Corsi/Essere cristiani/11
11. Il terzo giorno
Supponete che Gesù, dopo essere morto sulla croce, rimase morto. Supponete che, come Socrate o Confucio, di Lui non rimanesse che un bel ricordo. Importerebbe questo? Sarebbe abbastanza per noi il Suo esempio ed il Suo insegnamento?
La risurrezione di Gesù è di importanza cruciale
Abbastanza per che cosa? Non per il Cristianesimo! Se Gesù non fosse risorto dai morti, si toglierebbe la base stessa sulla quale il Cristianesimo si appoggia, si eliminerebbe del tutto il Cristianesimo, perché allora sarebbero vere quattro cose:
- In primo luogo, per citare l'apostolo Paolo: "se Cristo non è stato risuscitato, vana è la vostra fede, voi siete ancora nei vostri peccati" (1 Co. 15:17).
- In secondo luogo, neppure per noi c'è speranza di risurrezione: anche noi dobbiamo aspettarci di rimanere morti.
- In terzo luogo, se Cristo non è risorto, allora Egli non sta regnando e certo non tornerà. Dobbiamo allora cancellare tutto ciò che nel Credo viene affermato dopo: "Morì e su sepolto". Avremo cancellato tutta la fede cristiana.
- In quarto luogo, il Cristianesimo non potrebbe essere ciò che i primi cristiani credevano che fosse: comunione con un Signore vivente che è identico con il Gesù dei Vangeli. Il Gesù dei Vangeli ancora potrebbe essere il nostro eroe, ma non potrebbe essere il nostro Salvatore.
Un fatto della storia
Per mostrare che considera la risurrezione di Gesù un fatto storico, il credo di fatto gli assegna una dimensione temporale: "tre giorni dopo", a contare dal giorno in cui Gesù "fu crocefisso sotto Ponzio Pilato" circa nell'anno 30. In quel preciso giorno, a Gerusalemme, capitale della Palestina, Gesù tornò a vivere e lasciò vacante una tomba scavata nella roccia: la morte fu sconfitta per sempre.
Possiamo essere sicuri che veramente sia avvenuto così? Le evidenze sono sostanziali. La tomba è stata trovata vuota, e nessuno fu più in grado di trovare il corpo morto di Gesù. Per più di un mese dopo, i discepoli continuarono ad incontrare Gesù vivo, in modo del tutto inaspettato, di solito in gruppo (da 2 a 500 persone). Le allucinazioni non accadono in questo modo!
I discepoli di Gesù, da parte loro, erano sicuri che il Cristo risorto non fosse una fantasia, e senza posa avevano continuato a proclamarne la risurrezione nonostante per questo fossero messi in ridicolo, nonostante la persecuzione e persino la morte (un modo molto efficace per soffocare la diceria maliziosa che essi avessero trafugato il corpo di Gesù (Mt. 28:11-15).
L'esperienza di gruppo della Chiesa cristiana per 19 secoli risuona in modo uniforme nel credere che Gesù risorse dai morti e che il Signore risorto, come dice un canto cristiano: "cammina accanto a me, e mi parla, attraverso tutte le strette vie della vita". L'essere in comunione con Lui appartiene alla consapevolezza di base della realtà per ogni autentico cristiano.
Non si potrebbe trarre senso alcuno da tutto questo se non affermare che davvero Gesù sia risorto dai morti. Scrisse bene il prof. C. F. D. Moule: "Se il sorgere stesso dei Nazareni, fenomeno attestato innegabilmente nel Nuovo Testamento, produce una grande frattura nella storia, un burrone della grandezza e forma della risurrezione, con che cosa lo potrebbe riempire lo storico secolare?". L'effetto storico che ne è stato prodotto, è inconcepibile senza la risurrezione di Cristo come obiettiva sua causa storica.
Di fronte alle evidenze
Un cristiano in un dibattito pubblico un giorno accusò il suo oppositore scettico di avere molta più fede di lui stesso, "perché," disse, "di fronte alle evidenze, io non potrei non credere che Gesù non sia risorto, e lui lo può!". Certamente è molto più difficile negare la risurrezione che crederci, molto più difficile. Avete mai visto la questione da questa prospettiva? Credere in Gesù Cristo come Figlio di Dio e Salvatore vivente, e fare eco alle parole dell'ex-scettico Tommaso, "Mio Signore e mio Dio", è certamente più che un esercizio della ragione. Di fronte alle evidenze, però, questa è l'unica cosa ragionevole da fare.
Ciò che significa la risurrezione di Cristo
Qual è il significato della risurrezione di Cristo dai morti? In breve, possiamo dire che:
- essa conferma che Gesù Cristo è davvero il Figlio di Dio (Ro. 1:4);
- essa conferma e vendica la Sua giustizia (Gv. 16:10);
- dimostra la Sua vittoria sulla morte (At. 2:24);$
- garantisce il perdono del credente e la sua giustificazione (1 Co. 15:17; Ro. 4:25), come pure la futura sua risurrezione (1 Co. 15:18);
- e lo porta fin da ora nella realtà della vita di risurrezione (Ro. 6:4).
Meraviglioso, non è vero? Potresti dire che la risurrezione di Cristo è la speranza - certezza più grande che ci possa essere, ed avresti ragione!
Per lo studio biblico ulteriore
La risurrezione di Gesù: Gv. 20:1-18; 1 Co. 15:1-28.
Domande per la riflessione e la discussione
- In che modo il Cristianesimo sarebbe diverso se Cristo non fosse risorto?
- Quali prove vi sono della risurrezione di Gesù?
- Perché Packer parla del credere alla risurrezione di Cristo come "l'unica cosa ragionevole che si potrebbe fare?". Sei d'accordo?
(11, continua)
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Il Credo, o Simbolo apostolico. Credo in Dio padre onnipotente, creatore del cielo e della terra. E in Gesù Cristo, suo figlio unigenito, Signor nostro, il quale fu concepito di Spirito santo, nacque da Maria vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto. Discese nel soggiorno dei morti, il terzo giorno risuscitò, salì al cielo, siede alla destra di Dio, padre onnipotente. Di là ha da venire a giudicare i vivi e i morti. Credo nello Spirito santo, la santa chiesa universale, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione dei corpi e la vita eterna. Amen.