Confessioni di fede/Augustana/12

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Indice generale

Confessione augustana (1530)

Prefazione - Confessioni_di_fede/Augustana/01/I Dio - Il. Il peccato originale - III. Il Figlio di Dio - IV. La giustificazione- V. Il ministero della chiesa - VI. La nuova obbedienza - VII. La chiesa - VIII. Che cos’è la chiesa? - IX. Il battesimo - X. La cena del Signore - XI. La confessione - XII. La penitenza o conversione - XIII. Funzione dei sacramenti - XIV. L’ordine ecclesiastico - XV. I riti della chiesa - XVI. La vita nella società civile XVII. Il ritorno di Cristo per il giudizio - XVIII. Il libero arbitrio - XIX. La causa del peccato - XX. Fede e buone opere - XXI. Il culto dei santi - XXII. La cena del Signore con ambedue le specie - XXIII. Il matrimonio dei preti - XXIV. La messa - XXV. La confessione - XXVI. La distinzione degli alimenti - XXVII. I voti monastici - XXVIII. Il potere ecclesiastico - Conclusione

XII. La penitenza o conversione

Quanto alla penitenza, insegnano che a chi cade in peccato (lapsis) dopo il battesimo può essere accordata la remissione dei peccati, in qualsiasi circostanza, purché si converta, e che la chiesa deve impartire l’assoluzione a coloro che tornano a pentirsi. Infatti il pentimento consta propriamente di queste due parti: una è la contrizione dell’animo, cioè il terrore suscitato nella coscienza dal riconoscimento del peccato commesso, l’altra è la fede che è generata dal Vangelo ossia dall’assoluzione,” e crede che i peccati sono rimessi per l’opera di Cristo, consola la coscienza e la libera dalla paura. A ciò devono poi seguire le buone opere che sono il frutto del pentimento.

Condannano gli anabattisti, i quali sostengono che coloro che sono stati una volta giustificati non possono più perdere lo Spirito Santo; e così pure coloro i quali affermano che ad alcuni è dato di raggiungere una tale perfezione in questa vita da non poter più cadere in peccato.

Condannano anche i novaziani<ref>Movimento rigorista presente a Roma (metà del III sec.) e diretto dal presbitero romano Novaziano.</ref> che rifiutano l’assoluzione a coloro che, caduti in peccato dopo il battesimo, tornano a pentirsi.

Respingono anche coloro<ref>Sono i rappresentanti della teologia scolastica allora dominante.</ref> i quali insegnano che la remissione dei peccati sì può ottenere per fede, ma ci impongono di meritarci la grazia dando soddisfazione a Dio mediante le nostre opere.

Note