Tale Padre, tale Figlio (Romani 1:1-7)

Domenica 18 dicembre 2022 – Quarta domenica di avvento

(Culto completo con predicazione, 60′)

(Solo predicazione, 30′)

Tale Padre, tale Figlio

Introduzione

Talvolta si osserva di qualcuno: “Sai che assomigli veramente a tuo padre?”. Si, noi portiamo in noi stessi profondamente le caratteristiche biologiche dei nostri genitori con maggiore o minore somiglianza fisica a uno di loro.

Questo valeva pure per il Signore Gesù. Dal punto di vista fisico Gesù sicuramente assomigliava a sua madre, Maria, o a qualcuno della famiglia di lei. Per tutto il resto, però, Gesù “assomigliava” a Dio, Dio Padre, tanto che le Sacre Scritture annunciano e spiegano come Gesù fosse la rivelazione ultima di Dio, la più fedele e immediata. È per questo che possiamo dire che se vogliamo conoscere Dio, la Sua natura, carattere, e pensiero, non dobbiamo cercare altrove: lo troviamo in Gesù, così come l’intera Bibbia, Antico e soprattutto Nuovo Testamento ce ne parla. Lo afferma l’Evangelo di Giovanni proprio all’inizio, quando afferma: “Nessuno ha mai visto Dio; l’unigenito Dio, che è nel seno del Padre, è quel che l’ha fatto conoscere” (Giovanni 1:18), che si potrebbe parafrasare con: “Nessuno ha mai realmente visto Dio, eccetto il suo unico Figlio, perché egli è intimamente unito al Padre, ed è lui che ce l’ha fatto conoscere”.

Come dice il proverbio: “Tale padre, tale figlio”. Volete intendere Dio, misterioso e occulto? Rinunciate alle ipotesi e alle fantasie che di Lui fanno le religioni, rinunciate alle vostre idee preconcette: guardate Cristo, contemplate la Sua gloria, … gloria come quella dell’Unigenito venuto dal Padre (Giovanni 1:14). L’eterno Iddio, il nostro Creatore e Signore, ha voluto rivelarsi, farsi conoscere a noi come essere umano in Gesù Cristo. Se voi volete avere una vita significativa ed eterna la troverete in comunione con Dio; e se volete conoscere Dio, imparate familiarizzatevi con Lui attraverso il volto di Cristo, come sta scritto: “Questa è la vita eterna: che conoscano te, il solo vero Dio, e colui che tu hai mandato, Gesù Cristo” (Giovanni 17:3).  

Il testo

Gesù di Nazareth, l’eterno Figlio di Dio fattosi uomo, è l’unico che, avendone esperienza diretta, può farci conoscere “il vero volto” di Dio. Elaboriamo questo concetto attraverso ciò che ci insegna l’apostolo Paolo nella lettera ai Romani, al primo capitolo.

“Paolo, servo di Cristo Gesù, chiamato a essere apostolo, appartato per l’Evangelo di Dio, che egli aveva già promesso per mezzo dei suoi profeti nelle sante Scritture e che riguarda il Figlio suo, nato dal seme di Davide secondo la carne, dichiarato Figlio di Dio con potenza secondo lo spirito di santità mediante la sua risurrezione dai morti, cioè Gesù Cristo nostro Signore, per mezzo del quale abbiamo ricevuto grazia e apostolato per trarre all’ubbidienza della fede tutti i Gentili, per il suo nome – fra i quali siete anche voi, chiamati da Gesù Cristo – a quanti sono in Roma, amati da Dio, chiamati santi, grazia a voi e pace da Dio nostro Padre e dal Signore Gesù Cristo” (Romani 1:1-7).

La promessa

Paolo di Tarso riceve la grazia di vedere il Signore Gesù in tutta la Sua gloria e questo gli trasforma la vita intera. Da bestemmiatore e avversario di Cristo egli diventa un credente: la potenza di Dio lo trasforma radicalmente. Così Dio prende quest’uomo e ne fa un Suo apostolo, ciò il Suo speciale strumento per diffondere nel mondo la conoscenza di Dio, che rifulge nel volto di Cristo. Egli diventa messaggero della buona notizia che Dio riabilita davanti a Sé tutti coloro che, conoscendo Cristo e la Sua opera di salvezza affidano sé stessi a Lui per essere rigenerati a nuova vita.

