Teopedia/Solo Scriptura

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Il principio del “Sola Scriptura” non ha a che fare con il “Solo Scrittura”

Sembra una differenza di poco conto, ma il principio del “Sola Scriptura” affermato dalla Riforma protestante, non ha a che fare con il “Solo Scriptura”. Secondo quest’ultimo principio, le espressioni delle Sacre Scritture dovrebbero essere accolte “prima facie”, cioè così come stanno, senza ulteriori valutazioni. Si tratta di fatto di un errore ermeneutico che purtroppo lo si riscontra oggi spesso fra gli evangelici che leggono generalmente i testi biblici secondo il loro valore apparente o superficiale, separandolo da una valutazione più approfondita o critica.

Secondo il principio del Sola Scriptura, affermazioni singole della Scrittura non vanno lette in maniera immediata deducendone il significato che appare al singolo lettore, ma tenendo conto del contesto storico, culturale e linguistico in cui è stata scritto e considerano anche le interpretazioni e gli insegnamenti dei teologi e dei credenti del passato. Quando si legge la Bibbia è essenziale rimanere in dialogo con la tradizione storica cristiana. Il Solo Scriptura è di fatto un approccio individualistico immediato che ingiustamente ignora la storia dell'interpretazione. Il Sola Scriptura riconosce l'importanza della tradizione storica cristiana e del dialogo con essa. Il principio del Sola Scriptura, come sostenuto dal Protestantesimo classico, riconosce che la Bibbia è la fonte primaria di autorità per la fede e la pratica cristiana, ma si basa anche sull'importanza della tradizione e del consenso dei credenti nel corso della storia. Il Solo Scriptura tende ad adottare un approccio individualista, dando enfasi esclusivamente all'autorità immediata e personale della Scrittura. Questo approccio può portare a un'interpretazione soggettiva e a una mancanza di considerazione per la tradizione storica cristiana e il contesto interpretativo più ampio. Chi afferma il “Solo Scrittura” non può vantare alcun merito. Una tale lettura conduce spesso a distorcere il senso di alcuni testi biblici e riflette un approccio tipico di molte sétte.

Il primo a introdurre il termine "Solo Scriptura" nel suo lavoro intitolato "Putting the Reformation 'Solas' in Perspective" è stato Douglas Jones. È un'opera pubblicata nel 1997 sotto forma di registrazioni audio pubblicate da Canon Press. L'introduzione del termine "Solo Scriptura" da parte di Jones rappresenta un'elaborazione o un'estensione concettuale del principio del "Sola Scriptura" sostenuto dal Protestantesimo classico. Non esiste una differenza semantica tra "Sola Scriptura" e "Solo Scriptura" in latino. Entrambe le frasi si traducono letteralmente come "solo la Scrittura". La differenza concettuale che ho menzionato in precedenza riguarda l'interpretazione e l'applicazione dei principi sottostanti a questi termini nel contesto della teologia e dell'ermeneutica cristiana, non una differenza semantica nella traduzione del latino.

Citazioni

"I fautori di Solo Scriptura si sono ingannati pensando di onorare l'autorità unica della Scrittura. Ma sfortunatamente, separando la Parola di Dio ispirata dallo Spirito dal popolo di Dio abitato dallo Spirito, l'hanno trasformata in un giocattolo e fonte di infinite speculazioni. Se un sostenitore di "Solo Scriptura" è onesto, riconosce che non è l'infallibile Scrittura a cui fa appello in ultima analisi. Il suo appello è sempre alla sua interpretazione fallibile di quella Scrittura. Con il "Solo Scriptura" non può essere diversamente, e questa necessaria autonomia relativistica è il difetto fatale del "Solo Scriptura" che lo dimostra come una tradizione di uomini non cristiana" (Douglas Jones, Douglas Jones, Putting the Reformation “Solas” in Perspectiveaudio tapes, (Moscow, ID: Canon Press, 1997), raccolto in: Pillars of Sola Scriptura: Replies to Whitaker, Goode, & Biblical “Proofs” for “Bible Alone”, di Dave Armstrong, Lulu.com (2013).

“Sembra strano che certi uomini che parlano così tanto di ciò che lo Spirito Santo rivela a loro stessi, pensino così poco di ciò che ha rivelato agli altri”. – CH Spurgeon, Commenti e commentari (London: Passmore & Alabaster, 1876), 1.

“La tradizione è il frutto dell'attività di insegnamento dello Spirito da secoli in cui il popolo di Dio ha cercato di comprendere la Scrittura. Non è infallibile, ma nemmeno trascurabile, e se lo disconosciamo ci impoveriamo” – JI Packer, “Sostenere l'unità delle Scritture oggi”, JETS 25 (1982): 414.

“Anche se la tradizione non governa la nostra interpretazione, essa la guida. Se dopo aver letto un particolare passaggio ti è venuta in mente un'interpretazione che sarebbe sfuggita all'attenzione di ogni altro cristiano per duemila anni, o è stata sostenuta da eretici universalmente riconosciuti come tali, è molto probabile che tu faccia meglio ad abbandonare la tua interpretazione. – RC Sproul

“Il modo migliore per custodire una vera interpretazione della Scrittura, insistevano i Riformatori, non era abbracciare ingenuamente l'infallibilità della tradizione, o l'infallibilità dell'individuo, ma riconoscere l'interpretazione comunitaria della Scrittura. Il modo migliore per garantire la fedeltà al testo è leggerlo insieme, non solo con le chiese del nostro tempo e luogo, ma con la più ampia 'comunione dei santi' nel corso dei secoli”. – Michael Horton, “Cosa ci tiene ancora separati?”.

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