Confessioni di fede/Elvetica/09

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Indice generale

Confessione di fede elvetica del 1566

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IX. Libero arbitrio e capacità dell’uomo

In questa materia, che ha sempre generato nella chiesa molti conflitti [dibattimenti], noi insegniamo che dobbiamo prendere in considerazione una triplice condizione o stato dell’uomo.

La condizione umana prima della caduta

Anzi tutto, quale esso è stato prima della sua trasgressione, cioè giusto e libero, con la capacità di restare nel bene e di acconsentire al male; ora, avendo acconsentito al male, si è reso schiavo del peccato e della morte e tutto il genere umano con lui, come è stato detto sopra.

La condizione umana dopo la caduta

In secondo luogo, dobbiamo considerare quale è stata la condizione dell’uomo dopo la sua caduta. E anzitutto dobbiamo notare che all’uomo non è stata tolta la capacità di intendere [l’intelletto] né la capacità di volere e che egli non è stato affatto cambiato come in una pietra o in un tronco d’albero, ma che le sue facoltà, cioè l’intelligenza e la volontà, sono risultate talmente cambiate e sminuite nell’uomo che esse non possono fare più in lui ciò che potevano fate prima della sua caduta [non hanno più le medesime forze].

L’uomo fa il male spontaneamente. In effetti, l’intelligenza è oscurata [offuscata] e la volontà da libera è diventata schiava [serva], poiché l’uomo è schiavo del peccato, non costretto o forzato, ma di sua volontà [di buon grado]. Essa si chiama infatti volontà e non nolontà (noluntas).

Quanto al male e al peccato, l’uomo fa dunque il male di sua spontanea volontà, senza esservi affatto costretto [forzato] o da Dio o dal diavolo. E in questo egli possiede un arbitrio assolutamente libero [egli lo fa spontaneamente, o di suo proprio movimento].

Del resto, quanto a quello che noi vediamo sovente e cioè che Dio impedisce l’esecuzione dei cattivi progetti e consigli degli uomini, in modo che essi non possano realizzare i loro progetti e raggiungere i loro scopi, noi diciamo che in questo la libertà di fare il male non è affatto tolta all’uomo, ma che Dio previene con la sua potenza l’atto cattivo che l’uomo aveva liberamente e con libera volontà deliberato di compiere; come i fratelli di Giuseppe, ma non hanno potuto realizzare il loro piano, poiché Dio aveva ordinato altrimenti.

L’uomo da sé stesso non può fare il bene

Ora riguardo alla conoscenza del vero bene e delle virtù, l’intelligenza dell’uomo non può da se stessa giudicare rettamente delle cose divine. La Scrittura evangelica ed apostolica richiede infatti che ognuno di noi che desidera essere salvato sia rigenerato [la rigenerazione].

In effetti, la nostra prima origine che noi abbiamo in Adamo non ci serve in nulla per la salvezza. Come dice s. Paolo: “l'uomo naturale [animale] non riceve le cose dello Spirito di Dio, perché esse sono pazzia per lui; e non le può conoscere, perché devono essere giudicate spiritualmente” (1 Co. 2:14). E, in un altro passo, dice: “Non già che siamo da noi stessi capaci di pensare qualcosa come se venisse da noi; ma la nostra capacità viene da Dio” (2 Co. 3:5).

Ora è cosa assolutamente evidente che la riflessione o l’intelligenza dell’uomo è guidata [è la guida] dalla volontà. Ma dato che questa guida è cieca, appare quanto e fino a che punto si può estendere la volontà. Ne deriva che l’uomo non rigenerato [irrigenerato] non possiede alcun libero arbitrio riguardo al bene e che è privo di qualsiasi forza o virtù per fare il bene.

A questo proposito anche il Signore dice nel Vangelo: “In verità, in verità vi dico che chi commette il peccato è schiavo del peccato” (Gv. 8:34). E l’apostolo s. Paolo: “ciò che brama la carne è inimicizia contro Dio, perché non è sottomesso alla legge di Dio e neppure può esserlo” (Ro. 8:7).

Nelle cose terrene l’uomo ha ingegno. Del resto, noi non diciamo che l’uomo con la sua caduta abbia perduto ogni intelligenza delle cose terrene. Nella sua misericordia, Dio ha infatti lasciato all’uomo l’intelligenza, anche se essa è molto diversa da quella che aveva prima del peccato. Dio ci chiede anche di esercitare e ripulire la nostra intelligenza e dona per questo le sue grazie e la crescita. E ognuno può vedere che noi non possiamo progredire in alcuna scienza o mestiere senza la benedizione di Dio. Anche la Scrittura riconduce tutte le arti e le scienze a Dio; anche i pagani hanno ritenuto, del resto, che i loro dèi fossero gli inventori di tutte le arti e le scienze.