Non si tratta di un messaggio che appare improvvisamente nel mondo come un fulmine a ciel sereno. La venuta del Salvatore Gesù Cristo, il Messia, era già stata preannunciata da secoli tramite i profeti d’Israele e questo era rimasto scolpito nelle Sacre Scritture. La venuta del Salvatore Gesù non era cosa inaudita, ma adempiva il proposito eterno di Dio di salvare l’essere umano ribelle e maledetto a causa del peccato, tramite il ravvedimento e la fede in Gesù Cristo. L’apostolo Pietro evangelizzava con queste parole: “Di lui attestano tutti i profeti che chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati mediante il suo nome” (Atti 10:43). Si, l’Evangelo di Gesù Cristo ci stato promesso molto tempo prima che esso di fatto ci arrivasse. I profeti erano persone che avevano ricevuto da Dio la capacita di “vedere” qualcosa prima ancora che apparisse alla vista di tutti, e quali meraviglie di grazia e di amore vedono in Cristo!

Al tempo della nascita di Gesù l’interesse per la venuta del Messia promesso era molto scarso. E noi oggi, viviamo noi in grande aspettativa per i benefici che Cristo comporta? Nonostante tutta la grande agitazione del periodo cosiddetto natalizio l’interesse per la persona di Gesù come rivelatore ultimo di Dio rimane molto scarso. Alcune ditte commerciali lavorano per tutto l’anno solo per prepararsi per le straordinarie vendite natalizie. Molti altri fanno gran parte dei loro affari più lucrativi proprio durante le feste natalizie. Questi certo sono interessati alla stagione natalizia! Qual il vostro atteggiamento? Dio che viene fra noi nella persona di Gesù era e rimane la notizia più grande che si possa ricevere. Era stato allora un avvenimento promesso e rimane oggi una promessa di benedizione. Siete fra coloro che chiedono con insistenza al Signore che faccia, per così dire, nascere Cristo nel vostro cuore per conoscere da vicino la sostanza delle sue meravigliose promesse? L’apostolo Paolo, scrivendo ai cristiani della Galazia, paragonandosi a una donna incinta, scrive: “Figli miei, per i quali io sono di nuovo in doglie finché Cristo sia formato in voi” (Galati 4:19).

L’adempimento

Cristo Gesù non solo è il senso ultimo del Natale, ma il solo senso della fede cristiana. La fede cristiana non una morale o una particolare congerie di miti e di rituali religiosi: la fede cristiana il rapporto esistenziale, stretto e personale che una persona intrattiene con Gesù Cristo. In Cristo Gesù si nasconde il senso ultimo della vita umana, perché noi siamo stati creati per avere comunione con Dio e servire Lui. Intrattenete voi uno stretto rapporto personale con il Signore e Salvatore Gesù Cristo, un rapporto fatto di fede e di ubbidienza? Questo è il tutto della vita, il tutto della fede cristiana.

Chi Gesù di Nazareth? Il nostro testo ce ne d una duplice identità: per quanto riguarda il Suo corpo, la Sua carne, la Sua identità storica, Egli un essere umano (“nato dal seme di Davide secondo la carne”), un vero essere umano come noi. Egli non un personaggio mitologico, ma un uomo chiaramente identificabile, con un tempo ben preciso, una cultura e una storia ben precisa. Gesù nasce nel contesto di una precisa tradizione religiosa e civile, anzi, come il suo coronamento: Egli spiritualmente tutto ci che l’antico Re Davide prefigurava nella sua figura politica.

