Letteratura/Legge/15

Da Tempo di Riforma Wiki.
Versione del 27 gen 2022 alle 17:42 di Pcastellina (discussione | contributi)
(diff) ← Versione meno recente | Versione attuale (diff) | Versione più recente → (diff)
Vai alla navigazione Vai alla ricerca


Indice generale

Le istituzioni della Legge biblica, di R. J. Rushdoony

CapitoliPrefazione - Introduzione - 01 - 02 - 03 - 04 - 05 - 06 - 07 - 08 -09 - 10 - 11 - 12 - 13 - 14 - 15 - 16

 

15.  NOTE SULLA LEGGE NELLA SOCIETÀ OCCIDENTALE

Nel canone della prima chiesa, l’importanza della legge biblica è subito evidente. La chiese chiaramente sentirono che la legge biblica fosse vincolante per il credente.

Non tutti si spinsero al punto, né furono altrettanto letterali della chiesa Armena, nella quale in quei giorni e per secoli successivi: “sono designati agli ordini clericali solo coloro i quali sono di discendenza sacerdotale (in ciò seguendo usanze giudaiche)”. Questa prassi fu condannata dal canone XXIII del Concilio Quinisesto (o Concilio di Trullo) nel 692 [1].  Il Canone XCIX dello stesso Concilio fece anche riferimento al fatto che “certuni cuociono della carne arrosto dentro al santuario e ne offrono porzioni ai sacerdoti, distribuendola secondo la consuetudine giudaica”. Strabo fa un resoconto di un’usanza simile in occidente nel nono secolo [2].  Ma non è tutto. La Chiesa Armena faceva sacrifici animali secondo la legge del Vecchio Testamento, mantenendo viva la pratica molto dopo che era stata abbandonata dai Giudei, e ben dentro il ventesimo secolo. Questi avvenivano alla porta della chiesa ed erano un’offerta volontaria al Signore, che commemorava i sacrifici del Vecchio Testamento, e offerti come risultato di voti fatti al Signore come parte della preghiera. Gli animali dovevano essere leviticamente accettabili: di un anno e senza difetti, secondo la legge. La preghiera diceva in parte quanto segue:

Poiché mediante il benedetto profeta Mosè hai comandato al tuo popolo Israele di offrirti sacrifici del loro gregge e delle pecore e di altri animali puri, portandoli all’ingresso della tenda di convegno, ai sacerdoti leviti, che avrebbero dovuto imporre le mani su di essi e versare il loro sangue sul santo altare, Oh Signore; e con ciò erano espiati i peccati e accolte le petizioni.
Pure, in tutto questo tu prefigurasti, come in un’ombra, le cose a venire, quella vera salvezza che ci hai misericordiosamente accordata col tuo venire nel mondo. Poiché tu stesso, Signore misericordioso e beneficente, mediante il tuo onnisciente Spirito dichiarasti mediante il profeta: io non accetto il grasso dei vostri torelli, ma offrite un sacrificio di lode a Dio e con mente volonterosa tendete a Dio una vittima senza sangue. Poiché non c’è forse il detto: I sacrifici di DIO sono
lo spirito rotto; o DIO tu non disprezzi il cuore rotto e contrito?
Così ora che abbiamo peccato e che siamo indegni, umiliati nel nostro cuore ci prostriamo davanti alla tua infinita pietà; e supplichiamo per il tuo abbondante amore per l’umanità e per la tua misericordia, e per le tue immutabili promesse che hai fatto ai tuoi amati, ai nostri padri. Condiscendi, O Dio, a questa nostra offerta, e accettala dalle nostre mani; come facesti con le offerte fumate di montoni e di vitelli, e come facesti con le innumerevoli offerte di agnelli grassi.

Nella tua bontà accogli le nostre petizioni, affinché non diventiamo lo zimbello dei nostri nemici, ma anzi che ci rallegriamo nella tua salvezza. Infatti, se la tua vista pesa i monti e le valli, e tieni i cieli e la terra nella tua mano, e ti siedi nel più alto dei cieli sul trono dei cherubini, e gli abissi non sono nascosti al tuo sguardo, e tutti i quadrupedi e tutto ciò che un alito di vita non sarebbe sufficiente come offerta fumata, come osiamo ardire di presentarci davanti a te e di offrire un sacrificio? [3]

Pure la chiesa greca aveva preghiera per il sacrificio di animali [4].
Anche le regole levitiche riguardanti il sacerdozio venivano applicate al clero della chiesa, e Levitico 21:17-23 era obbedito attentamente. Poiché gli eunuchi erano dunque banditi dal ministero, si creò un problema quando Roma o i barbari castrarono deliberatamente i chierici per distruggere la validità degli ordini o dell’ordinazione. Il Concilio di Nicea nel 318 dichiarò che “coloro i quali erano stati castrati dai barbari” potevano “rimanere dentro al clero”, prendendo atto delle circostanze del loro difetto [5].  Il Concilio di Ancyra, Canone XI, nel 314 aveva dovuto prendere in considerazione il caso di vergini fidanzate che erano state violentate; in tali casi nessun difetto era ascritto alla ragazza. L’epistola canonica di san Gregorio Taumaturgo fece un punto simile nel Canone I [6].