Quali sono le forze del rigenerato

Infine, dobbiamo vedere se gli uomini rigenerati hanno un qualche libero arbitrio e fin dove esso si estenda. Ora nella rigenerazione, la nostra intelligenza è illuminata dallo Spirito Santo, perché possa intendere e conoscere i segreti [i misteri] e la volontà di Dio. E la volontà del rigenerato viene non solo cambiata dallo Spirito Santo, ma anche dotata di facoltà sufficienti per fargli volere il bene e poterlo fare. Se le negassimo infatti queste facoltà, dovremmo negare la libertà cristiana e ristabilire la schiavitù della legge (Ro. 8,l ss). Ora Iddio stesso parla per mezzo del profeta dicendo: “io metterò la mia legge nell'intimo loro, la scriverò sul loro cuore, e io sarò loro Dio, ed essi saranno mio popolo” (Gr. 31:33; Ez. 36:26,27). Anche il Signore dice nel Vangelo: “Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete veramente liberi” (Gv. 8:36). E s. Paolo dice ai Filippesi: “vi è stata concessa la grazia, rispetto a Cristo, non soltanto di credere in Lui, ma anche di soffrire per lui” (Fl. 1:29), e inoltre: “ho questa fiducia: che colui che ha cominciato in voi un'opera buona, la condurrà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù” (Fl. 1:6). Ugualmente: “è Dio che produce in voi il volere e l'agire, secondo il suo disegno benevolo” (Fl. 2:13).

Iddio non opera solo nei fedeli

Tuttavia, insegniamo che qui si devono notare due cose. Anzitutto, che nella scelta e nel compimento del bene, i rigenerati non agiscono solo passivamente, ma anche attivamente. Essi sono infatti spinti da Dio e guidati [commossi e stimolati] per fare essi stessi ciò che fanno. S. Agostino ha quindi detto molto bene al riguardo che Dio è chiamato nostro aiuto. Ora può essere aiutato solo chi fa qualcosa (1). Ma i manichei spogliano l’uomo di qualsiasi azione e lo rendono come una pietra o un tronco d’albero.

In secondo luogo, dobbiamo notare che nei rigenerati permane l’infermità e la debolezza [difetti ed infermità].

Fragilità dei fedeli fino alla fine

In effetti, poiché il peccato abita in noi ed esiste nei rigenerati un’eterna lotta della carne contro lo Spirito, fino alla fine della nostra vita, è fuori dubbio che essi non possono adempiere interamente ciò che hanno progettato e deciso. E questa dottrina è confermata dall’apostolo (Ro 7; Gal 5).

Il loro libero arbitrio è debole

Il nostro libero arbitrio è quindi debole a causa dei resti del nostro vecchio Adamo e della corruzione che noi abbiamo ereditato da lui fino alla fine della nostra vita. Ma poiché le forze della carne e i resti del vecchio uomo non sono abbastanza forti per estinguere l’azione dello Spirito Santo, noi diciamo che i fedeli sono liberi, ma lo sono in modo tale che devono sempre riconoscere la loro infermità e non vantarsi affatto del loro libero arbitrio.

I fedeli devono infatti tener sempre ben presente ciò che s. Agostino ripete così spesso dell’apostolo: “Infatti, chi ti distingue dagli altri? E che cosa possiedi che tu non abbia ricevuto? E se l'hai ricevuto, perché ti vanti come se tu non l'avessi ricevuto?” (1 Co. 4:7) (2). Inoltre, noi sappiamo che le nostre deliberazioni non sempre raggiungono il loro effetto [non sempre arriva quello che avevamo stabilito], dato che gli avvenimenti di tutte le cose si trovano nella mano di Dio e tuttavia s. Paolo chiede al Signore di spianargli la strada per andare a Roma (Ro 1:10). Di qui vediamo che persino in una cosa del genere il nostro libero arbitrio è infermo e debole.

Libertà nelle cose esterne

Del resto, nessuno nega che nelle cose temporali sia i rigenerati che i non rigenerati abbiano il libero arbitrio. In effetti, l’uomo, che non è inferiore agli altri animali, ha in comune con essi il fatto di volere una cosa e di non volere l’altra. Egli può quindi parlare o tacere, uscire di casa o restare in casa, ecc. Nonostante si debba sempre riconoscere anche in questo la potenza di Dio che ha impedito a Balaam di poter giungere là dove desiderava arrivare (Nu. 24) e a Zaccaria di ritorno dal tempio di poter parlare, cosa che pure voleva fare (Lu. 1,22).

Eresie

Condanniamo [riproviamo] quindi in questo i manichei, i quali negano che il libero arbitrio sia stato per l’uomo buono l’inizio del male. Condanniamo ugualmente i pelagiani, i quali dicono che l’uomo cattivo ha un libero arbitrio capace di adempiere il buon comandamento. E di fatto la sacra Scrittura redarguisce [riprende e rimprovera] abbastanza gli uni e gli altri, dicendo a quelli: Dio ha creato l’uomo giusto, e a questi: “Se il Figlio vi libera, voi sarete vera mente liberi”.


Note

(1) Serm. 13, c. 3; 156, c. 11. (2) Contra duas epist. Pelagianorum ad Bonifax, liber 4:9,25; Serm 13, c. 3.