Gesù per, benché uomo nascondeva dentro di sé ben altra identità, identità accessibile solo alla coscienza rigenerata da Dio: “dichiarato Figlio di Dio in potenza, secondo lo Spirito di santità mediante la risurrezione dei morti” (5). Sebbene in forma umana egli aveva dimostrato di avere virtù che solo Dio avrebbe potuto possedere. Egli possedeva “lo Spirito di Santità”, lo Spirito del Dio tre volte santo. Egli aveva la potenza della vita e della salute, dimostrata dai Suoi miracoli, ma soprattutto dal miracolo ben maggiore della Sua risurrezione dai morti. Solo la Sua risurrezione lo aveva dichiarato essere ci che veramente Egli era e questa era stata testimoniata non solo dagli occhi dei Suoi discepoli, ma dalla loro vita radicalmente trasformata che, in forza di questa sconvolgente esperienza, avrebbero sfidato, come di fatto fecero, il mondo intero. La forza di questa Sua identità divina rimane oggi di potenza inalterata.

Vedete allora che Gesù non entrato nella storia del mondo per darci l’occasione delle vacanze natalizie… Non è entrato nella storia umana per darci motivo di celebrare un’altra festa… Perché è venuto? Il versetto 4 ce ne dà risposta. Esso parla della risurrezione di Cristo dai morti. Il Salvatore promesso venne, fu crocifisso, e risorse dai morti. Tutto questo influisce oggi pure sul nostro destino temporale ed eterno. Come? I vangeli ci dicono che Maria avrebbe partorito un figlio che avrebbe ricevuto il nome Gesù perché “Egli avrebbe salvato il Suo popolo dai loro peccati” (Matteo 1:21).

Quando lo Spirito Santo tocca la mente e il cuore di una persona questi le dà la grazia di prendere coscienza del marcio che c’è nel cuore umano: marciume e corruzione che puzza e fa ribrezzo. Ci dà la grazia di comprendere che noi non siamo altro che creature ribelli, maledette e condannate, che soltanto meriterebbero di essere spazzate via dalla faccia della terra come agenti inquinanti e deleteri per il bel mondo che Dio ha creato. Lo stesso apostolo Paolo afferma: “Tutti si sono sviati, tutti quanti sono diventati inutili. Non c’è nessuno che pratichi la bontà, no, neppure uno” (Romani 3:12). E a scanso di equivoci afferma: “Difatti, io so che in me, vale a dire nella mia carne, non abita alcun bene, poiché in me si trova il volere, ma non il modo di compiere il bene” (Romani 7:18). Si, quando prendi coscienza della tragedia della condizione umana e della tua personale situazione di inappellabile condanna (nessuno si faccia illusioni) allora ti giunge la buona notizia dell’Evangelo che lo stesso Apostolo riassume così: “…prima ero un bestemmiatore, un persecutore e un violento; ma mi stata fatta misericordia… la grazia del Signore nostro è sovrabbondata con la fede e con l’amore che è in Cristo Gesù. Certa è questa parola e degna di essere pienamente accettata: che Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, dei quali io sono il primo” (1 Timoteo 1:14-15).

Che il Signore volesse che ciascuno di voi potesse prendere coscienza di questo fatto e cadere in ginocchio davanti a Dio confessando il proprio peccato e affidando la propria vita al Salvatore Gesù Cristo!

La benedizione

Com’è possibile che Dio voglia perdonare e salvare uomini e donne come noi, accordarci la grazia e nel contempo rimanere un giusto giudice del peccato umano? La risposta ancora identità di Cristo.

“Io sono un agnellino… Gesù il mio Pastore” dice quell’inno cristiano ben conosciuto ai bambini. Prima ancora di essere Pastore, Gesù stato Lui stesso “agnello”. Quel bambino, figlio di Maria sarebbe diventato quello che Dio aveva inteso che lui diventasse: il Salvatore del mondo. Giovanni Battista disse di Lui: “Ecco l’Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo!” (Giovanni 1:29).