Ancyra, nel canone XXI tratto l’aborto con severità (dieci anni di penitenza); i travestiti furono scomunicati; vari trasgressioni sessuali furono ripetutamente citate come causa di scomunica a vita (giacché la chiesa non aveva il potere di applicare la pena di morte); omicidio, divinazione, l’adorazione di angeli, eresia, e altre questioni furono trattate nei termini della legge biblica nella misura in cui la chiesa poteva applicarla [7].

La restituzione era alla base della legge canonica e della penitenza. La Costituzione Apostolica la cita nel Canone LXXII, come fece pure san Gregorio taumaturgo nella sua epistola, Canone VIII [8].

I canoni e le regole riguardanti il sabato sono d’interesse speciale. Timoteo, vescovo di Alessandria, richiese che marito e moglie si astenessero dall’ “atto coniugale … il sabato e il Giorno del Signore; perché in quei giorni è offerto il sacrificio spirituale”[9].  Ciò era nei termini di Esodo 19:15 ed era designato a separare qualsiasi elemento di culto di fertilità dall’adorazione. I cristiani non erano sempre liberi di riposare nel Giorno del Signore, il sabato cristiano, e c’era pertanto la necessità di una scusa legittima; il rispetto per il sabato giudaico, però, era proibito:

I cristiani non devono giudaizzare riposando durante il Sabbath, ma in quel giorno devono lavorare, onorando piuttosto il Giorno del Signore; e se possono, devono riposare in quel giorno, come cristiani. Ma se alcuni saranno trovato a giudaizzare, che siano anatema da Cristo [10].

Poiché il Giorno del Signore era un tempo di riposo e di gioia, digiunare di domenica era condannato e richiedeva la scomunica [11].  Lo stesso Concilio, quello di Gangra, condannò quelli che condannano il matrimonio (Canone I); condannò il vegetarianismo (Canone II); condannò quelli che si separavano da un chierico sposato (Canone IV); e così via.

Chiaramente, la prima chiesa obbediva la legge biblica. Ciò non equivale a dire che la sua obbedienza fosse in alcun modo perfetta. Le consuetudini spesso ebbero la meglio sulla legge. La prima epistola canonica di Basilio, arcivescovo di Cesarea in Cappadocia, ad Anfilochio di Iconio, lo notò nel Canone IX:

Nostro Signore è eguale all’uomo e alla donna proibendo il divorzio, eccetto in caso di fornicazione: ma l’usanza richiede che le donne si tengano il marito anche se colpevole di fornicazione …[12].

Non mancavano, comunque, intelligenti applicazioni della legge. Così, i Canoni XXXIII e LII di Basilio dichiararono che la negligenza nei confronti di un bambino che portasse alla sua morte era omicidio [13].

La chiesa era quindi consapevole della centralità della legge biblica per la fede cristiana e la legge canonica era l’applicazione della regola di quella legge ai problemi della vita. La chiesa, però, era all’interno della cornice dell’Impero Romano e della legge romana. È necessario citare alcuni aspetti dell’interpretazione della legge romana nel contesto della fede cristiana.

Roma aveva raggiunto una centralizzazione e una eccessiva semplificazione del controllo degli uomini che aveva cominciato a pregiudicare e a distruggere l’ordine sociale. C. Dickerman Williams ha detto, del periodo del codice di Teodosio (313-468):

Il Codice e le leggi Novelle di Teodosio riguardano un periodo della storia assai simile al nostro in molti dei suoi problemi. Ma a quel tempo non era più possibile tentare di risolvere problemi con ulteriore centralizzazione e burocrazia. Al tempo del Primo Editto incluso nel Codice la centralizzazione della società non poteva andare oltre perché era già completa. Un’area che per i propri abitanti era un mondo intero era stata saldata in un’unica organizzazione. Le attività sociali, economiche e religiose erano amministrate o rigidamente controllate dallo stato. L’autorità dell’imperatore era incontrastata. Gli editti compilati nel Codice e Leggi Novelle di Teodosio rappresentano il tentativo spesso disperato di far funzionare il sistema. Ma durante quegli anni fu la tendenza alla disintegrazione ad essere irresistibile. Le promulgazioni intese a tenere insieme l’organizzazione fallirono. Entro soli pochi anni dopo gli ultimi editti l’impero era frantumato in un migliaio di frammenti. Pertanto, quell’epoca, diversamente dalla nostra, fu una di disintegrazione, benché una disintegrazione per lo più involontaria [14].

