Teopedia/Fine giustifica i mezzi

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Il fine giustifica i mezzi

Il principio etico del "fine giustifica i mezzi" suggerisce che un'azione giusta o giustificata può essere ottenuta anche attraverso l'uso di mezzi eticamente discutibili o addirittura immorali. Questo principio è stato teorizzato già nell'antichità, ma è diventato famoso soprattutto grazie al pensiero di Niccolò Machiavelli, che lo ha esposto nella sua opera "Il Principe" (1513).

Ad esempio, il filosofo greco Aristotele, nel suo libro "Etica Nicomachea", sostiene che alcune azioni possono essere giustificate se servono a conseguire un obiettivo morale più elevato. In questo senso, Aristotele sostiene che il fine giustifica i mezzi se i mezzi stessi non violano i principi etici fondamentali.

Anche il politico e militare romano Cato il Vecchio, nel II secolo a.C., sostenne l'utilizzo del principio del "fine giustifica i mezzi" quando raccomandò ai Romani di distruggere completamente Cartagine, il loro nemico storico. Cato giustificò questa azione sostenendo che la presenza di Cartagine era una minaccia per la sicurezza e la stabilità di Roma, e che la distruzione completa di Cartagine era l'unico modo per garantire la sopravvivenza della città eterna.

Secondo Machiavelli, un governante deve essere disposto ad utilizzare ogni mezzo necessario per ottenere e mantenere il potere, anche se ciò significa violare le leggi o la morale. In questo senso, il fine giustifica i mezzi perché ciò che conta è il raggiungimento degli obiettivi del governante, non la morale o l'etica delle azioni.

Oggi, il principio del "fine giustifica i mezzi" è ancora discusso e controverso. Da un lato, alcuni sostenitori di questo principio lo utilizzano per giustificare l'utilizzo di mezzi poco ortodossi o addirittura illegali per raggiungere un obiettivo che ritengono giusto o necessario. Dall'altro lato, molti critici sostengono che l'utilizzo di mezzi discutibili o immorali sia sempre sbagliato, indipendentemente dall'obiettivo che si vuole raggiungere.

In generale, la maggior parte delle società moderne si basa su un sistema di valori e norme etiche che impone limiti all'azione di un individuo o di un gruppo per il bene comune. Tuttavia, in alcuni casi, come ad esempio in situazioni di emergenza o crisi, può essere difficile conciliare la necessità di agire con il rispetto delle norme etiche e dei diritti umani. In questi casi, la questione del "fine giustifica i mezzi" può diventare ancora più rilevante e dibattuta.

Il marxismo-leninismo, non adotta esplicitamente il principio del "fine giustifica i mezzi". Tuttavia, alcuni esponenti del comunismo hanno utilizzato tattiche e strategie che possono essere interpretate come un'applicazione pratica di questo principio.

In particolare, il comunismo si fonda sulla lotta di classe e sulla rivoluzione proletaria, che mira alla creazione di una società senza classi. Secondo i teorici comunisti, questa trasformazione sociale può essere raggiunta solo attraverso la lotta armata e la rivoluzione, che potrebbero richiedere l'uso della forza o di altri mezzi non ortodossi.

Inoltre, alcuni governi comunisti hanno adottato politiche di repressione, censura e controllo dei mezzi di comunicazione, in nome della difesa del socialismo o del comunismo. In alcuni casi, questi governi hanno utilizzato metodi brutali, come il terrorismo di stato, l'eliminazione di oppositori politici o la violazione dei diritti umani, per ottenere e mantenere il potere.

In generale, il comunismo sostiene l'idea che gli interessi della classe operaia siano più importanti di quelli della classe dominante, e che i mezzi per raggiungere questo obiettivo siano giustificati dal fine stesso. Tuttavia, la questione del "fine giustifica i mezzi" è molto controversa e dibattuta all'interno del movimento comunista, con molti esponenti che sostengono la necessità di rispettare i diritti umani e le libertà civili.

Nella Bibbia non esiste un'espressione esplicita del principio del "fine giustifica i mezzi". Tuttavia, ci sono alcuni esempi di personaggi biblici che hanno compiuto azioni controverse o immorali con l'obiettivo di raggiungere un fine giusto o necessario.

Un esempio noto è quello di Giacobbe, che ha ingannato suo padre Isacco per ottenere la benedizione paterna che spettava al fratello Esaù (Genesi 27,1-40). Anche se l'inganno di Giacobbe è stato eticamente discutibile, poiché ha mentito a suo padre e ha preso la benedizione in modo sleale, alcuni interpreti sostengono che Giacobbe avesse un motivo giusto per agire in questo modo, cioè la convinzione che la benedizione paterna fosse necessaria per ottenere la promessa divina di prosperità e successo.

Un altro esempio è quello di Giosuè, che durante la conquista della Terra Promessa ha ordinato la distruzione delle città cananee e l'uccisione degli abitanti, compresi donne e bambini (Giosuè 6-12). Anche se questa azione sembra crudele e immorale, alcuni interpreti sostengono che fosse necessaria per mantenere la purezza della religione ebraica e per evitare il rischio che gli israeliti si mescolassero con i popoli pagani.

Tuttavia, la maggior parte degli interpreti e studiosi biblici sostiene che la Bibbia non giustifica l'utilizzo di mezzi immorali per raggiungere obiettivi giusti o necessari. Al contrario, la Bibbia esorta i credenti a seguire i comandamenti di Dio e a rispettare i diritti e la dignità degli altri, anche quando ciò comporta la rinuncia a vantaggi o obiettivi personali. In definitiva, il principio del "fine giustifica i mezzi" è in contrasto con i valori etici e spirituali che emergono dalla Bibbia.

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