Un agnello senza difetto o macchia era l’animale che anticamente veniva sacrificato sull’altare dai fedeli per invocare il perdono di Dio sui loro peccati. Un agnello innocente sarebbe stato colpito, ucciso al loro posto, al posto della persona stessa, che pure avrebbe dovuto giustamente essere punita a causa del suo peccato. Certo un povero animale innocente non avrebbe potuto essere il sostituto del peccatore e ricevere lui la condanna che a quest’ultimo sarebbe stata dovuta. Gli antichi agnelli sacrificali erano per prefigurazione di quello che sarebbe avvenuto con Cristo, “agnello di Dio” che toglie il mio peccato, vittima sacrificale innocente che volontariamente vuole prendere su di sé la mia condanna affinché io ne sia liberato. Esattamente questo avvenuto con Cristo. Ecco perché Cristo Gesù venuto: non soltanto per darci un esempio, ma per offrire la Sua stessa vita come sacrificio di espiazione del mio peccato. Forse non ci riflettiamo mai abbastanza, ma Cristo venuto affinché io, maledetto peccatore, potessi essere riabilitato davanti a Dio, e al costo della Sua vita. Come vorrei che chiunque celebra oggi il Natale potesse comprendere questo senso ultimo della venuta di quella divina persona di cui celebra la nascita!

Capite allora il senso della missione apostolica di Paolo come di tutti gli altri annunciatori di questo Evangelo? L’Apostolo chiamato ad annunciare la grazia, ciò il favore e la misericordia di Dio e condurre uomini e donne di ogni nazione all’ubbidienza che sorge dalla fede. “Ubbidienza” qui implica la sottomissione alla legittima autorità e signoria di Dio. Dio il Creatore, Signore e padrone dell’intero universo; noi siamo Sue creature e come tali possiamo trovare la migliore realizzazione di noi stessi soltanto nella misura in cui la nostra vita vissuta in comunione e in armonia con Dio: questo lo scopo ultimo dell’Evangelo.

Paolo scrive ai cristiani di Roma con grande gioia perché Cristo Gesù nato nella loro vita: sono stati chiamati al ravvedimento, alla fede e alla salvezza, ed essi hanno risposto con gioia. Si sono resi conto di essere amati da Dio di un amore senza limiti, un amore tale che Dio ha dato la Sua stessa vita in Cristo per loro. Si sono resi conto di essere chiamati a essere santi, ciò chiamati ad appartenere in modo speciale a Dio “in lui ci ha eletti, prima della creazione del mondo, perché fossimo santi e irreprensibili dinanzi a lui nell’amore” (Efesini 1:4). La loro vita stata così radicalmente cambiata e il loro destino eterno ora quello della salvezza accanto al Dio e Padre del Signore Gesù Cristo.

Grazia e pace il dono di Cristo Gesù: si tratta di una grandissima benedizione: in Cristo possiamo ricevere grazia e pace da Dio: non questo ci che ciascuno di noi desidera dal profondo del suo cuore? Perché non rinunciare in questo stesso momento all’orgoglio che ci tiene lontano dalla fonte della vita? Perché non rinunciare in questo stesso momento alla nostra caparbia e stupida volontà di essere noi stessi padroni e signori della nostra vita? Non potremo avere nulla di buono mai se non ci sottomettiamo alla realtà delle cose: il mondo e noi stessi appartiene a Dio e solo in comunione con Lui potremo godere di benedizioni eterne. Fra le tenebre e la disperazione e la luce e la gioia non esiste altra alternativa. Perché ci ostiniamo a rifiutare ci che nel nostro cuore sappiamo benissimo essere vero?

Conclusione

Ecco che cosa vediamo quando guardiamo nella vita di Gesù: la natura e il carattere stesso di Dio, il segno di un amore eterno e sconfinato, il segno di colui che vuole soddisfare a ogni giustizia pagando lui stesso il debito che noi dobbiamo a Dio.

Guardando il volto di Cristo noi scopriamo il volto di Dio, perché “Tale Padre, tale figlio”. Beati noi quando scopriamo chi si nasconde nel volto di Colui di cui celebriamo la venuta nel mondo. Mettiamoci anche noi nel numero di coloro che quella notte vengono a prostrarsi davanti a Colui che nato per la nostra salvezza.

Paolo Castellina, 2 dicembre 2022, ripresa della mia predicazione del 23 dicembre 1994.