L’ esaurimento, tanto spirituale che fisico, stava distruggendo l’impero. La centralizzazione del potere aggravò solamente la basilare irresponsabilità che aveva portato alla distruzione delle risorse. William è di nuovo puntuale nel suo commento:

Ora il problema dell’impero erano le carenze: carenze di grano, di materiali e di uomini. … In tutto il bacino Mediterraneo l’agricoltura era stata usata per supplire la distante signora del mondo. I guadagni per il consumatore erano stati fin troppo attrattivi; quelli del produttore non sufficienti. I terreni, specialmente in Italia, erano usciti di coltivazione. Aree dell’Africa dalle quali Roma aveva tratto grano e carne per secoli stavano diventando dei deserti La Spagna e altre nazioni erano state deforestate per provvedere il combustibile per i bagni pubblici di Roma. “Il declino dell’Impero Romano è una storia di deforestazione, esaurimento del suolo ed erosione. … Dalla Spagna alla Palestina non c’erano più foreste sul litorale mediterraneo, la regione è spiccatamente arida anziché avere il carattere mite e umido dei terreni rivestiti di foreste, e la maggior parte del suo terriccio un tempo ricchissimo è disteso sul fondo del mare” (White and Jacks, Vanishing Lands, p. 8).
Oggi, in alcuni ambienti, è di moda beffarsi di occasionali avvertimenti dell’esaurimento delle risorse naturali. Tale frivolezza non avrebbe trovato riscontro alle corti degli ultimi imperatori [15].

Gli imperatori furono impotenti nel rovesciare l’andamento. Il potere era stato centralizzato e l’impero era ora nelle mani dell’imperatore e della sua burocrazia che non poteva affrontare la questione alla base dove risiedevano la maggior parte dei problemi. “La gestione della gigantesca macchina amministrativa era semplicemente al di là della loro capacità” [16]. Oltre un certo punto della centralizzazione, una burocrazia diventa scollegata dalla realtà; è occupata a gestire l’amministrazione e a governare la macchina del potere. “Meraviglia che l’integrità territoriale dell’Impero sia stata preservata tanto a lungo”. Oltre un certo punto una burocrazia diventa anche cannibale.

Gli imperatori facevano affidamento per il loro sostegno politico sui proletariato urbano, specialmente quello della città di Roma, e sulla burocrazia civile e militare. Per mantenere quel sostegno, era necessario favorire quegli elementi consumistici nella popolazione, specialmente di fronte ai produttori rurali. L’effetto di quella politica fu di scoraggiare la produzione e di tentare i contadini a traslocare nelle città. Il Codice e Leggi Novelle dimostra che per poter ottenere rifornimenti per gli abitanti delle città e per il personale governativo fu pertanto necessario adottare severe misure quali la servitù rurale e tasse pagabili in natura. L’applicazione di tali misure richiese un accresciuto apparato statale di amministrazione e repressione, che a sua volta distolse sempre più persone dalla produzione. Gli angariati amministratori di contadi, continuamente sotto pressione perché fornissero le loro quote di forniture, potevano dare ben poca attenzione alla conservazione del suolo e delle foreste. Il conseguente deterioramento accentuò le difficoltà di produzione. La macchina dello stato divenne infine così complessa da essere ingestibile [17].

Come risultato, fu a quel punto possibile alle tribù nomadi di barbari causare la caduta di Roma. L’impero si disintegrò a causa della sua decadenza interna.

La decadenza della legge romana fu altrettanto reale. Il Codice di Teodosio mostra influenze cristiane, ma era ancora legge romana. Nell’analizzare le leggi sul matrimonio abbiamo notato la radicale cristianizzazione della legge romana sotto Giustiniano I (c. 482-565) nel Corpus Juris Civilis. La legge romana continuava ora nel proprio sviluppo ma divenne progressivamente un’espressione della legge biblica. Le Istituzioni di Giustiniano (col Compendio, Codice e Leggi Novelle facenti parte del Corpus Juris Civilis) riflette chiaramente ciò ch’è chiamato “legge naturale” ma quel concetto stava ora diventando diverso da come la legge romana l’aveva conosciuto [18]. La legge naturale, che fosse nelle mani di giuristi, scolastici, o deisti, era in essenza una dottrina anti-trinitaria, ma era pur sempre più cristiana della legge romana. La legge naturale divenne una forma d’eresia cristiana e ascrisse alla natura poteri e leggi assolute che erano chiaramente prese in prestito dal Dio delle Scritture. Pertanto, lungo i secoli, sia la legge naturale che quella romana divennero così completamente cristianizzate che nessun romano le avrebbe riconosciute. Perfino dove i termini delle antiche leggi romane furono ritenuti, un nuovo contenuto e una nuova interpretazione rese l’antico significato remoto e sterile.

