Lui motivazioni malvagie? Potremmo pretendere più di questo, per risvegliare in noi la fiducia più completa ed illimitata in Lui? Potremmo equivocare quell'agonia e quella morte, dicendo che magari non sono evidenza di grazia, o che la grazia che esse significano non sia per noi? Rammentiamoci di quel ch'è scritto: "Da questo abbiamo conosciuto l'amore: egli ha dato la sua vita per noi" . "In questo è l'amore: non che noi abbiamo amato Dio, ma che lui ha amato noi e ha mandato il suo figlio per essere l'espiazione per i nostri peccati" .

Riconoscere onestamente la realtà umana che ciascuno di noi vive, e soprattutto la testimonianza avversa che Dio pronuncia su di noi deve avere l'unico effetto di aggrapparci alla sola speranza che ci sia offerta la Persona e l'opera a nostro favore compiuta dal Salvatore Gesù Cristo.