Lo stesso vale per la legge pagana. È chiaro che molte leggi pagane sopravvissero e colorarono i codici giuridici occidentali, ma nella maggior parte dei casi anch’esse furono soggette a radicali alterazioni. Inoltre, bisogna notare che un difetto molto reale degli studiosi è stato la loro ignoranza della legge biblica. Come risultato, molto che è stato chiamato pagano era in realtà biblico. In questo modo, ad Harvard in una raccolta di fonti di uno studioso sulla storia medievale, troviamo, in riferimento ad Alfredo il Grande nell’Inghilterra del nono secolo:

Qui ci sono alcune leggi caratteristiche incluse da Alfredo nel codice che stilò sulle basi di vecchie usanze e le leggi dei re sassoni precedenti. …
Se uno colpisce il suo prossimo con una pietra, o col pugno, e ciò nonostante costui può uscire con un bastone, gli procuri un medico e prenda il suo posto di lavoro finché costui non possa farlo per sé.

Se un bue cozza un uomo o una donna, talché ne muoiano, sia lapidato, e la sua carne non sia mangiata. Il proprietario non se sarà responsabile se il bue era uso incornare per i due o tre giorni precedenti, ed egli non lo sapeva: ma se lo sapeva e non l’aveva tenuto rinchiuso, e abbia quindi ucciso un uomo o una donna, sia lapidato e il padrone sia ucciso, o sia fatto pagamento per la persona uccisa nella misura in cui il “witan” (un consesso di nobili che amministrava la giustizia al tempo) riterrà giusto.

Non danneggiare le vedove e gli orfani, né fa’ loro del male in alcun luogo; perché se fai diversamente essi grideranno a me e io li udrò, e ti ucciderò con la mia spada e farò sì che la tua moglie rimarrà vedova e i tuoi figli saranno orfani.
Se uno colpisce e fa perdere un occhio a un altro, paghi sessanta scellini, e sei scellini e sei centesimi, e una terza parte di centesimo come “bot” (compensazione resa ad una persona danneggiata). Se l’occhio gli rimane nella testa, e non può vederci nulla, sia stornato un terzo del “bot”.
Se uno rompe un dente incisivo ad un altro, faccia un “bot” di otto scellini; se il dente è un canino sia pagato un “bot” di quattro scellini. Se è tagliato via il dito che serve a incoccare, il “bot” è di quindici scellini; per la sua unghia è di quattro.
Se uno storpia la mano di un altro esternamente, sia pagato un “bot” di venti scellini, se può guarire; se mezza è tagliata via saranno pagati quaranta scellini come “bot” [19].

Naturalmente queste sono chiaramente leggi bibliche adattate al conio e al quadro Inglese.

La legge biblica ha avuto un ruolo centrale nel modellare la civiltà occidentale entrando nella società da un’altra fonte ancora, i Giudei d’Europa.

Sfortunatamente, la storia dei giudei, come normalmente riportata, tende a sottolineare le loro sofferenze piuttosto che i loro conseguimenti. Questa è un’infelice preoccupazione che caratterizza molti altri popoli capaci, ma non è buona storia, che sia fatta da Giudei, Armeni, Polacchi, Francesi, abitanti del sud degli Stati Uniti, o chiunque altro.

La civiltà occidentale deve molto alla cultura dei suoi paesi e città. Paesi e città furono prodotto dei mercanti e delle loro comunità, e queste erano in larga misura giudaiche. Leggi commerciali e leggi urbane ebbero pertanto le loro origini nelle comunità giudaiche e la loro intensa devozione alla legge biblica. Mentre alcuni siriani e fenici continuarono nell’era cristiana a fare i mercanti in Europa da mercanti cristiani, il ruolo maggiore fu sostenuto sempre più da giudei. In ambito commerciale l’influenza dei giudei sui loro imitatori cristiani fu notevole. Anche il loro potere fu molto esteso. In un’opera di grande importanza, Irving A. Agus ha scritto:

Inoltre, fu nei secoli precedenti le crociate che questo gruppo impressionante sostenne un ruolo di estremo eroismo nell’Europa del nord ovest. Le poche migliaia di giudei che costituirono questo gruppo nel periodo pre-crociate erano così potenti da piegare alla loro volontà i governanti d’Europa. Costrinsero questi governanti a introdurre un cambio radicale nelle politiche basilari della chiesa verso i giudei. A quest’ultimi fu concesso di praticare la loro religione indisturbati, di impiegare servi cristiani e talvolta anche schiavi cristiani, di assumere posizioni di potere su cristiani e di amministrare le attività finanziarie di ampi possedimenti, perfino di vescovadi. Queso manipolo di giudei costrinsero i prelati della chiesa a diventare loro benefattori. In mezzo alla personale soggiogazione quasi universale, solo i giudei erano politicamente liberi; nel mezzo di turbolenze e di guerre solo loro potevano viaggiare in relativa sicurezza e potevano trasportare mercanzie di valore per lunghe distanze. Mentre praticamente ogni uomo doveva ai propri superiori servizi e spettanze che costituivano un sacrificio che andava dal quindici al cinquanta percento del suo tempo produttivo di reddito, i giudei pagavano in tasse solo una piccola frazione del loro reddito. Organizzarono comunità auto- governate, svilupparono istituzioni sovra-comunali, adottarono ordinanze su scala nazionale e misero in atto la più efficiente e impressionante forma di organizzazione di gruppo e di governo di gruppo tale da permettere ad ogni individuo effettivo aiuto anche quando si trovava a centinaia di chilometri da casa. Istituirono pratiche e procedure che diedero loro grande potere e resilienza, che li misero in grado di trattare coi principi di chiesa e stato da una posizione di forza, e crearono per loro opportunità per una poderosa crescita economica e una grande espansione fisica [20].

Questo potere poggiava su una sistematica e fedele obbedienza alla legge biblica, ad un sistema di giustizia che sosteneva la comunità in tempi difficili e le diede uno strumento per fronteggiare affari interni ed esterni. La vita in una comunità significava vita nella legge di Dio. In termini di ciò, la città moderna, un prodotto dei mercanti giudei e delle loro comunità, è un’unità accomunata dalla legge, non dal sangue, e mantenuta essenzialmente dalla giustizia, non dalla forza bruta. Questi tribunali giudaici erano inoltre tribunali apolidi, precursori dei tribunali di commercio (tenuti in occasione delle fiere), e del moderno arbitrato.

L’influenza di Maimonides (Rabbi Moses ben Maimon, 1135-1204) sul pensiero europeo poggia su questo orientamento urbano della vita e del pensiero giudaico. A mano a mano che l’Europa medievale divenne l’Europa urbana, guardò ai padri della vita urbana. Maimonides aveva codificato le applicazioni giudaiche della legge biblica alla vita urbana e commerciale, e di conseguenza la sua influenza fu inevitabile.

Maimonides è meglio ricordato per la sua influenza sulla filosofia europea, per aver contribuito ad introdurre l’aristotelismo nel pensiero europeo quanto nel giudaismo. Le sue opere filosofiche furono denunciate all’Inquisizione dai giudei di Provenza che bruciò quegli scritti. Il suo compendio della legge biblica, molto trascurato dagli studiosi contemporanei, fu ai suoi giorni molto più influente perfino dei suoi scritti di filosofia. In un’Europa intensamente interessata di legge per lo sviluppo di città e di stati nazionali, gli studi giuridici di Maimonides furono importanti. In ragione della loro comune devozione (con differenze) alla legge biblica, cristiani e giudei furono al tempo in correlazione molto stretta, come a volte, pure in netto contrasto. La natura biblica degli studi giuridici di Maimonides li rese influenti [21].

Un’altra fonte mediante cui la legge biblica ha esercitato una decisiva influenza sulla civiltà occidentale è stato attraverso la Common Law. Qualunque usanza locale, o elemento di legge “romana” vi ci possa essere, la Common Law è essenzialmente legge biblica. “La Common Law era legge cristiana” [22].  Come notò Keeton: “I giudici dei tempi antichi parlavano con una certezza che derivava dalla loro convinzione che la Common Law fosse un’espressione della dottrina cristiana, che nessuno sfidava” [23].  Nel cercare di eliminare la legge biblica dalla civiltà occidentale, gli accademici hanno studiatamente filtrato intere mandrie di cammelli in cerca di moscerini.

L’importanza della decima nello sviluppo della civiltà occidentale merita uno studio ma al presente non è possibile fare una valutazione della parte che ha svolto. Ci sono, comunque, indicazioni che la decima fu basilare a riforme sociali ed ecclesiastiche, a istruzione e welfare, e che la decima fu un fattore determinante nel cambiamento sociale e per il progresso. Alcuni dei Puritani inglesi non erano totalmente soddisfatti con la forma istituita della decima come parte di un establishment stagnante, ma le loro decime e offerte date volontariamente furono responsabili dell’esteso rimodellamento della società inglese [24].

In America, specialmente nel New England, come parte del conservatorismo cristiano, di una rievocazione del passato, di radicalismo, di un ritorno alla radice delle questioni dei Pellegrini e dei Puritani, quanto di altri coloni, ci fu un’autoconsapevole adozione della legge biblica. L’attitudine fu meglio riassunta da John Cotton in Moses His Judicials, quando osservò: “Più una legge puzza d’uomo più è inutile” [25].

Significativamente, quando nel 1641 il Massachussetts strutturò le proprie leggi in termini della comprensione inglese e puritana della legge biblica, quel documento fu intitolato the Body of Liberties. Dio, avendo chiamato l’uomo a servirlo mediante la legge aveva fatto di quella legge la Carta della Libertà. I puritani presero molto alla lettera le parole di Isaia 33:22 che, come essi citarono, dice: “Jehovah è il nostri giudice, Jehovah è il nostro legislatore, Jehovah è il nostro re, egli ci salverà”. Il precedente sommario di legge di Cotton era stato teoretico: the Body of Liberties era biblico quanto a prospettiva, ma direttamente applicato ai problemi della colonia e quindi un codice pratico interessato di questioni immediate [26].  La fedeltà alle Scritture delle leggi del Massachusetts tendono ad essere sottostimate a volte dagli studiosi, e Powers, che di ciò dà prove occasionali, comunque provvede prova abbondante del carattere biblico della legge. Una Commissione della Corte Generale ripudiò il “Codice Giudaico” nel 1851, ma è chiaro che fu vigente in precedenza [27].

Quando i legislatori entravano in ambiti non coperti dalla legge biblica lo fecero “secondo le più Generali Regole di Giustizia” come resero chiaro le leggi della Colonia del New Haven: /> />

Questa Corte formula questo: prima di tutto con ogni cura e diligenza di tanto in tanto provvederà al mantenimento della purezza della religione, e sopprimerà quelle contrarie, secondo la loro miglior Luce e direzione dalla parola di Dio.

1.
Sa. 2:10, 11, 12 1Ti. 2.2

In secondo luogo, benché essi riconoscano umilmente che il potere Supremo di fare leggi, e di abrogarle, appartenga a Dio solamente, e che da lui questo potere è dato a Gesù Cristo quale Mediatore, Matteo 28:19; Giovanni 5:22, E che le leggi per la santità e la rettitudine sono già fatte e ci sono date nelle Scritture, e che in questioni morali e valori etici, non possono essere alterate da potere o autorità umani, Mosè solamente mostrò a Israele le Leggi e gli Statuti di Dio, e il Sinedrio, la corte suprema tra i Giudei, deve attenersi a quelle leggi. Tuttavia, Governanti Civili e Corti di giustizia, e questa Corte generale in particolare (essendo incaricata dai cittadini) sono Ministri di Dio, per il bene del popolo; e hanno il potere di dichiarare, pubblicare, e stabilire, per la piantagione entro la loro giurisdizione, le leggi che ha fatto, e di produrre e revocare Ordini per le questioni minori, non determinate in modo particolare nelle Scritture, secondo le regole più generali di Giustizia, e mentre sono in vigore, richiedere la dovuta esecuzione delle stesse [28].

2.
Is. 33:22

De. 5:8 De. 17:11

Ro. 13:4


Precisamente perché giuristi, tribunali e studiosi oggi sono usualmente radicalmente umanisti e anti-cristiani, c’è comunemente una ostilità nei confronti di qualsiasi pieno riconoscimento della natura biblica del retaggio giuridico della civiltà occidentale. Al contrario, c’è uno sforzo per smantellare quella struttura giuridica per rimpiazzarla con una umanista.

Tale sfida non è nuova. È stata tentata ripetutamente lungo i secoli e uno di tali tentativi è culminato con la tirannia rinascimentale. La forza della legge biblica ha pertanto avuto alti e bassi. Alcuni aspetti di quella legge hanno ritenuto maggiore forza di altri. La legge penale è stata parecchio un prodotto dei requisiti biblici. Il rispetto dell’astinenza da cibi ha stabilmente perso la sua forza nella maggior parte delle aree per quanto concerne il maiale e i crostacei, e la carne di cavallo in Francia, benché abbia ritenuto la loro forza con alcuni popoli. La dieta è affetta meno prontamente dalla conversione di quanto siano invece altri aspetti della vita della gente perché la dieta è in genere strettamente legata alle limitazioni di natura economica di una società. Inoltre, col passare dei secoli. La rigida fedeltà dei giudei ha portato alla tendenza di condannare le leggi sull’alimentazione a mano a mano che insorsero sentimenti anti-giudaici. Contrapposte ai barbari convertiti al cristianesimo le comunità giudaiche rappresentavano un livello morale e culturale più alto.

Bisognerebbe rammentare che i Sassoni, per esempio, praticarono sacrifici umani fino a che, dopo vent’anni di guerra, Carlomagno avendoli sconfitti li costrinse al battesimo nel 782 per spezzare il legame con offensive pratiche pagane. Solo per mezzo della collocazione dei Sassoni sotto il segno del Dio delle Scritture, la cui ira si sarebbe manifestata contro chi avesse praticato riti quali il sacrificio umano, fu fatta una cesura col passato. La loro conversione forzata aprì i Sassoni e altri popoli alla civiltà, ma il loro livello di conseguimento fu chiaramente inferiore a quello dei giudei per alcuni secoli. La gente odia poche cose negli altri più della superiorità. Le ostilità furono pertanto reali. Non aiutava il fatto che i giudei, in quanto mercanti, trattassero spesso schiavi cristiani. (Come proprietari di schiavi i giudei erano vulnerabili perché per legge, uno schiavo, posseduto da giudei, guadagnava la sua libertà se diventava cristiano.)

L’ostilità verso i giudei divenne pertanto ostilità in molti casi verso le leggi kosher, e molte persone a volte si divertirono nel cercare di rendere i vini dei giudei ritualmente impuri. La mancanza di una conoscenza delle Scritture a causa dell’incapacità di leggere aumentò la divisione e aggravò l’ignoranza di molti ordinamenti biblici.

Inoltre, col passare del tempo, l’interpretazione di alcune leggi divenne ecclesiastica anziché sociale. In questo modo, il sabato, molto chiaramente ordinato per il riposo, venne stabilmente a significare il culto e la chiesa; un’applicazione secondaria divenne l’enfasi e il significato primario. Il requisito di riposare, e di riposare nel Signore, è ancora basilare per le Scritture. Ha il valore di riposo per l’uomo, per i suoi animali da lavoro, e per la terra; rispetto a questo, le chiese più strettamente sabbatarie sono chiaramente derelitte nella loro osservanza del sabato. La legge del sabato è ancora necessaria per l’uomo, come lo è l’intera legge, e la sua osservanza è obbligatoria per la salute della società. La chiesa, avendo abbandonato la legge di Dio in un’area dopo l’altra o, avendola ridotta a un interesse puramente ecclesiastico o morale, ha guidato la società al suo sfacelo. John Cotton aveva ragione: “Più una legge puzza d’uomo e più è inutile”. La legge umanistica ha portato al caos e crisi sociale. È tempo di ritornare con i

Puritani alle parole di Isaia 33:22: “Jehovah è il nostri giudice, Jehovah è il nostro legislatore, Jehovah è il nostro re, egli ci salverà”.

L’uomo umanista cerca la salvezza dall’uomo, talvolta mediante la politica e lo stato, altre volte per mezzo dell’anarchia. Ma l’anarchia porta al collasso sociale e la conflitto, e lo stato, poiché riflette il peccato dell’uomo, può solo cumularla. Padre Francis Edward Nugent ha citato, rincorrendo Fulton Lewis III, la corruzione dei membri del parlamento ed ha aggiunto:

Le legislature non sono meno aperte a persone di bassa lega e ai corrotti: si consideri l’infelice New Hampshire dove il parlamento ora in carica include un uomo che è stato condannato per aver usato le poste per fare frodi, un altro che era stato arrestato per aver rubato un’ambulanza da ubriaco e un terzo che è stato condannato per corruzione di minorenne a danno di una quindicenne con ritardo mentale [29].

Chiaramente, col crescere del declino della moralità pubblica e privata, nessun arrangiamento dell’uomo o delle istituzioni politiche può fornire sollievo. Il male è primariamente nell’uomo, e nelle sue istituzioni e nel suo ambiente nella misura in cui riflettono la sua natura. Rabshakeh aveva ragione riguardo all’Egitto: “Ora ecco, tu confidi sul sostegno di questa canna rotta, che è l’Egitto, che penetra nella mano di chi vi si appoggi e la fora. Tale è appunto il Faraone, re d’Egitto, per tutti quelli che confidano in lui” (2 Re 18:21). Il futuro non poggia sulle politiche da mani bucate ma col Dio trino e sovrano e la sua legge assoluta.


1 Henry R. Percival, The Seven Ecumenical Councils, seconda serie di Philph Schaff e Henry Wace, Nicene and Post-Nicene Fathers; Grand Rapids: Eerdmans, 1956, XIV, 381. Lo scrittore proviene da un’antica linea di sacerdoti Armeni ereditari; il padre, figlio di un sacerdote fu un chierico presbiteriano, com’è anch’egli.

Ibid., p. 407.

3 F. C. Conybeare, editore, Rituale Armenorum; Oxford: Clarendon Press, 1905, p. 56.

Ibid., p. 403 s.

5 Canon I in Percival, op. cit., p. 8.

Ibid., pp. 68, 602.

Ibid., pp. 70 s.; 73 s.; 82 s. ; 150, 606-609, ecc.

Ibid., pp. 598, 603.

Ibid., p. 613.

10 Ibid., p. 148; Canone XXIX del Sinodo di Laodicea, Anno Domini 343-381.

11 Ibid., p. 99; Canone XVIII, Sinodo di Gangra o Paflagonia, 325 o 380.

12 Ibid., p. 605.

13 Ibid., pp. 606, 608.

14 C. Dickerman Williams, “Introduction” in Clide Pharr with T. S. Davidson and M. B. Pharr, translators, editors, The Theodosian Code and Novels and the Sirmondian Constitutions, p. xvii.

15 Ibid., p. xix s.

16 Ibid., p. xxii.

17 Ibid.

18 Thomas Collett Sanders, traslator, editor, The Institutes of Justinian, 12th revised edition, 1898; London: Longmans, Green, 1905.

19 Frederick Austin Ogg, A Source Book of Mediaeval History; New York: American Book Company, 1908, p. 104 s.

20 Irving A. Agus, Urban-Civilization in Pre-Crusade Europe; New York: Yeshiva University Press, 1968, I, 16 s.

21 Vedi Yale Judaica Series: vol. II, The Code of Maimonides, Book Thirteen, The Book of Civil Laws; vol. III, Book Fourteen, The Book of Judges; vol. V, Book Twelve, The Book of Acquisition; vol. IX, Book Eleven, The Book of Torts; Ecc.; New Haven, Conn.: Yale University Press, 1949.

22 Eugen Rosenstock-Huessy, Out of Revolution, Autobiography of Western Man, p. 270, Vedi anche David Little, Religion, Law and Order, A Study in Pre-revolutionary England; New York: harper, 1969, p. 103.

23 George W. Keeton, The Norman Conquest and the Common Law; London: Ernest Benn, 1966, p. 221.

24 Vedi W. K. Jordan, Philanthropy in England, 1480-1660; New York: Russel Sage Foundation, 1959, 1964. Secondo H. C. Preston MacGoun, The Elder and His Wife; London: T. N. Foulis, n.d., p. 11: In Scozia, fin dentro al diciannovesimo secolo, “aiuti dalle offerte” (Kirk-plate allowances) venivano distribuiti ai poveri dagli anziani della chiesa. Nel frattempo, le leggi civili sulla povertà avevano, dal 1536 al 18434 creato una crisi permanente in Inghilterra. Un problema cronico di disoccupazione fu creato per mezzo dell’aiuto ai poveri e, poiché salari inferiori allo standard ricevevano un supplemento dall’aiuto civile, i datori di lavoro si sentirono liberi di sottopagare e con ciò aggravare il problema sociale (Henry hazlitt, “The Poor Laws of England”, in The Freeman, vol. 21, n° 3 [marzo 1971], pp. 137-146). La soluzione al problema nel 1834 prese in prestito alcune delle sue idee dalla vecchia forma puritana e fu una parte delle riforme introdotta dal movimento evangelicale.

25 W. C. Ford, Cotton’s Moses His Judicials”in Massachussetts Historical Society, Proceedings (Serie 2), vol. XVI, 1902, p. 184.

26 Per il testo di the Body of Liberties, vedi Richard L. Perry and John C. Cooper, Sources of our Liberties; New York: American Bar Foundation, 1959, pp. 148-161.

27 Edwin A Powers, Crime and Punishment in Early Massachussetts 1620-1692, A Documentary History; Boston: Beacon Press, 1966, p. 315. Vedi anche George Lee Haskins, Law and Authority in Early Massachussetts; New York: Macmillan, 1960.

28 New-haven Settling in New England, and some Lawes for Government, London, 1656, in Charles Hoadly, editore, Records of the Jurisdiction of New Haven, From May, 1653, to the Union; Hartford: Case, Lockwood, & Co., 1858, p. 569.

29 Father Francis Edward Nugent, in Christendom, febbraio 1971, p. 3.